di Maurizio Verdenelli
«Abbiamo un grande progetto con Enrico Rossetti: utilizzare le macerie del post sisma per colmare le depressioni provocate dalla attività estrattiva» dice l’ avvocato Gianfranco Borgani presidente dell’associazione Colline del Potenza che ha messo insieme su mille ettari fra Appignano, Cingoli e Treia aziende (circa otto) ed una quarantina di residenti con l’idea fissa della salvaguardia dell’ambiente. Tra i soci più attivi c’è appunto Rossetti, il titolare dell’impresa di estrazione. Che conferma: «Non basta rimettere verde e piante concluso il lavoro di scavo, intendo ripristinare anche i livelli altimetrici colmando i dislivelli». Intanto Rossetti con Borgani e molti altri soci hanno messo sabato pomeriggio, festa nazionale degli alberi cui l’associazione ha aderito, alcuni alberi a Botontano, nel comune di Cingoli.
Azione laicamente “benedetta” dal sindaco Michele Vittori e dall’assessora all’Ambiente, Pamela che hanno partecipato alla ‘festa’ con uno sguardo al futuro. Vittori, felice e recente possessore di una bici elettrica, punta sull’ambiente come motore economico. E con Borgani l’intesa è apparsa automatica in riferimento al passaggio sul territorio ‘comune’ della pista ciclabile regionale che pure tanti malumori ed ironie ha suscitato nel cratere sismico di cui Cingoli pure fa parte. «E’ un percorso tutto in salita- dice Pamela Gigli- ma val la pena tentare».
Sopratutto vale per l’associazione Colline del Potenza che si è data un titolo suggestivo: “parco agri-turistico-culturale”. «Intendiamoci, il parco in questo angolo di paradiso da dove si può ammirare il Conero non c’è: è’ solo un target, sogno futuro. Tuttavia questo territorio al confine fra tre comuni lo meriterebbe. Siamo nati da due anni, e fino a ieri nonostante promesse non abbiamo mai avuto aiuti ed incoraggiamenti dagli enti locali. Ma siamo fieri di essere andati avanti con le nostre forze e di aver fatto rete». E ci sono state scoperte davvero inusitate.
Come quella di Gigliola Rosciani, fiera erede della tradizione familiare di lavoro a Schito – una delle tre contrade con Botontano e Pian della Castagna attraversa quei mille ettari di cui la proprietà di Nicola Colonna rappresenta oltre un terzo. «Qualche tempo ho scoperto e reintrodotto nel mio appezzamento la cultura del ‘lupinus albus’ di cui ‘Albero che cammina’ (la ragione sociale dell’impresa agricola di Gigliola ndr) è ora ufficialmente custode». Non solo. L’associazione ha fatto pure un’altra recente suggestiva scoperta socio culturale: l’anello delle lavandaie. E’ il cammino (10 km) che percorrevano anticamente le donne per andare a lavare, il panno, il tessuto e il telaio alla fonte del Coppo a due passi da Appignano e Chiesanuova di Treia, dove poi veniva steso sull’erba ad asciugare. La fonte che si alimentava direttamente dalla sorgente, prende il nome dalla tegola infilata nel terreno per incanalare l’acqua verso l’esterno.
Il post sisma ha lanciato un serio allarme sui rischi della desertificazione dell’ entroterra. E la necessità di fare squadra e di unire le forze pure e sopratutto a livello intercomunale. «E’ un messaggio che lanciamo anche attraverso questa associazione – dicono i soci delle Colline del Potenza. – E’ un segnale di sos lanciato anche per la salvezza della campagna maceratese ormai allo stremo produttivo, anche per una nuova direzione bio. Questa terra va salvata anche a salvaguardia di beni culturali, alcuni lesionati dal sisma cari alla tradizione e alla nostra storia». Alcuni esempi? Villa Valcampana, Palazzo dalle Cento Finestre, Villa Magnalbò, Villa Castiglioni, Palazzo Paoli, Villa Romanelli, chiesa di Botontano, Villa Castiglioni, Museo della Tessitura, Palazzo Tambroni.
