Francesco Comi insieme al suo legale, l’avvocato Marina Magistrelli, durante l’udienza di questa mattina
di Letizia Larici
Si è chiusa con una raffica di proscioglimenti l’udienza preliminare sulle “spese facili” in Regione. Su 66 imputati solo 6 sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di peculato. Lo ha deciso oggi il gup del Tribunale di Ancona, Francesca Zagoreo, che ha inoltre assolto con la formula piena “il fatto non sussiste” i cinque tra ex presidenti, consiglieri e addetti dei gruppi, giudicati con rito abbreviato. Scagionati con il processo sprint l’ex governatore Gian Mario Spacca, il segretario Pd Francesco Comi, l’ex vicepresidente del Consiglio regionale Giacomo Bugaro (Pdl), l’ex consigliere Massimo Binci (Sinistra Democratica) e l’allora dirigente del gruppo democrat Roberto Oscar Ricci per i quali il sostituto procuratore Ruggero Dicuonzo aveva chiesto condanne tra i 3 e i 2 anni di reclusione. Ben 55 le sentenze di non luogo a procedere. Dovranno affrontare un processo, ma solo limitatamente ad alcune spese, gli ex capigruppo Pdl Ottavio Brini, Franco Capponi e Francesco Massi Gentiloni Silveri. Con loro sul banco degli imputati anche Massimo Di Furia, responsabile di segreteria del Pdl, l’allora presidente della Lega Nord Enzo Marangoni e l’ex capogruppo Prc Cesare Procaccini.
In aula ad attendere il verdetto, Francesco Comi, difeso dall’avvocato Marina Magistrelli. Poche parole da parte del segretario Pd: “Questo processo mi ha procurato tre anni di sofferenze. E’ stata una prova durissima per la mia famiglia che ha sofferto con me e per me. Sono contento che tutti gli appartenenti al gruppo Pd siano stati scagionati”. Soddisfatto l’avvocato Alessandro Gamberini, difensore di Spacca. “Era un processo che non si reggeva in piedi”. Presente alla lettura della sentenza, oltre al pm Dicuonzo, anche il procuratore capo Elisabetta Melotti. “Massimo rispetto per la decisione del magistrato – ha commentato Melotti all’uscita dall’aula – ora attendiamo le motivazioni”. Nessuno scandalo, dunque, a parte qualche “peccatuccio”: i presidenti dei gruppi consiliari, consiglieri regionali ed ex in carica tra il 2008 e il 2012 non avrebbero utilizzato 1,2 milioni fondi pubblici per darsi allo shopping sfrenato. Lo aveva chiarito nella sua requisitoria anche il pm Dicuonzo, che nella penultima udienza aveva sostenuto come la distrazione di risorse si era a suo avviso comunque verificata attraverso l’utilizzo dei soldi riservati alle spese istituzionali dei gruppi per foraggiare l’attività politica. Tesi, a quanto pare, abbracciata solo per alcune voci marginali dal gup Zagoreo. Massi e Di Furia sono stati rinviati a giudizio per una somma di 140 euro, Marangoni per circa 2.300 spesi per contributi a 2 associazioni culturali. A processo per aver irregolarmente utilizzato 204 euro Procaccini, mentre Capponi e Brini saliranno sul banco degli imputati per l’acquisto di alcuni omaggi natalizi. Prima udienza il 6 dicembre. Scagionati i due assessori ancora in carica – Angelo Sciapichetti (Pd) con delega alle Infrastrutture e ai Trasporti e Moreno Pieroni, assessore alla Cultura e al Turismo, chiamato in causa come ex presidente del Psi – e i consiglieri che figurano nell’attuale “parlamentino”: l’attuale capogruppo Pd Gianluca Busilacchi, Mirco Carloni (Marche 2020), Luca Marconi (Udc), Enzo Giancarli e Gino Traversini (Pd). Tra i difensori, oltre agli avvocati Magistrelli e Gamberini, Gabriele Cofanelli, Gianfranco Formica, Nicola Perfetti, Luciano Pantanetti, Rossano Romagnoli, Francesco De Minicis, Laura Versace e Davide Toccaceli.
