di Alessandra Pierini (Foto Fabio Falcioni)
Ancora una volta, per l’ultima volta, Douglas Medori ha raggiunto il suo storico negozio in piazza Cesare Battisti a Macerata, come ha fatto ogni giorno per decenni. Ad accogliere il suo feretro i commercianti del centro e il tavolo e la sedia dove si sedeva di solito in attesa dei suoi clienti. Un caffè, un sorriso beffardo, una battuta con i passanti: sono stati questi gli ingredienti delle sue giornate fino a sabato pomeriggio quando il figlio lo ha trovato morto nella sua abitazione. Aveva 74 anni.
Da quel momento le pesanti porte di legno della sua gioielleria, inaugurata dal bisnonno nel 1832, hanno coperto la vetrina. Poi ieri è apparso un fiore e un manifesto che lo ritrae e dal quale, in prima persona, invita: «Saluterò i commercianti e gli amici del centro domani alle 15 qui in piazza Cesare Battisti». Una sosta breve, ma dal grandissimo valore simbolico, prima del funerale alla chiesa di Santa Madre di Dio.
Una piccola cerimonia alla quale non è voluto mancare neanche il sindaco Sandro Parcaroli, né i tanti che lo hanno conosciuto e che, con Douglas Medori, hanno condiviso ogni giorno pensieri, idee e grande preoccupazione per la situazione del centro storico.
Preoccupazioni che sono emerse in un lungo sfogo del fratello William Medori. «Se non diamo ricchezza ai commercianti come possono andare avanti? Se si preferiscono i centri commerciali come possiamo pretendere che il centro storico sia vivo? Quando capirete tutti che Macerata siamo noi? Scusate lo sfogo ma lo dovevo a mio fratello che ha passato anni in questo negozio senza tirarci fuori nulla». Per poi concludere con amarezza «I Medori non ci sono più».
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Riposa in pace.
Mi dispiace se ne sia andato presto. Persona acuta che molti anni fa, durante un acquisto di un orologio, mi aveva predetto questa crisi dei centri storici: che riposi in pace.
Il “nostro” centro storico ha perso un altro dei suoi protagonisti più emblematici. Vivì (William), nel salutare Douglas, ha ricordato i pomeriggi ai tavoli in cui la maceratesità sempre veniva fuori in tutto il suo colorito acume. La desertificazione progressiva, unita poi al covid e alle restrizioni governative, non ci hanno mai tolto la necessità e il gusto dell’incontro, non foss’altro che per il saluto quotidiano che ricordava (e ricorda) a ciascuno di noi ultimi residenti (e commercianti) che ci siamo ancora. Che in un certo senso stiamo salvando le nostre tradizioni, le nostre peculiarità, il nostro dialetto. Piccole cose, sono d’accordo. Ma anche importanti. Douglas rimarrà tra noi come tutti gli altri che ci hanno già lasciato. In attesa di tornare a vedere Macerata così come l’abbiamo vissuta da piccoli e come non smettiamo di sognare di rivederla.
Per cortesia, famiglia Medori: non smantellate la vetrina della gioielleria. Ha resistito alle deturpazioni delle mode che si sono avvicendate, ci ha tenuto tutti legati a una Macerata scomparsa che abbiamo soltanto conosciuto dalle foto. Salvatela, nel ricordo di Douglas e nel rispetto della nostra città.