di Federica Nardi
(Foto di Fabio Falcioni)
Nella mano di Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, che si ritrae quando il presidente del Gus Paolo Bernabucci fa la mossa per stringergliela c’è tutta la frattura sociale che oggi il Consiglio comunale aperto di Macerata sta cercando di riconciliare, dando voce ad associazioni, cittadini e politica sul tema dell’immigrazione. Una scena che ha concluso l’intervento di Bernabucci, che ha anche letto di fronte alla vasta platea dell’aula sinoidale della Domus San Giuliano una lettera di un artigiano maceratese (senza citarne il nome) che racconta di un’esperienza particolarmente positiva di formazione con alcuni ragazzi ospiti dell’associazione. «Sono stato in dubbio se fare o meno l’intervento – ha detto Bernabucci -, ma ha prevalso il senso di responsabilità e il rispetto verso le istituzioni. Contestiamo il sillogismo tra immigrazione e criminalità. Questa percezione popolare è al di là di analisi, studi e ricerche. Ribadiamo la disponibilità al confronto con il tessuto sociale perché si possa lavorare insieme per migliorare gli interventi che vengono fatti e agire sui disagi più evidenti sia della comunità che accoglie sia di chi viene accolto.
Il problema grande è di chi si ritrova senza più progetto, senza aver concluso un qualche percorso di integrazione. Per questi motivi abbiamo reso operativa una struttura per chi non aveva più alloggi, che conta circa 12 posti. Il Gus – spiega Bernabucci -, si sta facendo carico della sua gestione. È un percorso da rafforzare anche con il coinvolgimento del Comune che potrebbe usare risorse direttamente assegnate dal ministero dell’Interno. Dagli anni ‘90 siamo diventati un importante punto di riferimento per la qualità del nostro servizio. Abbiamo sempre operato in accordo e con il mandato delle istituzioni centrali e locali. Non abbiamo mai accolto “clandestini”, né ospitato persone che non dovevamo. I fondi sono subordinati a budget, rendiconti e progetti». Per concludere si è rivolto alla madre di Pamela: «Vorrei abbracciarla, perché lei è la persona che ha più diritto di essere arrabbiata».
Ma il tentativo di riconciliazione non è stato ricambiato. Prima di Bernabucci hanno preso la parola anche Anna Mambretti di Refugees welcome Marche, che ha raccontato del progetto che coinvolge alcune famiglie che ospitano i profughi, «per uscire dall’idea assistenzialista dell’accoglienza e promuovere un patto di convivenza». E poi Daniel Amanze dell’Acsim, l’intervento sicuramente più polemico dei tre. «Non riusciamo a capire che i migranti sono esseri umani come noi. Quando si parla di esplosione dei costi la gente non capisce quante risorse umane bisogna impiegare in questo tipo di accoglienza – ha detto Amanze -, nell’accoglienza diffusa inoltre beneficiano anche i territori, perché tutti i soldi dati dal governo vengono rispesi qui. Ma purtroppo oggi c’è la memoria corta, voglio vedere chi tra di voi critica se c’è n’è uno che ha creato un posto di lavoro per gli altri. Negli anni ’90 i cittadini stessi chiedevano ai nostri ospiti di fare quei lavori che gli italiani non facevano».
