di Luca Patrassi (Foto di Fabio Falcioni)
Cinque minuti in attesa dell’inizio della conferenza stampa al Centrale Più di piazza della Libertà per la presentazione del nuovo direttore artistico dello Sferisterio Paolo Pinamonti. Personaggio, Pinamonti, che non ha bisogno di presentazioni, se non visive per via del fatto che il curriculum di un «ragazzo degli anni Cinquanta», come si definisce, magari non ha la foto allegata.
Bastano quattro parole in attesa della conferenza per capire cosa (non) si nasconde dietro il nuovo referente artistico dello Sferisterio. Ho letto che ha radici marchigiane… il tempo di formulare una domanda banalmente semplice e all’interlocutore si illuminano gli occhi e ti spiega radici territoriali, tradizioni di famiglia e riferimenti culturali, un attimo.
«Tutta la famiglia di mia madre è di Grottammare». Radici papaline nella città di Sisto V: «Già, mia nonna mi portava a Loreto» osserva Pinamonti che subito aggiunge una specifica: «Con mio padre si andava a Recanati». Apparentemente vicine, Loreto e Recanati, ma musica diversa tra devozioni mariane e natura matrigna. «Il nonno era di San Benedetto, militare», ovviamente della Marina e la carriera lo porta a Venezia dove inizia lo spartito del nostro direttore artistico che continua a scendere a Grottammare «con la 600 per le vacanze estive».
Poi siccome nulla nasce a caso, negli anni Ottanta, come musicologo già in carriera universitaria e non ancora in quella carriera artistica che lo ha poi portato a guidare Enti lirici di rilievo globale come il San Carlo di Napoli e la Fenice di Venezia, Pinamonti frequenta lo Sferisterio. Finiti i ricordi, inizia la conferenza stampa sul futuro dello Sferisterio, conferenza se si vuole leopardiana anche questa giocata sul passato e sul futuro, i tempi migliori della poetica di Giacomo.
Al tavolo dei relatori ci sono, oltre ai vertici artistici dello Sferisterio, la vicesindaca Francesca D’Alessandro, i consiglieri di amministrazione dell’associazione Sferisterio Gabriella Almanza Ciotti, Giuseppe Rivetti e Valfrido Cicconi.
Introduzione di poche parole a cura del sovrintendente Luciano Messi, che annuncia per marzo la presentazione alla città del cartellone 2022, il testimone passa al direttore artistico Pinamonti che inizia con la parola «grazie per la generosità e per a gentilezza».
Nel curriculum presentato all’associazione Sferisterio non sarà stato scritto, ma lo stile è ben riconoscibile. «Sono al lavoro a Macerata da un mese, in attesa della conferenza stampa di presentazione della stagione sentivo la necessità di un incontro, non volevo sottrarmi all’esposizione delle mie idee».
Spiega Pinamonti: «Conoscevo lo Sferisterio dagli anni Ottanta, conoscevo le attività del teatro diretto da persone amiche come Orazi, Pizzi, Micheli e Minghetti. Un festival come Macerata ha un punto di evidenza ed è la qualità del monumento, necessita di un dialogo tra il grande repertorio e un allargamento dello stesso con elementi di novità che potenzieranno l’offerta. Il patrimonio lo si difende non con la riproposizione dei soliti dieci titoli – diversi titoli pucciniani, alcuni verdiani e la Carmen -, certo lo Sferisterio è bellissimo e va sfruttato, ma non basta il grande titolo, occorre recuperare le tradizioni sinfoniche concertistiche, le grandi orchestre e i grandi direttori che pure conoscono l’Arena, così si forma una rete di festival europei».
L’obiettivo: «Il mio progetto punta alla valorizzazione con una molteplicità di iniziative: non esiste solo la musica, ma le musiche diversamente fruibili, penso al ruolo della musica cinematografica, alla popular music di alto livello, ci sono altre musiche altrettanto significative. Bisogna creare appuntamenti importanti, prime esecuzioni assolute che non sono le commissioni d’opera (che se poi fa schifo, sei costretto a tenerla), dobbiamo avere la capacità di recuperare testi di valore usciti dal repertorio, anche all’interno del repertorio versiamo ci sono felici scoperte, ci sono grandi autori. Mi piacerebbe valorizzare il teatro Lauro Rossi per produzioni di teatro barocco».
Pinamonti non si sottrae all’annuncio: «Dopo due anni di pandemia, quest’anno faremo una grande stagione lirico concertistica, vogliamo rilanciare lo Sferisterio con avvenimenti di grande rilievo internazionale attirando quel turismo culturale che a Macerata non è mai venuto. Certo è un progetto che si costruisce nel tempo ma intanto posso dirvi che la stagione 2022 avrà 20-25 serate da metà luglio alla terza settimana di agosto. Grandi cantanti e grandi direttori, poi ci sono i contratti sottoscritti lo scorso anno che voglio rispettare, la serietà delle istituzioni va oltre le persone che le rappresentano al momento». Un accenno Pinamonti lo fa anche all’Orchestra Filarmonica Marchigiana: «Una realtà molto importante, si vede che è un’orchestra che è cresciuta, l’ho sentita la settimana scorsa al Lauro Rossi». Il messaggio finale: «Stiamo pensando in grande, sono contento di essere tornato qui».
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Sogno i quattro concerti per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, il Requiem di Fauré e quello di Verdi, il repertorio sinfonico semisconosciuto di Puccini… e una Misa flamenca, una Misa criolla!
Pinamonti non lo sa, ma mi fa sognare.