di Fabrizio Cambriani
La notizia che ci consegnano le recenti amministrative è che a sinistra c’è ancora vita. E poiché finché c’è vita c’è speranza, il sillogismo impone che per la sinistra ci sia ancora speranza. Sto parlando, in particolare, del miracolo realizzato ad Ancona dalla sindaca uscente, Valeria Mancinelli assieme a tutta la sua squadra. A tre mesi di distanza dalla catastrofe elettorale delle politiche, la Mancinelli, con una campagna porta a porta intasca il 48% dei consensi e la quasi vittoria al primo turno. Distanzia l’avversario di un centrodestra oramai solo a trazione leghista. Fa lievitare di cinque punti, rispetto alle precedenti comunali il Partito Democratico, portandolo a superare quota 30 %. Va registrato, inoltre, anche un buon risultato della civica di sinistra che si attesta tra il 6 e il 7 %. Una percentuale complessiva del 37% che come punto di ripartenza è ottima e andrebbe immediatamente coltivata anche a livello regionale magari replicando ordinatamente tutte le orme calcate nel capoluogo dorico. Nel caso della Mancinelli stando rigorosamente al programma, cioè le opere realizzate e da realizzare evitando gli orpelli di inutili divagazioni politiche, il tutto con le proprie forze e in totale e completa autonomia. Detto in negativo tenendo ben lontano dalla piazza di Ancona figure e figuri – il Pd e i loro esponenti più in vista – che avrebbero arrecato solo danni. Nel caso invece di Francesco Rubini – il candidato sindaco della civica di sinistra – la costruzione di un programma innovativo con particolare riguardo ai giovani e una lista davvero rinnovata e libera degli oramai patetici vecchi tromboni che da quasi mezzo secolo calcano il sempre più mesto palcoscenico della sinistra.
Valeria Mancinelli
Per tentare di rivitalizzare una proposta politica alternativa a quella leghista, nel caso qualcuno avesse il coraggio di intraprenderla, si tratterebbe di un cammino di fatica e dolore. Perché si dovrà ripartire da zero, ma soprattutto lasciare a terra tanta pesante zavorra. Una zavorra costituita da tutta la classe dirigente attuale. A tutti i livelli. Assieme a famigli, servitori e prezzolati opinionisti che scorrazzano nei talk show televisivi e sui giornali. Regalando ogni volta che aprono bocca, ignari, ma soddisfatti di se medesimi, voti all’avversario. L’indicazione significativa di queste amministrative è che oggi (e non chissà tra quando!) ci sono tutte le condizioni per ricostruire un campo largo nel centrosinistra. Riscoprendo e perfezionando i valori tradizionali del progressismo, assieme a quelli della dottrina sociale della Chiesa. Ma questo “l’ho già scritto dieci volte, o forse più” come cantava David Bowie domandandosi se c’era la vita su Marte.
Stefano Tombolini
Nel centrodestra, invece, siamo in pieno psicodramma. Una Lega cresciuta a dismisura e divenuta ormai incontrollabile ha spiazzato e spiaggiato Forza Italia. Priva ormai di ogni identità e proposta politica interessante, la creatura del Cavaliere non prova nemmeno a opporre resistenza all’alleato che la sta bulimicamente cannibalizzando. Sembra di assistere alla scena crudele in cui il leopardo sbrana la povera gazzella. Ad Ancona il partito, superato in voti da Fratelli d’Italia e perfino da una lista civica è ridotto al 4.3% ed elegge un solo consigliere. Inoltre su 32 candidati ben 23 non raccolgono preferenze almeno con le due cifre e addirittura 7 si fermano a zero. Segno che nemmeno loro hanno espresso il proprio gradimento. Non va meglio nemmeno al sud. A Porto Sant’Elpidio è al 5.2%. Cifre che manco il Psdi di Tanassi negli anni Settanta. Le entusiastiche dichiarazioni del commissario regionale Fiori e del senatore Cangini raccontano di un trionfo “storico” che hanno visto solo loro. E sono la prova provata di questo mesto cupio dissolvi.