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Bernabucci questa volta non ha toccato il fondo, quello l’ha già sfondato insieme a tutti quelli che lo hanno appoggiato e continuano ancora a farlo. La lista non serve, sono nomi che rimbalzano da anni e dalla morte di Pamela sono proprio il simbolo massimo del degrado umano e politico in quanto qualcuno con la politica vi sta facendo vedere i sorci verdi a Macerata. Non si può perdonare niente a Bernabucci perché non c’è cosa nella sua associazione che non sia vile. Lo è soprattutto quando accoglie chi lo arricchisce e poi lo butta dalle scale quando va sostituito. Chiedere alla madre di Pamela solo di alzare gli occhi per vederlo sarebbe stata una mostruosità, chiedergli di dargli la mano è difficile pure per me dargli un termine poco delicato. Ma solo sentire una cosa del genere avrebbe dovuto fare inorridire tutti i presenti, esclusi i parteggianti sicuramente numerosi e prendere almeno a sonori fischi il Bernabucci. Adesso una storiella che non centra niente però in questo contesto un po’ ci sta. Stamattina entravo dietro un signore sui sessanta, malmesso fisicamente e con voce flebile, in una notissima panetteria pasticceria di Civitanova. Il signore con in mano quarantasette centesimi chiede se può avere un panino ( solo pane ) con i 47 centesimi. Al che dopo brevissima scambio di parere con la collega forse di grado superiore, non so, panara di secondo grado magari, dice che lei non può rimetterci tre centesimi perché il panino costa cinquanta centesimi. Però c’è un opzione: può scegliere un minuscolo panino da trenta centesimi. Opzione questa scelta dal signore. Uscito l’ho chiamato gli ho dato cinque euro dicendogli di andare da un’altra parte a prendere il pane. Cosa che ho fatto anch’io. Ma qui gira e rigira facciamo schifo tutti quanti, certo qualcuno puzza pure.
Vorrei chiedere a Daniel Amanze se lui personalmente include tra gli esseri umani chi ha ucciso Pamela.
Non abbiamo mai accolto”clandestini”,ne persone che non dovevamo:quindi Oseghale prima di passare dal GUS era una persona per bene e da richiedente asilo é diventato clandestino,accidenti proprio un bel risultato per le due onluss!!!!
Ha fatto proprio bene la signora Verni a rifiutare l’ipocrisia della stretta di mano!!!!
“Dell’accoglienza diffusa beneficiano anche i territori perché tutti i soldi dati dal governo vengono rispesi qui” : come no, rispesi dove? nelle tasche delle ONLUS. E da dove vengono quei soldi? dalle tasche degli italiani.
Qualcuno illumini la moltitudine di ciechi come me nel capire quali benefici ne ha avuto il territorio e cioé la comunitá.
Chiedetelo alla povera signora Verni quali benefici.
No, i soldi non vanno tutti alle onlus (o quello che sono). I 35 euro che arrivano per ogni migrante per ogni giorno vanno anche a chi eroga i servizi di vitto e alloggio per il migrante, oltre che alle onlus. Il problema è se gli importi sono congrui oppure no.
Quando queste “associazioni” pubblicheranno i loro bilanci in modo trasparente da far capire come vengono imputate le poste in bilancio per le varie spese, nonchè entrate, allora, e solo allora si potrà avere una sorta di “pace sociale”. Ci sentiremo dire che “non hanno obbligo di fare ciò”. E’ vero, ma la trasparenza auspicata vale anche per tutte le pubbliche amministrazioni (Comuni, Provincie! Regioni, Stato). Gli italiani sono stufi di versare tasse senza sapere, nell’analitico DOVE e COME vengono poi spesi i loro denari. Solo con la più totale trasparenza sui numeri si riuscirà ad riacquistare quella “FIDUCIA” ormai persa nei meandri burocratici/politici che pervadono la nostra società. L’esempio deve venire dall’alto, come dicono a Napoli “‘o pesce fète d’ ‘a capa”.
un pensionato italiano,secondo lo Stato,può vivere con 600€ perchè per mantenere un migrante servono 1100€?
diamo 600€ anche per i migranti poi vediamo quante “ASSOCIAZIONI UMANITARIE” rimangono in attività.
a conferma…
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/06/26/latina-inferno-dei-centri-migranti-privati-il-gestore-intercettato-per-farli-mangiare-spendo-16-euro-al-giorno-pranzo-e-cena/4451928/
Per Luzi. Si potrebbe rispondere che la differenza (€ 1.100 – € 600) serve alla gestione del migrante, che nel caso del pensionato ovviamente non c’è.
diciamo che al pensionato e non solo,conviene imbarcarsi in Libia fingere di scappare dalla guerra e chiedere asilo politico.Come fanno il 90% dei migranti.
Per Luzi. Però se gli va male non riesce a raggiungere la costa italiana, come d’altronde capita a molti migranti.
La responsabilità in Italia è individuale, se ne faccia una ragione Marcucci. La stretta di mano si può dare o no, ma pensare che quasi quasi Bernabucci (che non conosco) sia responsabile mi sembra assurdo.