di Giuseppe Bommarito
La Corte dei conti con un recentissimo provvedimento avrebbe promosso il comune di Macerata per quanto concerne la questione della congruità del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (Fcde) relativa ai bilanci consuntivi 2016 e 2017, secondo le trionfali parole del sindaco Carancini e dell’assessore al Bilancio Marco Caldarelli (che martedì si è poi dimesso dalla carica per la questione dei doppi ruoli). Tuttavia, mentre quest’ultimo, a commento di quanto sopra, si è lasciato andare a considerazioni francamente poco comprensibili circa il “cane nero” che sarebbe stato abbattuto in anticipo, la pallottola che avrebbe colpito “l’uomo lupo e il vampiro”, il “game changer” rappresentato dal provvedimento della Corte, Carancini, secondo il suo ormai consolidato costume, prendendo le mosse da tale (errato) presupposto, non ha perso l’occasione per attaccare violentemente e grossolanamente ancora una volta l’operato del collegio dei revisori, autore, secondo la vulgata caranciniana, di aggressioni strumentali, di «tesi dirette a screditare la storia di una città» e colpevole di «non ascoltare, non leggere le osservazioni frutto di esperienza e serietà riconosciuta», parlando addirittura di «attacco mirato, privo di argomentazioni».
Ma le cose stanno veramente così? Questo ha detto, o, quanto meno, lasciato intendere la Corte dei conti nella deliberazione n. 78 del 17 luglio 2020? E’ vero esattamente il contrario. Tuttavia, per capire e far capire quanto rovesciamento di realtà vi sia nelle argomentazioni del sindaco uscente e per andare al di là dei ridicoli trionfalismi e dei volgari attacchi sopra ricordati, bisogna anche in questo caso partire dall’inizio e dai documenti certi e inoppugnabili. La Corte, nel corso del 2019, aveva aperto un’istruttoria sui bilanci 2016 e 2017 del comune di Macerata rilevando gravi irregolarità, tra le quali, principalmente quella relativa al Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità, che, detto in parole povere, consiste in accantonamenti obbligatori per tutelare l’ente comunale di fronte al rischio riscossione e quindi per far fronte con tranquillità ad eventuali definitive insolvenze di soggetti debitori. La Corte, sulla scorta del parere del precedente collegio dei revisori, aveva ritenuto tale accantonamento molto sottostimato per gli anni in questione (in particolare, l’organismo contabile aveva indicato la sottostima in 2.634.386 euro per il bilancio 2016 e in 1.928.905 euro per il bilancio 2017), tanto che i crediti poi effettivamente non riscossi e la conseguente crisi di liquidità avevano costretto il comune a ricorrere ad anticipazioni di tesoreria, ed aveva quindi, con un provvedimento risalente al dicembre 2019, assegnato al Comune un termine di 60 giorni per eliminare le suddette irregolarità, termine poi prorogato su istanza dell’amministrazione comunale sino ad arrivare quasi ai giorni nostri.
In buona sostanza la Corte aveva rilevato che il comune di Macerata, utilizzando il pur legittimo “metodo semplificato”, nel 2016 aveva assunto a base di calcolo del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità una somma inferiore rispetto al dovuto (4.653.889 euro, anziché 6.623.455 euro), tale errore di incongruenza riflettendosi a cascata anche sui bilanci degli esercizi successivi, inficiandone la correttezza formale e sostanziale.
La partita era invero molto importante, perché le vigenti norme in materia di contabilità pubblica e dei relativi controlli prevedono che l’esito negativo delle verifiche e dei riscontri dell’organismo contabile avrebbe comportato il blocco totale dei futuri programmi di spesa. Ebbene, la questione si è risolta solo perché il comune di Macerata, in ottemperanza alla deliberazione della Corte dei conti e quindi ammettendo di aver errato sottostimando il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità, con la propria delibera n. 49 del 23 giugno 2020 ha deciso di ricalcolarlo a partire dal bilancio 2016, e di conseguenza anche per gli anni successivi, così come era stato indicato dalla Corte stessa. Quindi, solo a seguito della avvenuta correzione da parte del comune di Macerata di un proprio grave errore contabile – si trattava nel complesso non di una somma esigua, ma di una cifra che supera i quattro milioni e mezzo di euro – la Corte dei conti ha dato il via libera ai bilanci 2016 e 2017, riservandosi peraltro tutte le più opportune riconsiderazioni sugli esercizi successivi 2018 e 2019.
