di Maurizio Verdenelli
Ora lo sappiamo. E’ stato un fallimento la ‘ricostruzione perfetta’ post sisma, quasi vent’anni fa. Non rubarono, è vero: un atto ‘eroico’ senza precedenti in tema di lavori pubblici. Tuttavia fu un fallimento. Non solo perché è mancato a quella ‘ricostruzione perfetta’ (ora si dice ‘ripartenza’ ma tant’è) un buon 10% . Le ultime provvidenze romane vennero da Massimo D’Alema, premier. Poi il Palazzo serrò ben benino i rubinetti, ma c’era da capire… – si lasciò sfuggire rassegnato ad uno dei summit a Colfiorito, il governatore Vito D’Ambrosio. Come potevano esecutivi di Centrodestra ‘foraggiare’ amministrazioni regionali di opposta colorazione e dalla scarsa influenza elettorale come quelle di Umbria e Marche? A telecamere ormai spente non bastava più Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia e santo ‘della ripartenza’, nel ’97.
Un fallimento perché non solo in quelle aree arrivarono la desertificazione economica e la fuga dai paesi montani verso la valle ma perché, in più, ora si dovrà ricostruire tutto daccapo. “Palazzo Ducale, a Camerino è venuto giù alla stessa maniera: infatti s’è voluto restaurare con metodo conservativo e non pensare ad un possibile terremoto prossimo venturo, puntualmente sopraggiunto. che come un bambino capriccioso si è divertito a gettare a terra tutto ciò che si era nuovamente innalzato con la testa rivolta indietro e non al futuro” ha detto il rettore di Unicam, il maceratese Flavio Corradini. La settimana scorsa, vicino Salisburgo, l’ing. Marco Rinaldi, sindaco di Ussita, rispondendo ad alcune domande da parte dei colleghi austriaci sul terremoto in Italia, si è sentito chiedere: “Davvero pensate di ricostruire ancora nella stessa maniera e nelle stesse aree?”. E lei? ”Che imbarazzo! Non potevo dar loro una risposta. Da così lontano, avevano già compreso il nostro attuale dramma. Vuole sapere una cosa? Per aver sostenuto, pubblicamente, in Parlamento, la necessità di un new deal edilizio post sisma sto subendo ritorsioni, anche violente”.
“Servono provvedimenti shock, non si può curare un malato grave con l’aspirina” ha detto ieri al tolentinate Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio, il sindaco di Montorio al Vomano, Gianni Di Centa. La stessa ‘cosa’ che, il giorno prima a distanza di mezz’ora l’uno dall’altro, hanno chiesto a Mattarella lo stesso Corradini e il collega di Macerata, Francesco Adornato. Il primo ricorrendo allo strumento del ‘progetto di legge’, il secondo attraverso l’ormai noto ‘Modello Ussita’. L’obbiettivo comune è quello di avere una vicinanza dello Stato, così come garantiscono tutte le Alte Autorità, ma nelle consuete vesti di esattore e in quelle fantasmatiche del burocrate. Al contrario si chiede la mano tesa per una zona ad economia speciale (Zes) nel caso camerte ed un ‘territorio a fiscalità privilegiata’ attraendo se possibile capitali da fuori, secondo il Modello ussitano. Che pare volersi scostare volutamente dal protocollo del ‘Granducato’. Non potevano mettersi tutt’intorno ad un unico tavolo? C’è stata invero una telefonata tra Corradini ed Adornato, di cui non si conoscono gli esiti (seppure intuibili): in ogni caso, come dice il rettore Unimc, ‘ogni università ha le sue specificità e i suoi saperi’. La professoressa Francesca Testella sottolinea: “Tra docenti e ricercatori di Unicam ed Unimc c’è perfetta osmosi: problemi di comunicazione vanno ricercati altrove”. In effetti, appena insediato, il 18 novembre, Adornato aveva presieduto un summit tecnico con la Protezione civile nazionale: “Convivere con il rischio” cui avevano partecipato docenti Unicam tra i quali l’ormai celebre geologo Emanuele Tondi, Gilberto Pambianchi ed Andrea Dall’Asta. Poi il silenzio è sceso come una cortina di ferro tra due università che solo 8 annifa , pronubo l’allora presidente della Provincia, Franco Capponi, avrebbero dovuto dare il via ad un progetto ‘unione’.
Due piani per il rilancio di economie disastrate non sono peraltro al momento bastate. ‘Tertium datur’ infatti in questo bagno di ‘democrazia diretta’. La terza proposta di ‘no tax area’, durata tre anni, è stata addirittura presentata ancor prima di lunedì scorso, il 26 gennaio. A firma dei senatori. Remigio Ceroni (Fi), Serenella Fuksia (Gruppo misto, ex M5s) ed Enrico Buemi, del Psi, partito che ‘sponsorizza’ pure il progetto camerte nato con i buoni uffici dell’ex sindaco socialista Dario Conti, che conta sull’appoggio dell’on. Oreste Pastorelli e del viceministro Nencini. “Sfugge ai magnifici rettori…” hanno scritto ieri i tre parlamentari rivendicando la primogenitura del progetto di detassazione. In effetti era sfuggito un po’ a tutti. Ma si ricominci pure da 3 e che ci sia l’appoggio dei parlamentari del territorio. C’è da unire le forze visto che la richiesta detassazione, così conclamata ed essenziale per il rilancio, è sfuggita soprattutto al terzo decreto legge sul terremoto. “Tuttavia speriamo che in sede di conversione…” ha sospirato l’ottimo professor Adornato. Una speranza condivisa: che almeno di tre tentativi, seppure ognuno per la propria strada, uno arrivi a destinazione. Considerato che neppure l’attenzione di Mattarella (ad Ussita, fine novembre) pare sia stata sufficiente in proposito.
