La polemica sul carcere?
Una tempesta in un bicchiere
Macerata ha bisogno di ampliare il tribunale

L'INTERVENTO di Ugo Bellesi - Sono decenni che quello di Santa Chiara è stato chiuso e nessuno in tutto questo tempo ha sentito la necessità di realizzare una nuova struttura nel capoluogo. E’ più impellente trovare nuovi locali per il palazzo di Giustizia diventato troppo stretto. Il progetto di Camerino segue un altro percorso

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Ugo Bellesi

di Ugo Bellesi

La polemica sorta tra Macerata e Camerino in merito alla costruzione di un nuovo carcere si sarebbe potuta considerare come la “tempesta in un bicchiere”. Senonchè nel dibattito sono state coinvolte le rispettive amministrazioni comunali, varie associazioni e diversi personaggi, per cui sta diventando una polemica più corposa, tuttavia più consona per il mondo del calcio ma che non si verificò neppure quando Civitanova ha “scippato”, peraltro a pieno titolo, la squadra della Lube a Macerata.

Innanzitutto va premesso che sicuramente quando l’avvocato Giancarlo Giulianelli, garante regionale dei diritti, ha fatto la proposta di costruire un carcere a Piediripa non intendeva scipparlo a Camerino. In primo luogo perché il carcere di prossima costruzione a Camerino ha dimensioni diverse. Non 200 posti come proposto da Giulianelli, bensì 450. Inoltre il progetto è già pronto e approvato. E’ persino disponibile l’area che si estende per 17 ettari tra Caselle e Morro e risulta anche a costo zero. E’ per tutti questi motivi che il finanziamento è già “in corso” come si dice in burocratese.

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Giancarlo Giulianelli

La proposta Giulianelli aveva senso solo in quanto un carcere più piccolo di quello di Camerino (di soli 200 posti) poteva far comodo al capoluogo perché più vicino al Tribunale di Macerata (dal momento che il Tribunale di Camerino è stato soppresso da tempo). Ma “più vicino” a Macerata in che senso? Basta considerare che per raggiungere Camerino da Macerata bastano appena 45 minuti. E purtroppo per andare da Piediripa (ma la il futuro carcere sicuramente andrebbe fuori dell’incasato di Piediripa e quindi più lontano) a Macerata, specialmente nelle ore di punta, si perdono anche 25/30 minuti. In sostanza un risparmio irrisorio.

Ma non è questo il punto. Quello che ci si chiede è come mai, dall’anno in cui il carcere di via Garibaldi a Macerata, intitolato a Santa Chiara, è stato chiuso e i locali ceduti all’Università, nessuno abbia più sentito la necessità di costruire un nuovo carcere al di fuori del centro storico. Camerino con il suo Tribunale aveva il suo carcere e anche Macerata con il suo Tribunale avrebbe potuto chiedere un suo nuovo carcere. Forse si è pensato che sarebbe stato sufficiente il carcere di Camerino visto che la distanza chilometrica non era un grave ostacolo. Se invece c’era una esigenza particolare allora Macerata avrebbe potuto approfittare del piano regolatore firmato nel 1958 dall’architetto Piccinato il quale aveva progettato nell’area delle Vergini la creazione di un nuovo carcere.

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Il tribunale di Macerata

Ma il problema attuale di Macerata non è il carcere bensì reperire i locali da destinare ad uffici giudiziari visto che il palazzo del Tribunale è diventato oggi insufficiente. Ed il problema è impellente e quindi non più rinviabile. Non facciamo come si è fatto tante altre volte a Macerata e cioè che si rimanda sempre tutto a “tempi migliori” che, sappiamo tutti, non arrivano mai. E’ accaduto quando si era pensato ad una scala mobile per la piaggia della Torre e poi non se ne è fatto nulla. Quando si è proposto un parcheggio sotto piazza Mazzini purtroppo non si è realizzato. Quando l’ingegner Calogero, responsabile (tanti anni fa) dell’Ufficio tecnico del Comune, progettò il parcheggio sotto piazza della Libertà gli si disse che “non serviva”. Per non rivangare tante cose del passato, parliamo di un’idea molto attuale: quella di prendere accordi con il triplice premio Oscar Dante Ferretti e creare a Macerata un “corso di alta formazione per la progettazione e realizzazione di scenografie” intitolata proprio al nostro Dante Ferretti e alla moglie Francesca Lo Schiavo.

Ma vedrete che non se ne farà nulla e l’iniziativa finirà in qualche altra città. Come è finito a Corridonia il museo Zavatti che stava a Civitanova. Come la famosa collezione di presepi della famiglia Cassese da Macerata è stata trasferita a Sant’Angelo in Pontano.

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