di Gabriele Censi
(foto di Fabio Falcioni)
«Il teatro, proprio perché teatro, anche mentre si sta preparando, è sempre e soltanto un profondo atto d’amore, un atto completamente umano». Saverio Marconi prende le parole di Giorgio Strehler e con la sua voce racconta il teatro e alza il sipario della lunga festa inaugurale del Nicola Vaccaj di Tolentino che ritorna alla città a dieci anni dall’incendio che lo distrusse interamente. La cerimonia è partita dalla piazza con il corteo guidato dalla banda cittadina. Il taglio del nastro con il sindaco Giuseppe Pezzanesi, e Rita Pavone protagonista poi dello spettacolo nella seconda parte, che chiama accanto a sé le tante autorità presenti da tutta la provincia. Qualche ritardo per l’ingresso in sala gestito in modo farraginoso per l’assegnazione dei posti. Luca Romagnoli, alla conduzione, e lo stesso sindaco si scuseranno poi per aver dovuto in seguito ridurre gli spazi degli interventi. La serata parte solo alle 22.30, un omaggio al teatro di Saverio Marconi il direttore della compagnia della Rancia con le parole di Strehler. La sua però è una presenza discreta, la voce è fuori campo e può apparire come un modo di tenere le distanze con lo show pop firmato Pezzanesi. Ma lo scambio di complimenti con l’altra protagonista della serata, Rita Pavone sembra sincero, comunque due grandi artisti. In scaletta c’è il video di Luca Giustozzi già lanciato ieri nell’anteprima e l’inno nazionale suonato dal corpo bandistico.
È il verde il tema dominante. Lo stesso del logo e lo stesso che si ritrova nei portoni scampati all’incendio e anch’essi restaurati dagli operai del comune. Non manca il tricolore portato nel pomeriggio dal cielo grazie al lancio dei paracadutisti. Hanno risposto all’invito anche i deputati Tullio Patassini e Marcello Fiori, ci sono Angelo Borrelli e Roberto Oreficini, il prefetto Iolanda Rolli, il rettore unimc Francesco Adornato, Nando Ottavi e Gianluca Pesarini, gli assessori regionali Moreno Pieroni e Angelo Sciapichetti, il presidente della Provincia Antonio Pettinari e tante fasce tricolore del territorio. Resta vuoto il posto riservato a Paola De Micheli. Il vescovo Nazzareno Marconi, ha dato la benedizione all’ingresso ricordando il contrastato rapporto tra chiesa e teatro: «Il viola delle mie vesti è un colore che gli artisti temono, ma c’è anche una tradizione di teatro sacro». Una serata cucita su misura, per le sua vena popolare, direttamente dal sindaco che festeggia anche il suo compleanno nel giorno di San Nicola. Si fa portare uno sgabello ed esterna ancora in un modo che lui stesso definisce “enfatico ed emotivo”, citando anche Murat e Napoleone. «Oggi è una grande festa. Metteremo nelle giuste mani la gestione di questo gioiello della città con la Compagnia della Rancia ma il comune sarà comunque presente. Amiamo ciò che ci circonda e cerchiamo di essere uomini veri e trasparenti. Il nostro popolo ha bisogno di concretezza e di amare il tricolore»
Poi tocca a Giorgio Semmoloni che in modo letterario racconta in pochi minuti la lunga storia del teatro dall’origine quando si chiamava Teatro dell’Aquila (in onore del cardinale Filippo Carandini) fino ai successi dei musical della Rancia. Un breve video racconta ancora di questi, dell’incendio, con immagini toccanti, e della ricostruzione. Lavori che sono invece ricordati nel loro iter dall’architetto Pierluigi Salvati: «Tre sono le parole da citare per sintetizzare questi dieci anni, chiarezza procedurale, fin dal progetto preliminare affidato a funzionari pubblici, condivisione tra tutti gli enti coinvolti e anche i cittadini, con assemblee, e continuità». Salvati ringrazia le tante imprese e professionisti coinvolti, in particolare dalle competenze decennali per il restauro edile della ditta locale Crucianelli , fino al capomastro Righetto che ha raggiunto la pensione dopo questo lavoro. Fiori per Barbara Capecci sul palco, l‘ingegnere del Comune riceve un giusto tributo come protagonista tecnica di questa ricostruzione.
