«Se dal 2006 al 2018 per oltre 12 anni le azioni giudiziarie non avevano ancora portato alcuna certezza né a favore del Comune, né contro l’amministrazione, si è considerato che con tutta probabilità la prosecuzione della situazione di stallo sarebbe durata ancora per anni.
Per questo motivo l’amministrazione ha optato per la transazione, valutando che questo avrebbe comunque portato un’utilità al Comune e consentito al bene di iniziare un percorso di recupero a carico dell’attuale proprietà che prevede la destinazione “turistico-residenziale”, operazione che dovrà avvenire comunque sotto il vincolo della Soprintendenza, con intervento di risanamento conservativo senza aumento di cubatura o modifiche di prospetti». L’amministrazione comunale dopo la scia di polemiche suscitate dalla rinuncia alla prelazione della villa napoleonica spiega le motivazioni che hanno portato alla decisione del consiglio comunale e ricostruisce le tappe della vendita dall’originario proprietario fino alla ditta che ora vorrebbe curarne la ristrutturazione.
«A chi si scandalizza della decisione dell’Amministrazione di aver optato per la transazione della causa relativa alla prelazione su Villa Eugenia – si legge in una nota del comune – bisogna ricordare che questa vicenda prosegue con continui ricorsi all’autorità giudiziaria da oltre 30 anni senza avere alcuna decisione definitiva né favorevole né contraria al Comune». E’ il 1978 quando il proprietario Napoleone Bonaparte vende, tramite un fiduciario l’immobile. Trattandosi di bene storico artistico la norma vigente prevedeva che o il proprietario cedente o l’acquirente (società Lumar srl) o il notaio che aveva redatto il contratto avrebbero dovuto comunicare allo Stato e quindi alla Soprintendenza per i beni storico artistici l’avvenuta cessione, in modo da consentire allo Stato stesso o agli enti territoriali ove il bene era ubicato di azionare il diritto di prelazione per l’acquisto del bene stesso al prezzo indicato nel contratto. In questa fase però nessuno dei tre soggetti sopra indicati comunicò la vendita alla Soprintendenza. Ne seguì una decisione del consiglio comunale di espropriare la villa con un indennizzo in lire pari a 1.005.743.000. Ma negli anni 90 il Comune rinunciò all’esproprio. Nel frattempo la bella dimora napoleonica perdeva pezzi, sia esternamente che internamente. Nel 2001 la Lumar srl che era proprietaria vendette l’intera quota alla società Azzurra srl. La comunicazione della vendita alla Soprintendenza avviene solo tardivamente nel 2004 e quest’ultima comunicò la vendita al Comune solo nel 2006. A seguito di questa comunicazione, il Comune decise di impiantare una causa per poter esercitare il diritto prelazione, causa che sarebbe arrivata ad udienza a novembre senza l’ultima delibera consiliare. Il Comune sottolinea che la scelta alla rinuncia sta anche in un parere legale che sconsiglierebbe di proseguire con il contenzioso eche avvertiva il Comune che con tutta probabilità la prelazione non l’avrebbe potuta esperire sul prezzo di 250 milioni di lire dell’atto del 1978, ma su quello ben più consistente di 3 miliardi di lire (1 milione e 549 mila euro) indicato nella vendita della quota della Lumar alla Azzurra srl del 2001. Nel frattempo la petizione online partita dal nascente comitato che chiede un’inversione di rotta da parte del comune, in meno di 24 ore ha totalizzato più di 200 sottoscrizioni.
Anche il Fai di Macerata interviene su Villa Eugenia un bene «che abbiamo da sempre molto a cuore». La delegazione di Macerata nel 2015 ne organizzò l’apertura del parco storico. «Nella convinzione che Villa Eugenia, vincolata sia nel parco che nel fabbricato, debba essere preservata nella sua memoria storica, il Fai auspica una collaborazione fattiva ed operosa tra la proprietà e le istituzioni locali affinché vengano perseguite tutte le strade possibili atte a restaurare il bene e valorizzarlo come merita. Si offre altresì per la convocazione di un tavolo di lavoro al quale possano sedere tutti coloro che abbiano una progettualità concreta e sostenibile e che abbiano a cuore il destino della Villa. La delegazione invita a segnalare Villa Eugenia nella votazione dei Luoghi del cuore del Fai che è in corso fino a novembre, proprio al fine di poter rappresentare le istanze dei cittadini civitanovesi e non che hanno a cuore le meraviglie dell’Italia. Si rammenta in tal senso che può essere votato più di un bene».
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Ottimo lavoro, si vede che questa amministrazione e’ più concreta e fa meno chiacchiere!
Ma chi è che si scandalizza? Il politico avverso che magari sotto sotto se si sarebbe trovato dall’altra parte forse e lo sottolineo con molta enfasi ( lo dico a parole perché non so come si fa ) si sarebbe comportato nella stessa maniera. Quello che vedo io è solo una normale transazione economica di quelle che le amministrazioni comunali fanno abitualmente nel corso della loro durata a cui gli elettori prima danno l’OK e poi l’addio. Ma durante questo periodo di tempo il cittadino che è sovrano, si chiede perché e di che cosa visto che non viene, non quasi mai ma proprio mai tenuto in conto e poi l’amministratore capace sa come parlare al popolo, perché con tutti i problemi che ha, il popolo, tutto fa ma meno che starlo a sentire. Si accorgerà da solo, piano piano, nel lento scorrere del tempo, quello che gli sta succedendo attorno, realmente senza tante parole. E poi chi è che dovrebbe scandalizzarsi, l’uomo comune così detto della strada che sta sempre in strada come se non avesse niente da fare oppure l’uomo sulla strada che è una via di mezzo dell’uomo comune della strada e di quello in strada, completamento in strada con nessi e connessi ? Oh tu amministratore che dici: “ Quell’assessore è intoccabile “, non è che hai perso un po’ di vista la strada e ti sembra di trovarti a metà tra la terra e il cielo e dove tutto quello che dici ti ritorna come eco come il “ Bravo “ di petroliniana memoria? E se quell’assessore non si dovesse mostrare all’altezza della situazione, difronte al popolo non certo di chi l’ha già reso immortale, che fai, ti giochi tutto e “ carichi de mano “?
il Fai dice a proposito, dopo l abbandono di esercitare il diritto di prelazione ;che siamo difronte ad un episodio inglorioso che evidenzia un ‘allarmante inadeguatezza culturale della nostra classe dirigente .”mala tempora currunt”