(Servizio aggiornato alle 18,35)
L’ELENCO DEI PROSCIOLTI:
Luca Acacia Scarpetti, 54 anni, di Pesaro, Francesco Acquaroli, 42, sindaco di Potenza Picena, Fabio Badiali, 61, di Castelplanio, Stefania Benatti, 58, di Ancona direttrice della Marche Film Commission, Massimo Binci, 60, di Ancona, Giuliano Brandoni, 61, di Chiaravalle, Raffaele Bucciarelli, 68, di Maiolati Spontini, Giacomo Bugaro, 47 anni, di Ancona, l’attuale capogruppo del Pd Gianluca Busilacchi 40 anni di Ancona, Valeriano Camela, 59, di Ascoli, Giuseppe Canducci, 33, di San Benedetto, Adriano Cardogna, 64, di Ancona, il capogruppo di Area Popolare Mirco Carloni, 35, di Fano, il sindaco di Ascoli Guido Castelli, Graziella Ciriaci, 55, di Ortezzano, il segretario del Pd Francesco Comi, Giancarlo D’Anna, 62, di Fano, Antonio D’Isidoro, 74, di Ascoli, l’ex assessore Sandro Donati, 55, di Acquaviva, Paolo Eusebi, 58, di Ancona, Andrea Filippini, 35, anni di Ancona, Elisabetta Foschi, 43, di Urbino, Enzo Giancarli, 63, di Jesi, l’ex assessore Sara Giannini di Morrovalle, Roberto Giannotti, 69, di Pesaro, l’ex assessore Paola Giorgi, Dino Latini, 55, di Osimo, l’ex assessore provinciale Leonardo Lippi di Cingoli, Marco Luchetti, 66, di Falconara, l’ex assessore all’agricoltura Maura Malaspina, Katia Mammoli, 66, di Jesi, Luca Marconi attuale capogruppo Udc, Erminio Marinelli di Civitanova, l’ex assessore Almerino Mezzolani, Luigi Minardi, 67, di Fano, Adriana Mollaroli, 62, di Fano, Giulio Natali, 59, di Ascoli, Rosalba Ortenzi, 65, di Fermo, Fabio Pagnotta, 53, di Acquasanta, l’ex sindaco di San Ginesio Pietro Enrico Parrucci, Paolo Perazzoli, 65, di San Benedetto, l’ex assessore regionale Paolo Petrini, Giuseppe Pieroni, 68, di Montefortino, l’attuale assessore Moreno Pieroni, il maceratese Fabio Pistarelli, l’ex capogruppo del Pd Mirco Ricci, Roberto Oscar Ricci, 67, di Porto San Giorgio, Lidio Rocchi, 80 anni di Ancona, Franca Romagnoli, 58, di Sant’Elpidio a Mare, l’assessore regionale Angelo Sciapichetti, Daniele Silvetti, 43, di Ancona, l’ex presidente del Consiglio Vittoriano Solazzi, Franco Sordoni, 67, di Ancona, l’ex governatore Gian Mario Spacca, Oriano Tiberi, 68, di Sassocorvaro, Gino Traversini, 55 anni, di Cantiano, Umberto Trenta, 62, di Ascoli, l’ex assessore Luigi Viventi, 62, di Fabriano, Roberto Zaffini, 55, di Fano, Giovanni Zinni, 42, di Ancona.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
E’ bello sapere che nelle Marche i nostri politici sono più onesti dei loro elettori.
La magistratura si concentri piuttosto sui misfatti di Charlie Hebdo.
“Scusate, abbiamo scherzato…”
Spero che chi ha organizzato il tutto almeno paghi le spese……Se io sbaglio la sentenza x me è immediata!!!!!
Coi dovuti distinguo, Giorgi. Qui la magistratura si è mossa d’ufficio, là, su querela del Sindaco di Amatrice , idealmente condivisa dal Presidente della Regione Lazio, Zingaretti.
Due ” pratiche” fra loro incomparabili. Una, dovuta, l’altra, come scrive Saviano, più ” una reazione al dolore”, che una vera e propria azione legale; una più che legittima misura di diritto contro ogni esagerazione. Perchè a tutto c’è un limite. Perchè un conto è stare dietro una scrivania, esercitare la propria creatività e immaginazione, un’altra , come sarà stato per il sindaco di Amatrice, respirare l’odore del sangue fra le macerie mentre speri che i vigili del fuoco, i volontari, i cani, estraggano più persone vive possibile da sotto le pietre.
Moroni, mi consenta solo di ricollocare nel suo contesto integrale quel frammento di Saviano che Lei mi cita:
«La prima vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto che ha colpito le regioni dell’Appennino centrale ha dato fastidio soprattutto perché, in maniera macabra, ha veicolato un messaggio semplice: quando si costruisce male o quando non ci sono piani di emergenza in zone ad alto rischio, quello che non mettiamo nel conto, ma che può succedere, è la tragedia.
