Le sfide del “Matteo Ricci”
«Questa è didattica di emergenza,
l’educazione è spazio comune»

MACERATA - L'intervista a Rita Emiliozzi, dirigente scolastica dell'istituto, che ha raccontato diversi aspetti dell'adeguamento della scuola al nuovo contesto dal Coronavirus, dalle varie iniziative organizzate in collaborazione con enti ed università, alle azioni concrete di insegnanti, studenti e studentesse

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EMILIOZZI

Rita Emiliozzi, dirigente scolastica dell’Istituto di Istruzione Superiore “Matteo Ricci” di Macerata

 

Non solo didattica a distanza all’Istituto di Istruzione Superiore “Matteo Ricci” di Macerata, ma anche tante altre occasioni di grande valenza educativa per gli studenti e le studentesse, realizzate con l’impiego delle nuove tecnologie e grazie ad una proficua collaborazione con le università e gli enti del territorio. Da quando i decreti regionali e governativi hanno imposto a tutti di rimanere a casa, come è noto, le scuole si sono organizzate per continuare ad offrire i loro servizi educativi mediante l’impiego delle nuove tecnologie. Così è accaduto anche al “Matteo Ricci”, dove è stato avviato, sin dall’inizio dell’emergenza, un piano straordinario di attività didattiche a distanza. La dirigente scolastica Rita Emiliozzi illustra come uno dei più importanti istituti scolastici della provincia di Macerata stia affrontando questa drammatica e inedita situazione.

Dottoressa Emiliozzi, come si è mosso il vostro istituto in questi mesi di sospensione delle attività didattiche in presenza?

«Sin dall’inizio della sospensione delle lezioni abbiamo messo in atto un piano per la didattica
a distanza, cercando di tenere conto delle varie esigenze e di eventuali criticità, come il digital divide e il sovraccarico cognitivo ed emotivo per gli studenti e le studentesse e, non dimentichiamocelo, per le loro famiglie. In breve tempo ci siamo organizzati affinché tutte le discipline potessero contare su un congruo numero di ore di lezione, svolte in modalità sincrona attraverso l’uso di apposite piattaforme di streaming».

Come hanno reagito gli studenti a questa nuova modalità di fare lezione?

«Non di rado, nei media o nei discorsi comuni, i giovani vengono rappresentati come soggetti fragili, poco resilienti e incapaci di assumersi le proprie responsabilità. Questa drammatica situazione ha messo in luce che, invece, non è affatto così. In questo frangente, infatti, le nostre studentesse e i nostri studenti stanno dimostrando una grande forza di volontà e un sincero attaccamento alla scuola. La stragrande maggioranza di essi segue le lezioni con regolarità e svolge le attività assegnate dai docenti. Le situazioni di iniziale difficoltà per la mancanza di un’adeguata connessione a internet o della necessaria attrezzatura informatica sono state tempestivamente soddisfatte dando in comodato d’uso dispositivi a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta».

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La professoressa Arianna Fermani

E i docenti? Come stanno vivendo le nuove sfide poste dalla didattica a distanza?

«Tutti noi siamo stati travolti da una situazione senza precedenti e per la quale nessuno era preparato. Gli insegnanti hanno sentito sin da subito la grande responsabilità educativa che
incombeva su di loro, quali punti di riferimento insostituibili per i ragazzi e le ragazze. Mi sono sentita e mi sento con loro quotidianamente e devo dire che tutti, senza eccezione, si sono rimboccati le maniche, scoprendo dentro di sé energie e risorse inaspettate. I docenti hanno continuato ad utilizzare gli strumenti del registro elettronico e in più hanno imparato a gestire tanti altri applicativi informatici; lo hanno fatto mettendosi in gioco e aiutandosi a vicenda, dando corpo a ciò che i pedagogisti chiamano “mentoring tra pari”. Tengono regolarmente lezioni in streaming mediante piattaforme digitali, come Google Meet, gestiscono con disinvoltura classi virtuali tramite Google Classroom, rilevano i progressi apprenditivi degli studenti e delle studentesse attraverso verifiche online, caricano materiali, assegnano compiti e li correggono. A giorni partirà anche un percorso di formazione interna per approfondire e rendere stabili queste abilità apprese attraverso la pratica personale. Tale impressionante acquisizione di competenze realizzata in così poco tempo continuerà ad essere un formidabile patrimonio professionale anche una volta cessata l’emergenza e contribuirà a migliorare la qualità degli apprendimenti».

Sembrerebbe che da questa crisi, nonostante i drammi e le tragedie, sia uscita anche qualche opportunità.

«Sì, possiamo dire così, senza dimenticare che questa che stiamo vivendo è pur sempre una scuola di emergenza. Nessuno vorrebbe sostituire la relazione educativa “face to face”, che si
consuma nello spazio fisico comune, con un rapporto mediato da uno schermo. Ma al momento nessun’altra opzione era praticabile e possiamo pensare che tutto quello che studenti e studentesse, insegnanti e personale della scuola hanno imparato non sarà gettato via quando torneremo alla normalità e, anzi, sarà parte integrante del nostro mestiere, rendendoci in qualche modo ancora migliori».

Che cosa ne è stato in questa “scuola di emergenza” delle attività extracurricolari, che pur sono una componente fondamentale dell’offerta educativa?

