Claudio Maria Maffei
di Claudio Maria Maffei*
Il primo gennaio 2023 nasceranno nelle Marche le nuove Aziende sanitarie, ma non si sa ancora come si dovranno organizzare gli ospedali della Regione compresi quelli della attuale Area Vasta di Macerata.
Tra poche settimane nasceranno le 5 nuove Aziende sanitarie territoriali delle Marche che sostituiranno le attuali 5 Aree vaste. Contestualmente saranno soppresse l’Asur e l’Azienda ospedaliera Marche nord. Perché la Giunta si sia incaponita così tanto per fare questa riforma in tempi di drammatica crisi della sanità non si sa. A sua volta la Giunta non sa come adesso le 5 nuove aziende si dovranno organizzare.
Questa pesante affermazione è facile da dimostrare. Nella recente delibera della Giunta della Regione 1385 del 28 ottobre impegna le nuove aziende ad approvare il proprio atto aziendale. Si tratta dell’atto con cui ogni azienda definisce il proprio assetto organizzativo e quindi ad esempio quanti reparti ospedalieri avrà in ciascuna struttura. In questa delibera si dice che questo atto dovrebbe basarsi: sul Piano socio sanitario regionale in via di adozione, sugli atti regionali di programmazione degli ospedali in applicazione del Decreto ministeriale 70 del 2015 e sugli atti regionali di programmazione dei servizi territoriali in applicazione del Decreto ministeriale 77 del 2022. Peccato che il Piano socio sanitario è lontanissimo dall’essere pronto e che il decreto sugli ospedali la Regione non lo rispetta mentre quello sui servizi territoriali la Regione non lo ha ancora nemmeno recepito (il che vuol dire che non si è nemmeno impegnato ad applicarlo).
Il vice presidente della Regione Filippo Saltamartini
Cosa vuol dire tutto questo per l’Area vasta di Macerata, in particolare per i suoi ospedali? Vuol dire che la nuova Ast di Macerata in assenza di scelte regionali che non sono state ancora fatte (ma andranno fatte) sarà costretta a mantenere tutti i reparti attuali degli ospedali di Macerata, Civitanova e Camerino/San Severino. Ma si sa che questa è una scelta contro la norma. A solo titolo di esempio non potrà mantenere in tutte e tre le sedi reparti come la terapia intensiva, la Cardiologia e l’Unità di terapia intensiva che in base agli standard nazionali possono essere previsti in due ospedali al massimo della Provincia (al massimo uno ogni 150mila abitanti e la provincia di Macerata di abitanti ne ha 315mila). Lo stesso vale per la ortopedia che può essere presente al massimo con un reparto ogni 100mila abitanti e che è presente in Provincia con quattro reparti, i tre degli ospedali pubblici più quello che lavora moltissimo di Villa dei Pini.
Questa situazione degli ospedali di Macerata e della futura Ast di Macerata non è solo contro la normativa, ma anche contro i dati e la esperienza di tutti i giorni che dimostrano che così com’è la rete ospedaliera di questa zona è in continuo affanno perché non riesce a trovare il personale per funzionare. Non volendo fare scelte necessariamente almeno in parte impopolari la Regione non decide e rimanda. Rimanda continuamente a “dopo il nuovo Piano Socio Sanitario” che promesso da due anni non ha ancora visto la luce anche solo in bozza.
Cosa dovrebbe fare la Giunta Acquaroli allora? Prendere al più presto una decisione che consenta una vita normale agli Ospedali delle Marche fatti funzionare coi soli reparti che la normativa prevede e che sarebbero stati in grado di avere le risorse che servono. Ad esempio, fosse stato fatto l’ospedale unico di Macerata-Civitanova (si badi bene non “unico provinciale”) nel giro di qualche anno i problemi sarebbero stati se non risolti almeno contenuti. Cosa che gli operatori sanno benissimo.
Invece di fare questa scelta la Giunta Acquaroli sugli ospedali continua a rilanciare come ha fatto di recente per bocca dell’assessore Saltamartini che ha dichiarato di fronte a un Comitato di cittadini di Recanati che difendevano il Punto di primo intervento dell’ospedale di comunità che non ha senso tenere in piedi un Ppi che non funzioni come un Pronto Soccorso. Affermazione che in quel contesto equivale evidentemente a una promessa. Questo può voler dire solo due cose: o l’assessore non sa che un Pronto soccorso ci può essere solo dentro un ospedale vero (che Recanati non è) o fa finta di non saperlo. Non so cosa sia peggio. Purtroppo per i marchigiani per questa Giunta la campagna elettorale non finisce mai.
P.S. Quando era sindaco di Cingoli per difendere il “suo” ospedale con relativo Punto di primo intervento (ospedale che non aveva e non ha i requisiti per esserlo) Saltamartini portò ad Ancona sotto la Regione un camion di neve. Potrebbe essere una idea per gli altri sindaci visto che alla fine la Regione (sbagliando) gli diede di fatto ragione. Peccato che la neve scarseggi…
*Medico, dirigente sanitario in pensione
Riguardo al post scriptum posto a conclusione dell'articolo, smentisco nettamente le affermazioni del dr. Maffei. Sono stato direttore dell'U.O. di Medicina Interna dell'ospedale di Cingoli da Marzo 1999 fino al mio pensionamento ad Ottobre 2012; ho trascorso l'intera mia vita professionale all'interno dei reparti di degenza, fra i malati. Non comprendo quindi il pesante giudizio del dr. Maffei sull'ospedale di Cingoli quando afferma che detto ospedale "non aveva" i requisiti per essere definito tale. Sento anzi il dovere di difendere la professionalità e l'abnegazione di tutti coloro - medici e paramedici - che lavoravano in quella struttura, garantendo ogni giorno il massimo impegno. Il dr. Maffei spieghi - documenti amministrativi alla mano - come potesse quel nosocomio differenziarsi da altri, di pari condizione, per funzionalità ospedaliera. A questo punto illustri dettagliatamente la fondatezza delle sue argomentazioni, visto che come ex primario mi sento davvero offeso. Se la polemica odierna riguardasse l'operato attuale del dr. Filippo Saltamartini come Assessore regionale alla Sanità, allora essa assumerebbe un sapore politico e ne resterò fuori; ma poiché detta polemica degrada il lavoro di tanti sanitari impegnati fra i malati quando il nosocomio di Cingoli era giustamente qualificato - come altri - "ospedale", allora il linguaggio utilizzato dal dr. Maffei va censurato nella maniera più severa possibile.
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il nostro scienziato quando faceva parte del governo Berlusconi fecero chiudere I piccoli ospedali poi ora sta distruggendo la nostra sanità…tanto la colpa è per molti della sinistra (per altro non mai votata da me) però è ora di smettere con quelli di prima perché in più di 20 anni ci sono stati governi di sinistra che di destra e tutti questi bravi politici si fa per dire hanno solo pensato alle loro poltrone = alle loro tasche
Egr. Dr. Tonietti, lei è andato completamente fuori tema rispetto alle precise e puntuali osservazioni del Dr. Maffei. D’altronde, ognuno faccia il suo mestiere: Maffei è stato (ed è) un ottimo conoscitore di tutti gli aspetti organizzativi e gestionali della sanità regionale, mentre lei, sicuramente ottimo medico di reparto, appare, come quasi tutti i primari (pur bravi medici) completamene digiuno sulle questioni organizzative e gestionali. Mi consenta un consiglio: non sciupi la sua sicuramente ottima fama guadagnata nell'”intera vita professionale tra i malati” scrivendo fesserie su cose che non conosce!
Errata corrige: Egr. Dr. “Tonietto”