di Gianluca Ginella
«Ho pagato per quello che ho fatto e ora sto cercando di ricominciare una nuova vita, penso di avere diritto ad una seconda possibilità, dopo aver scontato la mia pena». Bruno Carletti oggi ha 52 anni e ne sono passati quasi 13 da quell’estate del 2006 quando cercò di uccidere la ex moglie, Francesca Baleani, funzionaria della Camera di commercio di Macerata. Prima dei fatti di Pamela Mastropietro e Luca Traini, è stata la sua vicenda a portare Macerata nelle pagine di cronaca e nelle trasmissioni di tutta Italia. Carletti chiuse l’ex moglie dentro un sacco di plastica per poi gettarla in fin di vita in un cassonetto. La donna si salvò per miracolo quel 4 luglio del 2006, grazie a un giovane del posto, Andrea Stortoni, che sentì le grida della donna e intervenne. Quel tentativo di femminicidio scosse l’Italia. Da allora sono passati 13 anni. Carletti ha scontato la condanna a 8 anni decisa in via definiva dopo essere stata ridotta in appello (la vicenda giudiziaria venne seguita dagli avvocati Vando Scheggia e Bruno Mandrelli).
Questa mattina Carletti era a Macerata, una presenza che non è sfuggita. «Non ci torno mai, mi è capitato di passarci questa mattina perché dovevo ritirare un documento in tribunale. Ma da quando sono tornato libero, l’8 aprile del 2016, non ci ritorno mai» rimarca Carletti che era stato per molti anni direttore artistico del teatro Lauro Rossi di Macerata. Fino a quel 4 luglio del 2006.
Ripensa ancora a quello che è accaduto?
E’ impossibile non pensarci. Fa parte della mia vita. Mi ha segnato profondamente. Ho pagato per quello che ho fatto. Cancellare il passato è impossibile ma deve essere di lezione per il presente e il futuro.
Com’è la sua vita adesso?
Sto cercando di ricominciare, ma non qui. Diciamo che la vita sta ricominciando. Questo grazie all’aiuto di amici che hanno continuato a credere in me. Penso di avere diritto ad una seconda possibilità nella vita. Sempre nel rispetto delle persone che hanno subito gravi torti da parte mia. Certo non è semplice ricominciare. Specie per chi ha un passato pesante come il mio. Per fortuna ci sono persone che stanno cercando di darmi una seconda possibilità.
Ora dove vive?
A Corridonia, con la mia famiglia che mi è sempre stata vicina.
E’ in cerca di un lavoro?
Sì, sto valutando delle possibilità lavorative, ma fuori dalla provincia.
Sempre nel teatro?
Se fosse possibile mi piacerebbe. Era il mio lavoro.
Tornando al passato, l’esperienza in carcere com’è stata?
Un passaggio duro ma importante. Ti fa capire molte cose. E’ stato giusto passarci per quello che avevo fatto. Ho pagato e adesso sto cercando di ricominciare la mia vita.
No lui vuole un posto in Teatro, un posto da privilegiato? Facile così vero? Ma forse non è che c'è già tornato a lavorarci in teatro? Chissà… Ma un posto in fabbrica no? Te puzza? E la Macerata bene, quella che ha fatto del tutto per evitare che si parlasse di questa terribile vicenda? La stessa Macerata bene che nega lo spaccio e la violenza dei gruppi Nigeriani... La povera Francesca, vittima di un femminicidio, salva per miracolo, simbolo della feroce violenza sulle donne, dimenticata durante la 50° stagione lirica con il titolo "L'opera è donna", ricordate? Eh no, pochi ricordano. In quell'occasione come simbolo di donna vittima di femminicidio, che sinceramente con le tre Opere del cartellone Tosca, Aida e Traviata il tema non ci azzeccava nulla, visto che Tosca si suicida dopo che Mario viene fucilato per errore, Violetta muore di tubercolosi tra le braccia dell’amato, e Aida è tutt'altro che debole e sottomessa e muore insieme al suo amato, fu invitata Lucia Annibali, la ragazza di Pesaro (oggi parlamentare del PD) sfigurata con l'acido. E perché non fu invitata Francesca Baleani? Eppure come un episodio avvenuto a Macerata, lei non poteva essere il miglior simbolo? Nemmeno l'invito ricevette. Era forse scomoda la sua presenza? Era scomoda alla Macerata bene? Complimenti, vivissimi complimenti!
8 anni mi sembrano pochi pensando veramente a ciò che ha fatto ...la vittima non si riprenderà mai. Confronto sempre con Traini e mi convinco sempre più 2 pesi 2 misure Questa non è Giustizia
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Ho conosciuto personalmente Bruno Carletti dopo la spiacevole vicenda e posso affermare con certezza che è una persona di tutto rispetto….una grande persona oserei dire…molto colta e istruita..di gran cuore e animo buono…giustamente ha pagato per quello che ha fatto in passato ed è giusto che si rifaccia una nuova vita ricominciando tutto da zero.