«Ha fatto bene a ricordare le attività extracurricolari, perché la scuola, anche in tempi normali, non è mai stata solo didattica disciplinare. L’offerta formativa del “Matteo Ricci” si è sempre caratterizzata per la sua ricchezza e varietà, considerato anche il fatto che il nostro istituto consta di ben tre indirizzi e cinque articolazioni: liceo delle Scienze umane (articolazione classica e opzione economico-sociale), Chimica, materiali e biotecnologie (articolazione sanitaria e articolazione ambientale) e Turismo. Così, anche ora in tempi di distanziamento sociale, ci stiamo dando molto da fare per estendere la proposta educativa, organizzando percorsi di potenziamento in collaborazione con le università e con gli enti del territorio».

matteo-ricci-intervista-emiliozzi-2Che cosa è stato fatto in concreto?

«Molteplici iniziative. Ad esempio, tra aprile e maggio Unicam ha offerto agli studenti e alle studentesse dell’indirizzo Chimica, materiali e biotecnologie sanitarie ed ambientali webinar di approfondimento di grande spessore culturale e altrettanta attualità; lo scorso 13 maggio abbiamo organizzato, insieme all’Avis di Macerata, un incontro in videoconferenza incentrato sul tema della donazione di sangue. All’evento, che si inserisce nell’ambito dei percorsi sulle competenze trasversali e per l’orientamento (ex-alternanza scuola-lavoro per intenderci) hanno partecipato oltre 190 persone, tra studenti, studentesse e docenti. Un’occasione preziosa resa possibile dall’impegno volenteroso di quanti hanno pianificato e animato la giornata, prima di tutto la professoressa Elisabetta Marcolini, presidente dell’Avis Macerata, e successivamente hanno portato la propria esperienza e testimonianza importanti personalità del territorio, come il dottor Rapanelli, medico di base in pensione, e un donatore speciale, l’atleta Bernardo Calistri, giocatore di volley in serie B. Durante l’incontro si è parlato non solo di quanto sia importante donare il sangue e dello storico impegno dell’Avis di Macerata, ma anche di questioni molto attuali, come il protocollo sperimentale della donazione di plasma iperimmune per la cura dei malati affetti da Covid-19».

matteo-ricci-intervista-emiliozzi-1Ci sono altre iniziative in cantiere per il prossimo futuro?

«Certamente! I webinar continuano, anche in virtù di una proficua e duratura collaborazione avviata già da tempo con l’università di Camerino. A tal proposito, proprio in questi giorni i nostri studenti e studentesse stanno partecipando ad un ciclo di seminari organizzato dalla facoltà di Giurisprudenza camerte insieme al nostro istituto, intitolato “Stato di emergenza Covid-19. Aspetti giuridici e sociali”, nei quali vengono trattate tematiche di grande interesse ed attualità, come ad esempio la riduzione dei valori dell’inquinamento in tempi di lockdown, il diritto alla salute, l’e-commerce ai tempi del Covid-19, i diritti costituzionali di fronte all’emergenza. Ciò costituisce per i nostri ragazzi e ragazze del liceo Economico sociale e di Turismo, che studiano per un quinquennio diritto ed economia aziendale, un prezioso potenziamento rispetto all’insegnamento curricolare di base. Ma anche per gli altri indirizzi del nostro istituto sono previsti incontri specifici. Infatti, il 16 maggio, sempre in collaborazione con Unicam, è stata la volta del webinar “La scienza dei supereroi: virus, radiazioni e materiali per il futuro”, tenuta dal rettore Claudio Pettinari, che ci ha onorato con la sua competenza e disponibilità. Inoltre, con il dipartimento di Scienze della formazione dell’università di Macerata sono in corso dei contatti per realizzare, a breve, un percorso seminariale dedicato in particolare alle studentesse e agli studenti del liceo delle Scienze umane. Fatemi dire, infine, che in questa emergenza c’è bisogno di formazione giuridica e sociale, c’è bisogno di scienza, ma c’è anche bisogno di parole sagge e di spessore umano, come quelle che possono provenire dalla filosofia. Per questo il 19 maggio si è tenuto un incontro con la professoressa Arianna Fermani, docente di Storia della filosofia antica all’università di Macerata e presidentessa della Società Filosofica Italiana di Macerata, nonché una delle personalità filosofiche scelte dal Miur per spiegare i concetti di “amicizia” e “felicità” all’interno del progetto “Filosofi/e per pensare”. Questo appuntamento di grande interesse, dal titolo “Tornare a fiorire. La felicità come cicatrizzazione e come rinascita, in dialogo con Aristotele””è stato l’occasione, nel periodo che stiamo vivendo, non solo per gli studenti e le studentesse, ma anche per i docenti, di prendersi un momento per sé, di pensare alla propria condizione e guardarsi dentro, con l’obiettivo di “tornare a fiorire” come persone, di curare le proprie “cicatrici” e ritrovare la via della felicità».

Sono tante e interessanti, insomma, le iniziative messe in campo dal vostro istituto. Questo dimostra, una volta di più, quanto la scuola sia un connettore sociale e un presidio fondamentale per le nostre comunità, anche e soprattutto in tempi di emergenza.

«Sì, è assolutamente vero. La scuola non è mai stata, e nemmeno ora lo è, un semplice erogatore di contenuti, per quanto anch’essi indispensabili alla formazione degli individui, ma è, e sempre sarà, prima di tutto, un’agenzia educativa. Per questo io stessa e tutti i docenti siamo impegnati ogni giorno per offrire ai nostri studenti e studentesse quante più opportunità formative possibili, mirate e ricche di significato. Insomma il “Matteo Ricci” continua a seguire i propri alunni ed alunne e a dare loro sempre il meglio. La scuola c’è e non smetterà mai di volere il bene delle proprie ragazze e dei propri ragazzi».



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