Un progetto al “Confine” per mettere in rete i propri tesori
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Mi sembra alquanto strano che ora tutti vogliano correre ai ripari per rimettere a posto una valle e dei terreni che proprio la ditta Rossetti ha stravolto e ridotto a suolo lunare ,con tutte le cave aperte!!! Ancora più strano mi sembra che ora si dica”Non basta rimettere verde e piante concluso il lavoro di scavo” visto che io stessa ho passeggiato per quelle zone più volte e non ho mai visto una sola cava bonificata,anzi…..nonostante la legge preveda che prima di aprire una nuova cava si debba bonificare la vecchia……ciò che ho visto è l’esatto contrario;in alcune cave era cresciuta spontaneamente erbaccia e non mi sembra di aver visto alberi piantati. Il mio stupore più grande è dato dal fatto che SICURAMENTE quel qualcuno che avrebbe dovuto controllare,non lo ha fatto. Ora mi sembra di aver capito che praticamente chi prima si è dato da fare per rovinare il territorio…ora voglia passare per quello che ,amante dell’ecologia….lo abbellira’. Mah…..SICURAMENTE qualcuno più esperto di me,ci capirà qualcosa.
Riceviamo dall’Associazione Colline del Potenza la seguente lettera di rettifica:
“L’articolo a firma del giornalista Maurizio Verdenelli, che comunque ringraziamo e del quale invitiamo tutti a rileggere gli articoli di Cronache già apparsi sulla questione, contiene una affermazione sbagliata che chiediamo di rettificare.
L’Associazione Colline del Potenza non ha in alcun modo l’obiettivo di “colmare la depressione provocata dalle attività estrattive nelle ex cave” ma quello – del tutto diverso – di far conoscere e valorizzare
quello che, secondo molti, è uno dei territori più suggestivi dell’intera provincia di Macerata.
Tra Cingoli, Treia ed Appignano si snodano le C.da di Botondano, Schito e Pian della Castagna. Un alternarsi di poggi da cui si scoprono scenari che spaziano dal
Conero ai Sibillini, filari di querce annose, ville storiche circondate da parchi monumentali, paesaggi segnati dal lavoro dell’uomo.
L’Associazione è nata con lo scopo, da un lato, di far conoscere tutto questo ma anche, al tempo stesso, di qualificare le pratiche agricole abbattendo e, possibilmente, eliminando l’uso dei pesticidi e dei
concimi chimici, valorizzare le attività ricettive ed artigianali ivi presenti, estendere e rendere nota la ricca rete di percorsi
naturalistici, pedonali e ciclabili.
Come si vede la nostra associazione, della quale il Rossetti è uno degli animatori, non ha nulla a che vedere nè con le cave nè tantomeno con progetti di bonifica delle medesime che riguardano, eventualmente, solo la sua azienda e che è solo una delle diverse aziende che operano in quel territorio di circa 1.500 ha.
Al contrario, proprio in coerenza con gli obiettivi per cui siamo nati, faremo in modo di vigilare sulle attività autorizzate ivi presenti (non solo le cave ma anche la discarica comprensoriale del COSMARI) affinchè vengano gestite correttamente ed in conformità con le autorizzazioni che
le hanno rese possibili indipendentemente dalla nostra volontà”.
Ringraziando la redazione, porgiamo cordiali saluti,
Associazione Colline del Potenza
Confermo che di cave si è parlato, me presente, nel corso dell’incontro di sabato pomeriggio, sulla Festa degli Alberi. Certo informalmente e certo l’argomento non era all’odg dell’incontro cui ero stato invitato. E per di più non fa parte, degli obiettivi ambientalisti dell’Associazione. Peccato però! Spero tuttavia che non siano state del tutto parole al vento perchè a me era sembrato quello della bonifica delle cave sul territorio utilizzando le macerie del sisma, un progetto futuribile importante con l’apporto delle amministrazioni pubbliche, s’intende. Importante per tutti, dico, ancor più della pur lodevole messa a dimora di tre giovani piante.