Esatto ed incontestabile commento del sig. Bardetti
Macerata è così prendere o lasciare, io l’ho lasciata 15 anni fa Macerata e sinceramente non me ne pento.
Rifarsi una nuova vita dopo aver scontato le proprie colpe lo dice la nostra Costituzione e ciò vale per un italiano colto, ignorante, simpatico, antipatico e persino extracomunitario e nero di pelle. Tutto il resto è un ciarlare inutile, Macerata bene o malamente che sia.
Sono concorde che una persona non solo possa,ma debba rifarsi una vita dopo aver scontato la sua pena. Per quanto riguarda il comportamento nei confronti del caso non è ciarlare
Come al solito CM affronta con coraggio un argomento ostico come questo. Permettendoci di rivivere quella vicenda nei passi successivi, fino ad oggi…
Come altri io vissi con sgomento questo episodio, poiché a Macerata tutti si conoscono e io conscevo gli attori di questa tragedia. Immagino gli incubi che ancora affollano la mente della vittima, salvatasi per puro caso, solo perché il suo destino non doveva compiersi in quella maniera. Immagino la situazione mentale di un giovane colto, calmo, forse introverso, disponibile al dialogo, come mi era capitato di verificare in una occasione, che immagina e concretizza il piano dibolico di sopprimere la ex-moglie… Fu una potente carica di odio, pianificato poi nel delitto perfetto? Fu un colpo di testa, scandito nei tempi dell’azione? Fu qualcosa di demoniaco che si impadronì di lui?
Macerata la “dotta”, la “intelletuale” non riuscì a capire quella tragedia famigliare, finita con la scoperta che il delitto poteva concretizzarsi pure a Macerata. Come pure non ha mai capito il malessere giovanile che porta tanti giovani, sempre più adolescenti, a drogarsi, con criminali a cui è caduta ogni illusione sull’Italia ricca, pronta a dare loro un lavoro, che poi spacciano e con un Oseghale che si macchia, con la mentalità tribale e selvaggia che lo condiziona, dell’atroce trattamento a Pamela.
Ma non meravigliamoci eccessivamente. Anche noi siamo capaci di sciogliere nell’acido, dopo averlo strozzato,un povero adolescente figlio di mafiosi.
Macerata si sveglia dal sonno incosciente, mentre i mostri ogni tanto si svegliano a loro volta? Città di Maria e città di Satana? Non lo so… Almeno la maggioranza che fa capo al PD e alla Sinistra non ha capito dove la Città sta andando facendo una cortina fumogena con gli slogan di antirazzismo e antifascismo, quando essi stessi sono i responsabili della stuazione degradata in cui siamo. A cui ho partecipato pure io con la mia stupida arroganza di elitario comunista al di sopra degli altri, giudicati inferiori.
Mi diceva un giovane avvocato proprio stamatti che il nostro Questore Pignataro ci abbandonerà presto… Ne verrà uno uguale a lui? Oppure, significa che tutto tornerà come prima, con lo spaccio e tutto il resto?
Tornando a Carletti, credo di averlo incontrato una volta per le vie di Corridonia… Se lo incontrassi ancora non mi volterei dall’altra parte, né farei la faccia schifita… Lo saluterei. Magari potrei inziare una conversazione con lui per cercare di capire quello stato d’animo che ebbe allora… e lo stato d’animo di oggi. E’ pentito? Ha chiesto perdono alla sua vittima? Cosa intende fare perché altri non commettano crimini come quello che commise lui? Sì, forse è necessario dargli una possibilità di riscatto nella vita sociale. Dargli pure una possibilità di riscattarsi moralmente, anche se rimarrà sprofondato nel suo dolore e in quello che ha causato agli altri. Io non posso giudicarlo, né condannarlo. Al massimo posso solo amarlo. E affidarlo allo Spirito perché lo illumini.
8 anni non sono pochi ma nemmeno tanti, considerato il crimine commesso. Rifarsi una vita è giusto, ci mancherebbe, ma bisognerebbe anche chiedersi se la vittima è riuscita a rifatsela una vita, oppure soffre ancora per quello che ha subito… e se fosse così, allora sarebbe veramente drammatico incontrare il proprio carnefice per strada, magari dentro un bar…
I giudici applicano le leggi e mai di pongono cosa potrebbe accadere alla vittima, quando si ritrova faccia a faccia con il suo carnefice…
Approvo e sottoscrivo interamente ciò che ha scritto Carlo Bardetti