Giovanni Maggi
Paga pesante pegno il Movimento 5 Stelle. Vero che il voto amministrativo è altro da quello politico, tuttavia in questo caso la contrazione è più pesante di quella preventivata. Il non avere valori condivisi a cui fare riferimento e perseguire è il grosso limite che il Movimento sconta oggi che è al governo del Paese. Si sono ridotti a essere solo il combustibile di una macchina da corsa preparata e pilotata da Salvini. E’ lui infatti che determina la strategia di gara, imposta le curve, accelera, frena e decide i cambi gomme. Con il rischio di schiantarsi a ogni curva, ma avendo la sicurezza di uscirne illeso. Con la conseguenza di bruciare per sempre tutto il carburante nell’incendio della vettura. Tra l’altro quello che era un invulnerabile blocco monolitico, sta manifestando anche all’esterno più di una crepa. Benché si dicano diversi da tutti gli altri partiti, almeno nel caso di sconfitta, rivelano la stessa abitudine: quella, cioè di incolparsi l’un l’altro. Ma anche lo stesso vizio: quello di non far emergere personalità con riconosciute qualità e competenze. E’ quanto accaduto sempre ad Ancona con il progressivo isolamento della ormai ex consigliera comunale Gambacorta, dimostratasi capace, autorevole ed esperta. Volano stracci dentro il M5S anconetano. Pesantissime le parole di accusa del leader regionale Maggi nei confronti del capogruppo in Comune Quattrini e della candidata a sindaco Diomedi. «Una gestione accentratrice e divisiva che ha allontanato gli elementi più capaci e preparati. Giochi di potere interni, spazio chiuso a chi aveva idee o mostrava esperienza, perché nessuno poteva rubare la scena a chi voleva comandare». L’ironia della sorte è che le accuse di Maggi, ricalcano, anche nelle virgole, quelle pronunciate qualche anno fa nella trasmissione di Santoro “Servizio Pubblico” dai primi aderenti al Movimento 5 Stelle anconetani – ai tempi della candidatura di Mauro Gallegati – dichiarati poi eretici e quindi scomunicati per sempre dai vertici del movimento.
In definitiva il dato che emerge da questo piccolissimo test elettorale è che, ad appena tre mesi dalle politiche qualcosa nella percezione degli elettori si sta muovendo ed equilibri politici stanno mutando. Sta adesso alle donne e agli uomini all’interno dei partiti e dei movimenti interpretarli al meglio.
Elezioni: Pd primo partito, delusione 5 Stelle e la Lega cannibalizza il centrodestra
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Vabbè… prendere Ancona come esempio… ad Ancona, si sa, il PD vincerebbe pure se non esistesse più nel resto d’Italia! Sono decenni che si arriva alle elezioni disprezzando il lavoro del sindaco uscente e puntualmente lo si rielegge con più voti di prima… poi non ci chiediamo perché le Marche sono in crisi d’identità…..
Io incomincio ad avere riserve sull’uso delle etichette centrodestra e centrosinistra perchè la questione centrale è quella dei contenuti,nei quali potrebbero anche mancare o essere marginali elementi di moderatismo centrista,cosa che confonderebbe colpevolmente l’elettore.Detto questo,preferirei parlare di fronte progressista,che è quello che mi interessa.Ne vedo e ne auspico la ripresa onde prevenire il rischio che si vada verso una forma di regime di cui avverto qualche sintomo.Si tratta di riaprire un dialogo,un confronto,aperto e libero di pregiudiziali,tra tutti i progressisti,giovani e vecchi,questi depositari di utili esperienze,che devono essere completamente consapevoli dei profondissimi cambiamenti che hanno sconvolto il mondo e che hanno nuovamente reso acuta,anche nei nostri Paesi,la questione degli emarginati,che deve restare la loro stella polare.E’ possibile : doveroso provarci.
E’ comprensibile che gli intellettuali di sinistra, comodi o scomodi, siano critici nei confronti del governo in carica. Ed è altrettanto comprensibile che tentino di recuperare il terreno perduto parlando, ossimoricamente, di ‘valori tradizionali del progressismo’, a costo di rischiare di essere paragonati a Papa Pio IX, Papa Mastai Ferretti: ‘Mastai, Mastai, ma non ti muovi mai’ (allusione al suo ritorno al conservatorismo dopo aver costruito la seconda ferrovia italiana, la Roma-Velletri).
fino a quando tv e giornali non saranno indipendenti,comanderanno sempre i delinquenti.
Ci sono ancora intellettuali di sinistra? E su che ragionano? Su Renzi, D’Alema che non esclude un rientro nel Pd, sul segretario reggente Martina a cui oltre la vergogna di appartenere al Pd non so che cos’altro possa reggere o su tutta una sfilza di soggetti intercambiabili tra loro e che darebbero sempre lo stesso
squallido risultato e non mi riferisco solo ai dati elettorali. Certo che c’è ancora vita nel Pd, vegetativa però e fino a che esistono ancora incomprensibili individui che non gli staccano la spina ancora tirano a campare. Ma poi a che servirebbe buttare via tutta la attuale classe dirigente per dare spazio ai soliti giovani che già senza sapere che appartengono al Pd appaiono già vecchi, noiosi, coperti da muffa e ragnatele. Sarebbero sempre figli del Pd dal momento che sono nati e cresciuti seguendo l’insegnamento dei loro maestri. Quando si affaccia una faccia giovane e parla di Pd mi rendo conto di come il cervello sia già strato estratto dalla testa, lavato con tutti i vizi, le ipocrisie, le falsità, i discorsi vuoti, gli insostenibili ritornelli e la mancanza totale di una identità politica e poi rimessi nuovamente all’interno del cranio. Ha ragione Michele Rossi che dice che ad Ancona vince comunque il disprezzato Pd che già immagino perché, dopo, dice Cambriani, una forsennata campagna porta a porta. E piena di promesse su misura aggiungo io.