Bene! Con questo articolo abbiamo raggiunto vette di fine comicità. La smentita dell’associazione rende il tutto ancora più ridicolo. Mi chiedo se il giornalista abbia mai fatto un salto negli ultimi lustri in quel paradiso “da cui si vede il Conero”. Se non l’ha fatto glielo dico io cosa si vede, un susseguirsi di crateri grandi e profondi, gigantesche ferite bianche, un pò come se una pioggia di meteoriti si fosse abbattuta su un altopiano verde e rigoglioso riducendolo a un enorme campo di battaglia abbandonato. Il tutto nell’incuria più totale. Forse all’articolista è sfuggito un dettaglio di poco conto. Le ex-cave non sono mai state riempite come la legge stabilisce e la vista di quel paesaggio è qualcosa che fa veramente male al cuore, specie per chi come me ne ricorda la bellezza. Un paesaggio massacrato è la giusta espressione altro che piante e fiori.
Non si tratta solo di un oltraggio al paesaggio ma di un grave disastro ambientale a livello idrogeologico. La piana del Botontano ha un sottosuolo ricchissimo d’acqua, gli scavi l’hanno fatta affiorare e nei giorni di pioggia fiumi di acqua e fango si riversano con forza dove trovano pendenza fino ad arrivare sulla provinciale ma questo è irrilevante ai fini dell’informazione, giusto?
Il nostro articolista ci regala altri impagabili momenti di ilarità quando, con toni trionfalistici, ci decanta le nobili intenzioni di rinascita ambientale e di tutela del paesaggio di questa associazione ambientalista che vede “tra i soci più attivi”…proprio il proprietario delle ex-cave, davvero stupefacente! Pare tuttavia che l’associazione stessa ne abbia preso le distanze, un vero giallo!
E come si dovrebbe ripristinare l’antica bellezza secondo il nostro articolista? Indovinate un po’? Trasformando le ex-cave in discarica di rifiuti speciali perchè ogni cosa ha un giusto nome e il materiale di risulta edilizio, ovvero “le macerie”, è un rifiuto inerte dunque un rifiuto speciale, altro che “bonifica”. Quindi, senza tanto infiocchettare, trattasi di discarica vecchio stile, che non dovrebbero più esistere per intenderci, per di più in un terreno privato. Punto. A voi lettori le valutazioni del caso.
Poi possiamo addolcire tutto con i quadretti alla Greta Thunberg con il sindaco molto green che va in bici a pedalata assistita, ( suvvia ! Pedali signor Sindaco, è giovane!) o dell’imprenditrice agricola che coltiverà rigorosamente bio (in prossimità delle discariche?) e per non parlare del recupero degli antichi percorsi delle lavandaie (tra i crateri?) o la foto celebrativa con tre piantine messe a dimora dai bimbi ma la ferita resta lì, tremenda.
Mi chiedo perchè non scrivere invece di come impegnarsi a sanare i danni ambientali e paesaggistici con uno studio serio affidato a persone competenti senza ricorrere a scorciatoie ancora più disastrose per l’ambiente e per l’equilibrio idrogeologico, Si documenti Signor Verdenelli, faccia informazione, quella vera, utile per la comunità.
Complimenti signora Paola per ciò che ha scritto ,le cose vanno chiamate con il loro nome e sarebbe ora che certa gente la smettesse di pensare che siamo tutte pecore e che basta fare fessa la prima aspettando che tutte le altre le vadano dietro…..siamo essere pensanti e se a qualcuno venisse in mente di andare a scavare (non le cave)…..sai quante belle sorprese!!!!