E, per quanto concerne l’operato dei revisori, la Corte, lungi dal censurarlo, ha rilevato che nel parere del collegio medesimo (che riguardava la congruità del fondo valutata attraverso l’analisi dettagliata di tutti i crediti, e non il mero ricalcolo matematico dello stesso) circa le correzioni che il comune di Macerata si stava apprestando a formalizzare sono contenute “talune considerazioni che, seppur non integralmente condivise dall’Amministrazione Comunale, paiono non essere prive di utili spunti ai fini di una sana e prudente gestione economico-finanziaria”.
In definitiva, il comune di Macerata, come si legge a chiare lettere nella deliberazione della Corte dei conti, ha evitato il blocco totale di ogni programma di spesa solo facendo marcia indietro e correggendo la quantificazione del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità relativa ai bilanci 2016 e 2017 per l’importo complessivo di 4.563.291 euro, anche se – bisogna aggiungere per chi andrà ad amministrare la città da settembre in poi – la partita non è affatto chiusa, ma solo rinviata, in quanto l’organismo contabile si è riservato “ogni ulteriore valutazione in ordine ai suddetti provvedimenti” riparatori recentemente adottati dal comune di Macerata, “nonché sulle ulteriori raccomandazioni esposte nella deliberazione n. 130/2019/PRSP, all’esito di più compiuti controlli sugli esercizi 2018 e 2019”. Mentre invece il collegio dei revisori, attaccato frontalmente e pesantemente dal sindaco e dall’assessore al Bilancio di Macerata, non solo non ha ricevuto la benchè minima critica da parte della Corte dei conti, ma, al contrario, è stato fatto oggetto di apprezzamenti e di positive considerazioni. Una vicenda esemplare, quindi, che torna a confermare le sistematiche manipolazioni della verità effettuate dal 2010 in poi dall’amministrazione a guida caranciniana, ormai prigioniera della propria immaginazione distorta dopo essersi, troppo e troppo a lungo, allontanata dalla realtà.
ECCO IL DOCUMENTO DELLA CORTE DEI CONTI: Deliberazione Corte dei Conti n°78
Carancini saluta Caldarelli: «Saresti potuto rimanere ma capisco»
La Corte dei conti promuove il Comune: «Superate le criticità dei bilanci»
Il bilancio al voto prima di Natale, i revisori: «Contabilità non attendibile»
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Ma vittoria di PIRRO!!!!!
Come volevasi dimostrare. Chi si vanta si sbroda.
Il problema come al solito è quello di voler trovare la trave nell’occhio dell’avversario,quando poi alla fine si rileva un misero ago di pino si cerca di ingrandirlo per affermare le proprie ragioni.La questione squisitamente tecnica non include perlomeno fino ad oggi reati,ne tantomeno appropriazioni indebite a scopo privato ma solo escamotage(sempre da dimostrare) che alla fine hanno permesso all’Amministrzione di avere liquidità di spesa.Se con quei soldi si sono realizzate opere utili alla collettività tanto di cappello,se sono stati sprecati allora tutto inutile.Ma chi scrive sa benissimo che prassi del genere e molto spesso fraudolente vengono usate nel privato,cosi come Governi mettono cifre enormi per la lotta all’evasione, che vengono sempre disattese(non c’è volonta di fermare l’evasione),per dar credito alle loro manovre.Comunque che la Corte del Conti abbia rivisto la sua posizione e quella dei Revisori fa capire che la rilevanza della pratica è minima.
Per Alberto Poloni
Tutto è opinabile, ma a me sembra molto grave che un Sindaco, pur di attaccare i revisori dei conti, che hanno fatto solo il loro dovere, nient’altro che il loro dovere, menta spudoratamente alla cittadinanza circa il contenuto di un provvedimento della Corte dei Conti, che comunque è pubblicato in calce all’articolo, in modo che tutti possano leggerlo e rendersi direttamente conto della situazione.
Quanto alla rilevanza della questione, che secondo Lei sarebbe minima, ricordo che stiamo parlando di ben 4 milioni e mezzo di euro che erano stati contestati – come erroneamente conteggiati in due bilanci consuntivi – dalla Corte dei Conti al Comune di Macerata.
Pur sempre irrilevanti penalmente visto che non si parla di lucro ne tantomeno di appropriazione o di qualsiasi altro reato di rilevanza penale!Solo giri di conto per fare quadrare i bilanci.Quindi non tali da sollevare chissà quale polverone!