«Pesca, spaccato il fronte dello sciopero:
un quarto delle barche è tornato in mare
Ma la speculazione sul gasolio continua»

CIVITANOVA - Il punto di Francesco Caldaroni, assessore e presidente Marinerie d'Italia: «Le associazioni di categoria sono riuscite a dividerci, ma la protesta doveva continuare perché ancora non abbiamo ottenuto nulla. In settimana ci riuniremo di nuovo». Sul costo del carburante: «Nel 2008 con le quotazioni del petrolio molte più alte, eravamo a 77 centesimi. Ora è sopra l'euro, è evidente che qualcosa non quadra»

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Sullo sfondo alcuni pescherecci di Civitanova di ritorno in porto stamattina

«E’ tornato in mare un quarto dei pescherecci d’Italia: da Marano Lagunare fino a San Benedetto, il centro nord dell’Adriatico. A Civitanova sono rimaste a terra 5 o 6 imbarcazioni, compresa la mia, su un totale di 30. Purtroppo le associazioni di categoria sono riusciti a buttare a monte lo sciopero».

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Francesco Caldaroni durante la protesta a Roma della settimana scorsa

Sono le parole di Francesco Caldaroni, presidente delle marinerie d’Italia e assessore civitanovese, che fa il punto sulla protesta messa in atto dai pescatori per il caro gasolio. «Visto che la settimana scorsa nulla è cambiato – continua – lo sciopero doveva continuare, d’altronde non si è mai visto che con una settimana di proteste si ottenga qualcosa. Ma purtroppo le associazioni di categoria sono riuscite a dividerci. Adesso ci incontreremo verso fine settimana e decideremo cosa fare. Al governo abbiamo fatto richieste precise: sgravi fiscali sul costo del lavoro, eliminazione delle differenze tra piccole e grandi imbarcazioni e un tetto massimo al costo del gasolio, che non deve supere il 70 centesimi, altrimenti noi non ci stiamo dentro con i costi. Ma ancora non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta». La settimana scorsa i pescatori erano andati anche a protestare a Roma e una delegazione aveva incontrato anche il sottosegretario alla pesca Battistoni.

Ed è proprio il prezzo del gasolio il maggior problema da affrontare. «La settimana scorsa – spiega Caldaroni – era un po’ calato, ma solo perché tutte le imbarcazioni erano ferme e non c’era richiesta. Adesso è inevitabile che risalga, non appena la domanda tornerà a salire. Il punto è che c’è in atto una speculazione mostruosa. Basti pensare che adesso la quotazione del petrolio è intorno a 103/104 dollari a barile e il gasolio lo paghiamo sopra l’euro. Durante la crisi del 2008 il petrolio era arrivato a oltre 150 dollari al barile e noi entrammo in sciopero perché il gasolio aveva toccato i 77 centesimi. E’ chiaro che qualcosa non quadra, e che c’è qualcuno che specula». 

Caldaroni, per tener fede ai principi dello sciopero, non è ripartito con la sua imbarcazione. E così anche qualche altro peschereccio a Civitanova. «Stanotte i prezzi all’asta del pesce saranno convenienti – sottolinea – perché in mare è uscito un quarto delle imbarcazioni d’Italia. Ma non appena ripartiranno tutte le imbarcazioni, i prezzi crolleranno e allora non sarà conveniente più per nessuno uscire in mare, perché nessuno riuscirà a ripagare le spese».  Insomma per Caldaroni, è evidente che il problema vada affrontato alla radice e solo se tutti continueranno a marciare uniti nella stessa direzione, ci sarà la speranza di ottenere qualche risultato.

(Redazione Cm)

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