Questa prima vignetta ha colpito al cuore chi nel terremoto ha perso molto, ha perso tutto. E l’Italia solidale, che attorno alla tragedia s’è stretta, non ha potuto trattenere un moto d’indignazione nei riguardi della redazione di Charlie Hebdo che pure non ha avuto vita facile.
Però, quella prima macabra vignetta, non l’ho letta come una manifestazione di superiorità o di razzismo, o come la volontà di fare del male, ma come la constatazione di un dato di fatto: a fare danni non è stata la natura ma gli abusi edilizi, gli edifici pubblici costruiti senza rispettare i criteri antisismici e quelli solo apparentemente messi in sicurezza.
Poi l’indignazione ha indotto (non certo costretto) Charlie Hebdo a rispondere con un’altra vignetta. Questa personalmente l’avrei evitata perché scomposta, perché la satira non dovere giustificare se stessa, ne diventare didascalica. L’avrei evitata non perché di cattivo gusto, ma perché estremamente superficiale.
“Non le ha costruite Charlie Hebdo le vostre case, ma la mafia”: se per mafia si intende malcostume e irregolarità, ci può anche stare.
Ma la mafia, le mafie, sono qualcosa di più specifico e dettagliato. Sono organizzazioni criminali che agiscono per perseguire il profitto e lo fanno con metodologie e strumenti noti e che possono essere ricondotti solo a loro. In Italia abbiamo il reato di associazione mafiosa, ed è un’ipotesi di reato che si configura in circostanze ben definite. In Francia questo reato manca (e manca quindi anche attenzione) e da qui derivano, a mio avviso, le falle nel sistema di sicurezza francese che hanno portato alle tragedie dell’ultimo anno, iniziate proprio con la strage alla redazione di Charlie Hebdo. La Francia ignora che molto spesso chi organizza attentati ha legami strettissimi con la criminalità organizzata, con lo spaccio e il traffico di stupefacenti, con chi ricicla denaro ed è in grado di fornire armi e luoghi in cui nascondersi, in cui fare latitanza. Ci si concentra sulle origini geografiche degli attentatori, sul fatto che siano musulmani, ma mai sui loro curricula criminali che potrebbero, invece, dire moltissimo.
Ma tornando all’Italia e al terremoto, l’abuso edilizio di privati cittadini, la mancata messa in sicurezza di edifici pubblici non è mafia, sono crimini, crimini tremendi dettati da malcostume, superficialità, volontà di profitto e (non ultimo) dalla crisi e dalle scarse risorse, ma non è mafia.
Ecco perché a Charlie Hebdo direi: Attenzione! Se tutto è mafia nulla più è mafia.
Ciò premesso, la satira non deve far ridere, ma riflettere. La querela che il Comune di Amatrice ha presentato contro Charlie Hebdo per le due vignette è una reazione al dolore, ma forse non è il modo giusto per ripartire.»
(fonte https://www.facebook.com/RobertoSavianoFanpage/posts/10153933064671864:0)
Moroni, per quanto l’iniziativa non sembri aver reso esattamente entusiasta il Saviano, si è comunque liberi di aderire con fierezza ed orgoglio alla grande crociata moralizzatrice contro la satira cattiva.
Massimo Giorgi, la mia stima per lei, per la sua arguzia, per la cultura e intelligenza che continuamente dimostra, non viene scalfita di mezzo grammo per il fatto che , mi pare, siamo divergenti sulla questione. Certamente, poi, che ognuno è libero di criticare anche chi critica, nella fattispecie la satira irriverente di Charlie Hebdo, che secondo me , oltre che essere di pessimo gusto anche di facile satira nel caso in specie perché fondata sullo stereotipo di noi italiani ” mafia e maccheroni” ma che per fortuna, non siamo solo questo. Siamo ANCHE questo. E lo dimostra il servizio di Cm sulla Chiesa di Amatrice che in pieno epicentro sismico ha tenuto bene grazie ai lavori di ristrutturazione bene eseguiti a suo tempo dalla ditta Perotti di Muccia. E allora: come fai, tu italiano da nord a sud, che fai le cose bene a sopportare simili insulti generalizzati senza reagire un minimo, senza indignarti un pò ? Bene ha fatto perciò, sempre per me, il Sindaco di Amatrice a nome suo e di tanti italiani che non si riconoscono nella vignetta di Charlie.