“Faremo presto” ha assicurato Gentiloni, ieri mattina nella sua visita nel Teramano al confine con l’Ascolano. Ci speriamo, sembra infatti consumato il tempo di generosità private. La crisi ha reso molto più debole questo lancio tipico dell’Italiano brava gente. L’ultimo sforzo fu vent’anni quando arrivarono miliardi (in lire) per le popolazioni ‘delle tende’. Adesso? Un esempio su tutti. Ad Osimo, il sindaco ha aperto in questi giorni una sottoscrizione a favore del piccolo Samuel Di Michelangelo, 7 anni, che la tragedia del Rigopiano ha privato dei genitori Domenico e Marina. Il Comune ha versato subito 4.000 euro, una signora milanese 1.500. Ed Osimo? In tutto mille euro. La crisi ci rende inevitabilmente più tetragoni, mentre il Palazzo (e dintorni) ha finora dato risposte insoddisfacenti e la piazza si popola di gente esasperata, di vecchi e nuovi Masanielli che danno voce alla frustrata esasperazione popolare. Nelle zone interne (anche) del Maceratese avanza con l’inverno un potente nemico: il ‘deserto’. L’anabasi forzata sulla costa sta producendo i suoi danni. Un progetto inconfessabile del Potere, questo? “Cui prodest? –risponde come fugando da se stesso il sospetto, l’ing. Rinaldi- A chi conviene? Per lo Stato sarebbe una ricaduta ancora più negativa, a valle”. Il dubbio dolorosa, però, resta: torneranno a casa i valligiani, soprattutto i giovani, da Civitanova, Porto San’Elpidio e via elencando?
Chi invece non può avere residenza al mare è l’immenso e pregiato patrimonio zootecnico marchigiano. Ecco: la sua distruzione può decretare l’arrivo dell’inquietante “ospite d’inverno”. Il deserto. C’è una strage in corso nelle stalle ‘sopravissute’ mentre (è un eufemismo) stentano ad ‘arrivare’ quelle promesse. Allora in un mondo post sisma, drammaticamente diviso tra Palazzo e Stalla noi stiamo per quest’ultima dove 2017 anni fa circa è nata una ‘ripartenza’ ripiena di Speranza. Che ancora dura.
Sisma, depositata proposta di legge: “No tax area per tre anni e zona economica sino al 2023″
Unimc chiede una “zona franca” più ampia: “Riproponiamo il modello Ussita”
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Ma perché nell’attesa ( diamo per scontato che tutto funzioni e che i fondi non dipendano dai colori politici, spesso transitori, quando si ha la possibilità di votare ) e non facciamo come gli americani che si ricostruiscono la case in legno completamente volate vie dai tornado che in Italia ancora non ci sono, pare, ma forti venti sì). Ma il discorso non è questo. Prima di mettere le mani per costruire ” ex novo ” ≈ completamente, daccapo, da cima a fondo, dall’inizio, dal principio, del tutto, di nuovo, interamente e totalmente e il tutto antisismico pari pari ai giapponesi, perché non costruire vere case di legno dove abitare comodamente in attesa di case nuove avendo l’accortezza di costruirle con tetti che non ti cadano sopra durante le scosse del terremoto che ci sono, e ci saranno ancora per qualche milione di anni, qui e dappertutto. Le case di legno costano molto meno ( ribadisco case, non casette per la Barbie )e si costruiscono in fretta. Per qualcuno, nell’eventualità che poi si ricostruiscono le case in muratura, queste possano sembrare doppioni: Falso, dal momento che il nostro entroterra è a carattere turistico e dette case si possono vendere, affittare, trasformate in cento maniere. L’ingegnere che a posto quella domanda sul dove ricostruire il post ha perfettamente ragione, probabilmente teneva conto che siamo in Italia, il paese più a Sud dell’Europa e più a Nord dell’Africa. Mi fermo qui, siamo tutti architetti e ingegneri e tecnici della nazionale, però se ognuno da un parere non mi sembra sbagliato. Vedi mai, che è proprio dall’intelligenza della saggezza che possa venire fuori l’idea rivoluzionaria anche senza sapere contare fino a 2, venti o duecento. Segue un articolo sulle case di legno, che per me andrebbe letto, non per altro perché che c’è un passo che recita così : “In realtà gli americani potrebbero chiedersi ogni volta che in Italia si verifica un terremoto, come mai gli italiani sono così stupidi da costruire case che cadono anche con scosse di magnitudo 5.5 essendo coscienti di vivere in uno dei Paesi a più alto rischio sismico del mondo “. E anche :” Noi ancora dobbiamo ricostruire L’Aquila, l’Irpinia, il Belice “.
Per approfondire http://www.meteoweb.eu/2015/04/perche-gli-americani-costruiscono-case-di-legno-anche-nella-tornado-valley/428479/#SlleLFoOvUWq9GrG.99
Male che vada, con tre così autorevoli proposte in campo, sarà comunque il primo deserto “franco” della storia.