Il Trovatore “di fuoco”
ritorna allo Sferisterio

MACERATA - L'ultima opera in programma è pronta a svelarsi sul palco dell'arena dopo il successo ottenuto nel 2013. La domenica sarà animata da appuntamenti introduttivi per accompagnare il debutto. Nella giornata di oggi per gli Aperitivi culturali il filosofo Umberto Curi ha mostrato i legami che accomunano le tre rappresentazioni liriche. Tra il pubblico anche il professor Pietro Rescigno, ex docente di Unimc e luminare del diritto civile

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Il fuoco de Il trovatore (foto Antonio Tabocchini)

di Marco Ribechi

(foto di Lucrezia Benfatto)

Il Trovatore “di fuoco” torna domani (31 luglio) sul palco dello Sferisterio. Lo spettacolo allestito da Francesco Negrin, già acclamato a Macerata nel 2013 per la stagione dal titolo “Muri e divisioni” si riscopre fortemente attuale, alla  luce delle barriere e dei contrasti etnici e sociali su cui accende i riflettori la 52° stagione maceratese dedicata al Mediterraneo. Spetta quindi al pluripremiato regista Francisco Negrin raccontare la storia dei due figli del Conte di Luna divisi nella culla dalla superstizione e dalla guerra. Come nella tragedia  greca i personaggi sono perseguitati dai fantasmi del passato che pretendono vendetta in uno scenario  senza vie d’uscita, in cui la speranza di un futuro diverso che anima i giovani Leonora e Manrico è destinata a soccombere. Come voleva Verdi motore dell’azione è Azucena, posseduta dalle ombre vendicative della madre e del figlioletto perduti. La scenografia pensata da Louis Desiré accende lo Sferisterio di  bagliori di fiamma.

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Una scena dell’opera (foto Antonio Tabocchini)

Daniel Oren, bacchetta di fama mondiale e apprezzato allo Sferisterio nel lontano 1983 in Tosca con Monserrat Caballè, dirige l’Orchestra Regionale delle Marche nelle rappresentazioni del 31 luglio e 12 agosto, alternandosi sul podio con Francesco Ivan Ciampa per la recita del 6 agosto. Sul palcoscenico due graditi ritorni, quello di Enkelejda Shkosa, l’Azucena del 2013 e quello di Anna Pirozzi (Leonora) già protagonista del dittico verista Cavalleria rusticana/Pagliacci dello scorso anno. In attesa dell’opera vari sono gli appuntamenti in programma per domani. Si comincia alle 12 con gli Aperitivi Culturali nei locali degli Antichi Forni. Ospiti dell’incontro intitolato “Luna, amore, fratelli” sono la giornalista Carla Moreni del “Sole 24  Ore” e il regista franco-spagnolo de Il Trovatore. Negrín e Moreni discutono sull’allestimento che debutta in serata per spiegare ed evidenziare nel miglior modo possibile le inquietudini che muovono i personaggi verdiani, facendo particolare attenzione alla gitana Azucena. Alle 17 proseguono a sbocciare nel parco di Villa Cozza i Fiori musicali, recital di arie belcantistiche che fanno da preludio allo spettacolo in Arena. Il Festival Off procede nel pomeriggio di domenica con i brindisi in musica alla Civica Enoteca insieme a Lorenzo Natali e le imprenditrici del settore Green Ecnomy. Il cortile municipale in Piazza Mazzini si riempie delle musiche della Biscaglia con Ljos Duo, composto da Lucia Galli (arpa) e Federica Torbidoni (flauto). Ad accompagnare il pubblico con letture di  prosa e poesia relativa alla regione spagnola, c’è la voce dell’attrice Roberta Sarti.

 

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Umberto Curi e Cinzia Maroni

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Parte da Totò e Pasolini il viaggio di Umberto Curi attraverso le tre opere della stagione lirica dello Sferisterio di Macerata. Oggi agli Antichi forni l’aperitivo culturale con il filosofo che cerca di delineare il legame che accomuna la Norma, l’Otello e Il trovatore messe insieme dal Mediterraneo, la tematica scelta da Francesco Micheli per il 2016. «Per molti critici le tre opere non hanno nulla in comune, anzi presentano grandi diversità e non sono accomunabili – inizia Curi – A mio avviso esistono invece degli elementi che danno evidentemente ragione alla scelta del direttore artistico Micheli». Il primo fil rouge è la matrice della grande tragedia attica che fa da sfondo alle produzioni. «Tutti e tre i libretti – spiega il filosofo – sono rielaborazioni di tragedie già esistenti. In particolare il richiamo è all’Orestea di Eschilo il cui nodo è il passaggio dalla legge arcaica della vendetta al giudizio positivo della legge e quindi alla società moderna e civile.

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Il pubblico agli Antichi forni

I personaggi delle opere dialogano intorno al tema della vendetta e della violenza. Allo stesso tempo emerge l’inaccettabilità della morte innocente. In questo caso il riferimento è all’Alcesti di Euripide che considero uno dei primi testi di letteratura femminile». Curi passa poi ad analizzare la poetica di Aristotele.«Ci sono dei richiami ai parametri definiti per lo scioglimento dell’intreccio, necessari per raggiungere gli obiettivi di ogni tragedia: la compassione e il terrore. I due principi aristotelici sono il rovesciamento della situazione, che crea sorpresa, e il riconoscimento di un personaggio la cui identità si credeva fosse un’altra». Infine l’ultimo punto, quello decifrato da Micheli, il Mediterraneo.

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Umberto Curi

«Non è un’accezione geografica ma culturale – spiega Curi – Tutti e tre i paesi in cui si svolge la vicenda, sono “dallo stesso” lato del Mediterraneo, uniti da radici storiche comuni. Il problema è nel rapporto con l’altro. La tematica è estremamente attuale e si delinea anche linguisticamente. Mentre nel mondo greco la parola per definire lo straniero accoglie anche il concetto di ospite, nel latino, extraneus, si perde questa matrice per lasciare solo il significato negativo di “colui che è fuori dalla comunità”. Se pensiamo a due parole molto in uso purtroppo in questi tempi, respingimenti e accoglienza si vede come abbiamo abbandonato completamente l’idea di ospitalità. Ma l’altro, che Freud definisce in un suo saggio “Il perturbante” è necessario anche per riconoscere se stessi e formare la propria identità. Insomma tutte e tre le opere mettono in questione il rapporto con l’altro». L’apprezzamento del pubblico agli incontri del Festival Off è ormai una consuetudine. Nella platea anche un importante nome della giurisprudenza italiana, il professor Pietro Rescigno, il più grande civilista italiano che all’età di 24 anni, ora ne ha 88, fu professore nell’ateneo di Macerata dove ritorna sempre con grande piacere proprio per la stagione lirica dello Sferisterio. L’aperitivo finale di grande qualità è stato offerto da “Il contadino” di corso Cavour.

 

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Il professor Pietro Rescigno

 



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