La riunione del Comitato provinciale dell’Inps
di Mauro Giustozzi
Cassa integrazione ordinaria che segna un calo nei primi cinque mesi del 2022 rispetto agli ultimi due anni caratterizzati dall’esplosione del Covid che aveva fatto schizzare in alto questo dato in tutto il maceratese. Stamattina nella sede dell’Inps di Macerata, alla presenza del direttore Marco Mancini, sono stati presentati i dati relativi alle ore autorizzate (non quelle richieste) di cassa integrazione guadagni nella provincia di Macerata dagli anni 2019 al 2021 che sono completi mentre quelli di quest’anno si fermano a maggio.
Mauro Mancini e Domenico Ticà
Il dato complessivo che balza agli occhi è che il 2022 mostra una netta flessione di ore di cig ordinaria in questa prima parte dell’anno che fa presagire un dato finale molto lontano dagli ultimi due anni, anche se probabilmente superiore ai numeri del 2019. In quest’ultimo anno, infatti, furono autorizzate 576.179 mila ore di cig ordinaria, seguite nel 2020 da 15.863.884 ore ed i 9.508.592 ore del 2021 per arrivare alle 429.085 di questa prima parte del 2022. Con una differenza tra ore autorizzate tra il 2020 e il 2019 del 2.753% in più. Ad aprire i lavori del Comitato provinciale di cui fanno parte rappresentanti delle associazioni datoriali come Confindustria, Confartigianato, i sindacati è stato il presidente Domenico Ticà che ha ribadito come «sia necessaria l’innovazione per non correre il rischio di diventare un territorio di conquista delle imprese che arrivano da fuori e che sfruttano le nostre imprese come terzisti. Il manufatturiero è il settore più esposto alla crisi ed i dati che abbiamo elaborato devono portare ad una profonda riflessione sul lavoro nella nostra provincia».
Marco Mancini
Ma andiamo a sviscerare i numeri più rilevanti che sono stati esposti durante la riunione del Comitato provinciale Inps.
Nella manifattura c’è stata un’impennata di ore di cig ordinaria nelle industrie tessili che sono passate da 1.320 ore del 2019 alle 37.992 e 38.304 degli anni del covid per scendere in questo inizio anno a 1.056 con un incremento del 2.878%, la percentuale è sempre dato del 2020 su 209. Il boom vero e proprio, però, spetta a calzature e lavorazioni pelli con un balzo che ha visto passare dalle 296.541 ore del 2019 ai 4.906.309 del 2020 e 3.789.031 del 2021 per attestarsi a maggio 2022 sulle 196.457 ore per un +1655%. Rilevante anche l’incremento nelle imprese di articoli in gomma e materie plastiche: si è passati dalle 28.135 ore (2019) al 1.870.360 (2020), 1.667.118 (2021) e 36.614 di questo scorcio di 2022 per un innalzamento del 6648%. Molto elevato anche l’incremento nelle aziende che lavorano minerali non metalliferi che vedeva appena 1728 ore di cig nel 2019 con impennata nei due anni successivi (318.358 e 183.334) con un maggio 2022 che vede a quota 22.400 le ore di cig ordinaria e differenziale, sempre 2019 su 2022 del 18423%.
Anche nella fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, nel 2019 erano 5720 le ore di cig ordinaria salite nei due anni successivi a 1.136.679 e 786.495 per attestarsi a 33.820 in questi primi cinque mesi dell’anno, cin un differenziale di più 19872% nel confronto 2020 su 2019. Il dato parziale del solo settore manufatturiero di ore di cig ordinaria vede 435.566 nel 2019 seguite da 13.788.156 nel 2020, 8.866.051 nel 2021 e 344.208 in questi primi cinque mesi del 2022 con un indice differenziale tra 2020 e 2019 del più 3166% di ore di cig autorizzate dall’Inps. Negli altri settori spicca il dato del trasporti che vede 12.275 ore concesse nel 2019 balzare alle 505.287 dell’anno successivo le 190.865 del 2021 fino alle 5577 di questo scorcio d’anno.
Un altro dato curioso è come alcuni settori produttivi in questi primi cinque mesi dell’anno abbiano azzerato le ore di cig ordinaria: sono le industrie delle bevande, quelle del legno, della fabbricazione di prodotti chimici e artificiali, metallurgia, apparecchi medicali e strumenti ottici, recupero e preparazione per il riciclaggio. Se il calo della cig ordinaria è un dato certamente positivo, il problema in questo inizio 2022 è rappresentato da aziende che hanno ordinativi cui fanno difficoltà a fra fronte perché non riescono a reperire personale a sufficienza sul mercato. Ordini che hanno un respiro di qualche settimana, al massimo di due mesi, ma che consentirebbe comunque alle aziende di produrre e vendere, ma la situazione della scarsità di manodopera è un punto nero che lascia tanti interrogativi soprattutto in vista della ripresa delle attività tra settembre e ottobre. Provincia di Macerata che, grazie ad una diversificazione dei mercati su cui esportare i propri prodotti, risente meno delle altre della guerra tra Russia e Ucraina, con pochissime imprese che sono esposte in quelle aree e con produzioni che sono meno del 40% di tutta l’attività produttiva.
«Le produzioni di eccellenza di questo territorio sono riuscite ad affrontare la crisi portata dalla pandemia soprattutto nei due anni 2020 e 2021 – afferma il direttore Inps, Marco Mancini – grazie al sistema degli ammortizzatori sociali previsto dal legislatore che ha contribuito alla tenuta del tessuto industriale maceratese messo a dura prova nei suoi settori di eccellenza come calzature, abbigliamento, gomma e plastica. Nei primi cinque mesi di questo anno in provincia l’aumento del costo delle materie prime ed i riflessi del conflitto russo-ucraino non ha provocato forti rallentamento dell’andamento produttivo, se raffrontato con altre realtà marchigiane».
Respirano aria che puzza di m...a! Finché nn cesseranno di respirare del tutto.
ovvio, le aziende non più attive non possono usufruire della cassa integrazione. E troppe ne chiuderanno ancora, è solo l'inizio
Bisogna vedere quelle che hanno chiuso nel 2020 e 2021 come respirava
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