Alle 23,45 il via allo spettacolo con una sorprendente Rita Pavone che a 73 anni e con una lunga carriera alle spalle, già a 19 anni era protagonista negli Usa accanto a star mondiali, ha cantato e ballato con energia da invidiare. «Spero di ritornare su questo palco, il Vaccaj è bellissimo, i teatri storici anche se rifatti, conservano un’anima del passato che si trasmette a chi li calca». Dario Salvatori conduce lo show con Melissa Di Matteo nel segno della musica pop in un clima che ricorda un pò Sanremo (ci sono anche i fiori a fare da cornice). Tocca a Enzo De Caro con un omaggio a tre grandi suoi conterranei, Antonio de Curtis, Totò e la sua poesia, Massimo Troisi e Pino Daniele: «Grandi di ieri che ancora ci fanno emozionare ma spero che su questo palco ci sia spazio per i ventenni di oggi». Chiude Michele Zarrillo con i suoi successi. Gran finale a notte alta con un teatro Vaccaj in miniatura riprodotto dal pasticcere Roberto Cantolacqua e il taglio della torta da parte di Pezzanesi e Marconi. Chi ha resistito ha poi assaggiato di fuori la dolcezza dell’arte del maestro tolentinate. Per chi si aspettava altro i prossimi appuntamenti sono domani con il concerto swing di Piji e la sua band (ospite Bobby Solo), giovedì la presentazione ufficiale della stagione (ingresso libero, aperto a tutti, fino ad esaurimento posti) e sabato 22 settembre, “Romeo e Giulietta” di Nicola Vaccaj a cura dell’associazione per la promozione musicale “Incontri d’Opera”, opera lirica per voce narrante, canto e pianoforte, adattamento drammaturgico e regia a cura di Paolo Santarelli. L’11 ottobre apertura della stagione di prosa con il debutto del musical Big Fish, prodotto da Compagna della Rancia.
Tolentino su il sipario Ecco il moderno teatro Vaccaj: dov’era e com’era (Le foto)
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Il pop si fa persino snob: sindaco e questore in azzurro sbarazzino, il vescovo che rompe il tabù del violaceo, la strana coppia Pavone-Marconi, l’eterno Dario Salvatori, la torta che si prende il palcoscenico… E il teatro appunto può andare a farsi benedire ma non certo a scapito di una presunta superiore e colta purezza violata che, un Carmelo Bene, per dire, avrebbe saputo come mandare efficacemente a quel paese senza sacrificare nulla al riprodursi continuo e contagioso dell’intrattenimento in forme diverse e speculari.
… ma non mi toccare Rita Pavone, la “donna bonsai” (come lei stessa ama definirsi): vera icona dell’Italia del boom, con il suo timing indefettibile e una voce ancora strepitosa.
Rita Pavone, La partita di pallone: https://www.youtube.com/watch?v=mDRfJ3QXpa0
Una bella rappresentazione di teatro sacro, l’ha data Marconi ( l’eminenza ) all’inaugurazione della lapide per Pamela a Casette Verdini. La pièce scelta è stata ” Toccata e fuga in tono molto minore”. Come riportato in un articolo giornalistico dove per saperne di più basta cliccare sul link già segnalato da un commentatore e da cui riporto un breve stralcio: ” In sintesi, il vescovo di Macerata ha fatto anticipare la cerimonia, vi ha presenziato per dieci minuti, non ha benedetto la lapide e non ha incontrato i familiari di Pamela, venuti apposta da Roma.”
http://247.libero.it/focus/45273390/1/lo-sgarbo-del-vescovo-ai-genitori-di-pamela/
Per Menghi. Evidentemente a teatro il vescovo si trova a suo agio.