di Alessandra Pierini
(Foto Fabio Falcioni)
Ha scelto le note di “Bella ciao” Graziano Pambianchi come colonna sonora della sua dipartita. La canzone nota come simbolo di ribellione contro il nazi-fascismo è stata indicata dallo stesso avvocato, fine stratega fino all’ultimo, nelle sue volontà, insieme a tutte le indicazioni per il commiato. Una cerimonia laica per la quale sono stati tolti dalla cappellina del Centro Funerario di Macerata tutti i simboli religiosi, compreso naturalmente il crocifisso.
E non si è spenta con la morte la capacità aggregativa dell’avvocato, esponente di spicco per 30 anni della politica maceratese, che ha radunato questa mattina ex repubblicani dall’intera regione politici, avvocati, magistrati e sindacati, oltre a qualche avversario politico. Lui ha voluto essere presente: la bara, aperta, è stata posizionata al centro della stanza, davanti al tavolo dal quale in molti lo hanno ricordato. Primo tra tutti il collega e amico Renato Perticarari che ne ha ricordate le doti professionali e umane per poi chiedere che il patrimonio politico che ha lasciato venga conservato e arricchito.
Poi l’ex assessore Mauro Compagnucci, cresciuto anche lui con Pambianchi nel Pri, che ne ha ricordato il modus operandi: «Ne ricorderò la voglia di appassionarsi e di discutere, facevamo riunioni e riunioni per ore ed ore ma una volta che la decisione era stata presa andava portata avanti. Ricordo ad esempio quando decise che la sanità marchigiana doveva passare dai piccoli ospedali e andò nella sua Cingoli a fare campagna elettorale. Auguro al cittadino Graziano Pambianchi di riposare in pace, se lo merita».
Non è mancato l’Ordine forense a cui era iscritto dal 1958 rappresentato dal consigliere anziano Renzo Tartuferi: «Ha patrocinato casi complessi ed è stato primario esponente della dialettica politica, basata sul progresso e sul rispetto umano». Sulla cultura del disinteresse personale ha fatto leva Luigi Craia, commosso tanto da non riuscire quasi a parlare: «Tutta la vita non ha chiesto niente per sé ma ha agito sempre per il bene degli altri. E’ stato un uomo schietto e onesto, onestissimo».
Poi ha preso la parola, dopo aver chiesto il permesso alla moglie Christine, seduta in prima fila, il sindaco Romano Carancini: «Era capace di esprimere un’idea della città. E’ stato una figura di riferimento per molti e non si perderà patrimonio politico che ha saputo rappresentare». Carancini ha raccontato il loro incontro e l’appoggio in Consiglio comunale per arrivare al distacco tra il 2008 e il 2009: «Ci siamo allontanati per considerazioni diverse sulla città ma quando ci si vedeva non mancavano la sua autoironia e schiettezza. La colpa è tutta la mia mi diceva non condividendo cosa stavo facendo da sindaco. Macerata perde una persona indimenticabile anche se negli ultimi anni non abbiamo avuto la frequentazione che forse sarebbe stato giusto avere».
E’ stato l’ex procuratore Mario Paciaroni, che ha frequentato la stessa classe di Pambianchi alle medie e poi al liceo, a rappresentare la magistratura: «Abbiamo fatto strade diverse ma non opposte, entrambi cercavamo di dare giustizia. Graziano non era un avvocato che ammira il sistema attuale di fredda evasione delle pratiche, voleva che la giustizia avesse come punto centrale l’uomo per dare a ciascuno ciò che gli spetta per legge. Grazie per il tuo esempio Graziano». Poi il finale in musica.
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Rip avvocato,La ricordo per la ricordo per la Sua creatura :”VALLEVERDE”.
Una sicura perdita per la politica e per la città. Uomo di rara intelligenza e chiarezza l’ho sinceramente ammirato per le sue capacità politiche e la sua preparazione. Sanguigno e verace nella battaglia politica e nella sua esistenza umana, possedeva una grande personalità. Pur essendo stato un suo feroce oppositore nelle politiche cittadine del gruppo repubblicano nella prima Repubblica e poi nelle amministrazioni Maulo e oggi Carancini, rimpiango l’uomo, mai chiuso al confronto e alle altrui idee. Auguriamoci per il futuro che il nostro Consiglio comunale veda uomini di siffatta levatura.