Simone Livi, Francesca D’ Alessandro ed Eraldo Mosconi
di Federica Nardi
(foto di Fabio Falcioni)
Macerata: alle elezioni manca un anno e mezzo, e loro sono i primi a partire. Simone Livi (Azione in movimento) e Francesca D’Alessandro (Macerata nel cuore) ufficializzano oggi il «matrimonio politico» tra le due civiche in vista dell’appuntamento del 2020. Il progetto si chiama “In 12 punti”, che saranno presentati a settembre, e punta a ricucire lo strappo che secondo Livi e D’Alessandro l’attuale amministrazione ha creato con i maceratesi. Con loro anche Eraldo Mosconi, ex sindaco di Sant’Angelo in Pontano, nelle fila della lista di Livi. Troppo presto per parlare di candidati sindaci, l’obiettivo ambizioso delle liste è quello di «costruire una squadra più ampia». Tra le righe: dare unità a un centro destra che nelle ultime tornate elettorali non è riuscito a trovare compattezza intorno a un unico progetto o nome.
Simone Livi
«Abbiamo deciso di incontrarci e ragionare sul futuro di Macerata – spiega Livi -. Da mesi stiamo ragionando su un progetto per la città e abbiamo fatto decine di incontri insieme ad amici e professionisti. Con un denominatore comune: l’amore per Macerata. Il progetto si chiama “In 12 punti” e sono quelli di cui l’amministrazione comunale dovrà occuparsi. A settembre lanceremo la bozza. Affrontiamo la questione con molto interesse e attenzione perché non vogliamo arrivare all’ultimo mese. Macerata ha fatto acqua da tutte le parti dal punto di vista amministrativo. Stiamo incontrando tantissimi cittadini e vi posso garantire che tutti hanno come unico obiettivo rilanciare questa città. Speriamo anche di costruire una squadra: alla base di tutto c’è il progetto, non ci interessano altre discussioni. Poi andremo a decidere chi è il capitano che guiderà questa squadra. Ma non aspetteremo gli ultimi due mesi».
Francesca D’ Alessandro
Insomma, è chiaro anche per D’Alessandro che «il last minute non funziona. Che Macerata abbia tanti problemi penso sia evidente a tutti. Ha perso la sua funzione di capoluogo, non è più una città attrattiva ma è respingente. Oggetto di situazioni tragiche e imbarazzanti. Abbiamo una sicurezza che fa acqua da tutte le parti, un problema sentito da tutta la città. E non vediamo progettualità da parte dell’amministrazione. I Giardini Diaz sono ormai infrequentabili. La droga dilaga e riguarda anche i più giovani. Sul fronte del decoro urbano – prosegue D’Alessandro -, la città è diventata sciatta. Le scuole non si sa che fine faranno dopo il terremoto. L’amministrazione non ci informa, ad esempio, sul Convitto nazionale che si sta degradando sempre di più. Dare voce ai cittadini maceratesi significa prima di tutto ascoltarli». A livello politico «vorremmo unire – spiega D’Alessandro -. Se Macerata si trova in questa situazione è anche perché non c’è stata unità. Al momento è una città schizofrenica. Basti pensare ai rapporti tra Comune e università: invece di lavorare sinergicamente sembra che ci si faccia la lotta. La grande responsabilità di oggi è costruire un percorso, con il tempo necessario, per ridare alla città ciò che merita. Non caleremo nulla dall’alto». La parola d’ordine è ascolto. «Vogliamo dare l’opportunità di avere un luogo comune per poter discutere e confrontarsi – conclude Eraldo Mosconi -. Nel migliore dei modi e senza nessuna remora o pregiudizio».
Eraldo Mosconi
Simone Livi, Francesca D’Alessandro, Eraldo Mosconi
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