Omaggio a Macerata la comica

"Storia cittadina scritta molto alla rinfusa"
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Foto di Andrea Del Brutto

di Mario Monachesi

Macerata, 43 mila abitanti circa. Il suo primo nucleo abitativo è quello di Helvia Ricina, in quel di Villa Potenza. Quindi volenti o nolenti se ne deduce che veniamo tutti da “jo la Villa”. Ricostruita poi la città in collina, i cattolici la intitolano a Maria, i laici a…Mary. Va subito detto che Macerata è la città che ha in contrada Vergini il suo unico convento di suore, e dalle parti di Ficana, la caserma dei pompieri.

S’erge rosa di mattoni
con stupore dentro al vento
il suo corpo trova posto
tra due fiumi a flusso lento.
Un’amante ben distesa
colma d’ogni riverenza
con i piedi dentro al Chienti
e i capelli nel Potenza.

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La città ha più o meno vissuto lo stesso miracolo lauretano. Infatti, il palazzetto per la Lube, come la Santa Casa, dopo una sosta a Fontescodella ha visto la trasmigrazione verso Civitanova. Negli anni ’60 arriva anche qui il boom:

 

 

 

La città s’avvia lesta
al progresso e al suo calore
acquistando appartamenti
da Lattà lu costruttore.
Li palazzi jo la Pace
ed in via Pancalducci
prezzi voni ma l muri
fatti co’ li cannaucci.
Proprio adatti per quell’anni
de sudori fino a sera
da comprà per tutti quilli
che lasciava ji la tera.
Poca spesa e vita noa
manco ‘rriati a Macerata
le speranze dentro al cuore
e la stalla ormai scordata.
Del di loro le signore
unghie rosse rifinite
dopo un annu de su dentro
ghjà ‘n trequarti…’mputtanite.
La miseria de ‘na orda
vive ora lo godere
pure il modo di parlare
non più culu ma sedere.

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Quindi la città diventa la “Macerata granne” che tutti conosciamo, così “granne” che una volta un forestiero chiedendo ad un giovanottello: “Regazzi, ‘n do’ sta via Mozzi?”, si sentì rispondere: “intanto non me chiamo regazzì ma Peppe, e po’ che Macerata adè ‘na mujica?”

 

 

 

 

 

 

 

 

Su per piaggia de la Tore
‘rrii in cima senza fiatu
fatte intere le scalette
si più mortu che ‘rriatu.
Ma se invece femminile
te precede un dietro vellu
te ne ‘ccurghj che procedi
jenno in ardo come un cellu.
Quasci che ti dici dentro
senza certo far rumore
adè mejo quillu modu
che se c’era l’ascensore.
Una volta giunto in loco
ecco tutta l’accojenza
mille voli fatti ad arte
fanno a te la riverenza.
Anche se non sei nessuno
e di eroe non hai niente
ai piccioni mentre appari
non importa un accidente.
Tu per loro sei qualcuno
è volandoti a tenaglia
ti sistemano sul petto
una liquida medaglia.
Un penzieru ti coinvolge
sul momento sull’istante
solo issi ci-adè rmasti
a ghjrà senza mutanne.
Io non dico quelle vecchje
de ‘na orda fino a Roma
ma perdiana certo armino
un moccó de pirizoma.

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Nel 1804, Macerata, unico in Italia, si dà il primo piano regolatore. Poi c’è da rimarcare…che non si è più regolata.

 

 

 

Il viale Puccinotti
solo ieri restaurato
lo percorri solamente
se ‘n pompiere t’ha ‘mbragato.
Il perché è presto detto
nel rimetterlo a puntino
chj doveva livellare
per livella aveva…il vino.
Neanche mitti il primo piede
la virtigine è gghjà ventu
mistu pure lu secondu
adè tuttu ‘n gniramentu.
La ‘traessata non è póca
sa d’impresa e d’avventura
arrivare da Narciso
sarà cosa molto dura.

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A farci ben caso, Macerata è anche l’unica città che ha la parte finale della vita di ogni suo cittadino, più che ben allineata. Infatti sulla stessa linea spiegata nel giro di appena 500 metri annovera, ospedale, ricovero e cimitero. Fateci caso, è una verità.

 

 

 

Tre cursie da Piediripa
e alle Vergini la strada
torna antica come quanno
lu somaru java a biada.
Se restregne cuscì tanto
che lu tempu sparagnatu
dopo neanche il cimitero
te li vellu che rghjocatu.
Li la fila se fa longa
che a ‘lli pori morti nostri
se fa a tempu a recitaje
più corone e Patrennostri.
Pe’ la Villa la discesa
pare una de Bolzano
venti curve ‘na rotonna
po’ se cambi c’è lo piano.
Bene invece in galliria
li lo score è un piacerino
lu peccatu è a Montanellu
‘n do’ ce manca il trampolino.
In via Roma d’altra parte
mentre gaio ti protervi
una sbarra trovi al centro
che saltare ti fa i nervi.
Posta li da mille anni
contestata e messa a gogna
intrattiene ad arte tutti
senza neanche più vergogna.

E qui ci fermiamo, ci blocchiamo anche noi. Spero di potervi offrire altre puntate, c’è ancora molto da raccontare e spero sorridere.



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