Sand’Andò de la varba vianga

RICORRENZA - Il 17 gennaio è la festa del protettore degli animali
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Mario Monachesi

di Mario Monachesi

Il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, costituisce come altre simili date, una ricorrenza finita sotto il pesante piede della modernità. In passato era una delle ricorrenze più sentite nelle comunitå contadine. Infatti, non c’era stalla che non avesse, affissa da qualche parte, l’immagine del Santo e soprattutto non esisteva chiesa, per lo più rurale, che non ne possedesse una statua. In questo periodo tutte le stalle erano curate a dovere e per le bestie c’era una doppia razione, detta “lu satollacciu”, di mangime. Questo perché una antica leggenda narrava che la notte della vigilia Sant’Antonio, visitando ogni stalla, si intrattenesse a dialogare con gli animali i quali gli confidavano la loro condizione. Se le bestie avevano di che lamentarsi e la stalla era sudicia, Sant’Antonio malediceva il padrone, in caso contrario lo benediceva. Questa festa era particolarmente sentita nelle chiese di campagna, dove al termine di ogni messa avveniva la distribuzione dei pani benedetti che, una volta portati a casa, venivano dati agli animali. Nei giorni precedenti il parroco, passando di casa in casa benediva le stalle e lasciava il calendario di Sant’Antonio. La sera della vigilia, per i bambini arrivava “lu vecchjó”, una specie di befana al maschile, quasi sempre uno della famiglia vestito di stracci che portava cenere e carbone ai bambini cattivi, arance, confetti, castagne, noci e fichi a quelli buoni.

SantAntonio_Abate_MorettoDopo un periodo di stanca, questa festa sembra aver ripreso vigore e viene celebrata la prima domenica utile dopo il 17. Gli animali da benedire non attendono più nelle stalle ma vengono portati in chiesa o sul sagrato. Sant’Antonio Abate è detto anche Sant’Antonio il Grande, Sant’Antonio d’Egitto, Sant’Antonio del Fuoco, Sant’Antonio del deserto, Sant’Antonio l’Anacoreta. Nato a Coma (ex Qumans) Egitto, intorno al 251 e morto nel deserto della Tebaide nel 357. Fu presto invocato in Occidente come protettore degli animali, tanto da essere raffigurato con accanto un maiale, protettore dei macellai e salumai, protettore del Fuoco (Fuoco di Sant’Antonio). Fu reputato essere un potente taumaturgo, capace di guarire malattie terribili.
Legati al Santo, ma soprattutto al periodo meteorologico in cui questa fase cade, ecco alcuni proverbi: “Sand’Andò’ de la varba vianga, / se non ha sbiangato, sbianga”. “Sand’Andò’ de la varba vianga, / de nee ne porta ‘na zampa”. “Sand’Andó’ de la varba vianga, / ce la troa o ce la manna”. “Sand’Andó’ de la varba vianga, / o nee o fanga”. “Sand’Andò, / ‘n’ora e m-bo”. “Sand’Andò, / un’ora vò’ (buona)”. “Sand’Andò de la varba vianga, / ce la reca, ce la manna”. “Sand’Andò de la varba vianga, / se cce ppole ne fa ‘na vanga”. “Sand’Andò de menzu jennà’, / menza paja a lu pajà, menzo grà’ su lu granà’; tutta ciccia a lu stangà”. “Sand’Andò de la varba vianga, / se no’ negne, non ze magna”. “Sand’Andò, / ‘na zampa de vò’ (bue)”. “Sa’ Lorenzo gran callura, / Sand’Andoniu gran friddura, / ll’una e ll’ardra poco dura”. “Chj de Sand’Antoniu non combra lu porcu, / tuttu l’annu va co’ lu musu stortu”.



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