di Giancarlo Liuti
Durante la recente veglia pasquale il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi ha detto alcune cose che interpretate laicamente mi hanno fatto riflettere. Una, soprattutto: “Abbiamo bisogno di tanti che vadano controcorrente” (leggi l’articolo). E qual è la “corrente” che ci trascina, noi ormai fiaccati dall’età ma purtroppo anche i nostri giovani che, dice il vescovo, sono “nati e cresciuti dentro un modo di pensare ripiegato sul piacere del tutto e del subito”? E’ la “corrente” dell’individualismo e dell’egoismo che “dominano la cultura contemporanea”, la “corrente” di uno sfrenato desiderio di denaro e di spenderlo, “l’orgia del desiderio”, come diceva Umberto Eco riferendosi alla “società liquida” che appunto scorre via come in un fiume in piena.
Pur parlando in generale e forse riferendosi all’intero Occidente, immagino che il vescovo Marconi abbia considerato con particolare premura la situazione del territorio della sua diocesi. Pure da noi, quindi, c’è bisogno di “tanti che vadano controcorrente”? Sì, ma ce ne sono pochi, specie fra i giovani. Basta prendere atto dei dati allarmati e allarmanti di magistratura, carabinieri e polizia: notti bianche, movide, sesso di gruppo con foto su Facebook, alcol, droghe, vandalismi. Trasgressione? Magari lo fosse! Come nei movimenti giovanili del Sessantotto, la trasgressione è pur sempre uno slancio vitale che punta, o crede di puntare, a un futuro migliore. Invece no. In molti giovani, oggi, prevale la pura, semplice e mediocre voglia di fuggire dalla noia.
Colpa loro? No, colpa nostra. Oltre vent’anni fa questa “corrente” l’abbiamo creata noi quand’eravamo meno vecchi e via via l’hanno alimentata quelli di noi che vecchi ancora non sono. In che modo? Edificando una società priva di solidi ideali, una società nella quale parole come “Europa”, “Italia”, ”Democrazia” e “Politica” hanno perso valore, si sono sbiadite, son considerate orpelli retorici. E lo stile di vita che oggi prevale è segnato dall’indifferenza, dall’abitudine, dal consumare, giorno per giorno, il presente, dalla fiacchezza morale di un conformismo utilitaristico e fatalistico. Sono questi, in fondo, gli inevitabili effetti del tramonto degli ideali. A Macerata, nelle Marche, in Italia, in Europa e nell’intero Occidente ci stiamo invecchiando per l’allungamento della vita e per il calo delle nascite , il che diffonde una sorta di inerzia che è naturale nei vecchi ma finisce per contagiare tutti, giovani compresi.
In altre parti del mondo – Medio Oriente e alcuni paesi dell’Africa mediterranea e centrale – certi solidi e magari disperati ideali ci sono, altrimenti non capiremmo quel loro “andare controcorrente”, stavolta le correnti del mare, che essi ben sanno a incombente rischio della vita per uomini, donne, bambini. Mi riferisco, sia chiaro, a quelle migliaia di emigranti cosiddetti “economici” che fuggono dalla fame delle miserevoli lande di alcune zone africane e, ovviamente, mi riferisco soprattutto a quelle altre migliaia che fuggono dalle sanguinosissime guerre in Iraq e in Siria. E’ gente giovane, piena di energie vitali, pronta ad affrontare sacrifici che noi, trascinati dalla “corrente” di cui s’è detto, stiamo perdendo la forza di affrontare. In un auspicabile clima di reciproca integrazione civile e culturale, insomma, la loro vitalità ci servirebbe anche per il nostro sviluppo economico, come cercò di farcelo capire pure il premier tedesco Angela Merkel, che purtroppo non sembra essere stata capita nemmeno del suo stesso popolo, anch’esso, come il nostro, invecchiato e incapace di “andare controcorrente”. E non facciamoci ingannare da chi per fini di parte politica s’inventa cifre per noi catastrofiche. La verità è che nell’unione europea vivono circa 500 milioni di persone, fra le quali gli islamici sono circa il 6-7 per cento. Un’invasione? Via, siamo seri.
Mi si chiederà: “E i terroristi dell’Isis? E le stragi di Parigi e Bruxelles? Non sono state compiute di islamici? Perché non ne parli?”. Tutto vero e sarebbe imperdonabile non prenderne atto. Nel farlo, però, non bisogna ignorare che queste stragi sono volute e compiute da quella satanica ideologia anche religiosa che proviene dal fondamentalismo assassino del Califfato dell’Isis, i cui seguaci, trasferitisi o addirittura nati in Francia e in Belgio, sono un’infima minoranza rispetto ai milioni di islamici residenti in Europa e spesso da più generazioni. Però ne bastano pochi, quasi sempre dieci o venti, a seminare il terrore da noi. Pochi ma straordinariamente inesorabili nel loro demoniaco e universale ideale di morte, dapprima contro di noi e infine contro se stessi facendo brillare le cinture esplosive che gli serrano i fianchi. Che cosa li muove? Dogmi religiosi (i più aggressivi passi del Corano che certi Imam gli hanno iniettato nei cuori) ma anche vendette storiche, riscatti sociali e – perché non dirlo? – un temerario coraggio che oltrepassa ogni limite umano e sarebbe folle ammirare. Quel coraggio che per fini ben più degni dei loro noi andiamo purtroppo perdendo, il coraggio, come ha detto il nostro vescovo, di “andare controcorrente” rispetto all’attuale e futile stile di vita.
La civiltà dell’Occidente, formatasi oltre due secoli fa sui principi “Libertà, Uguaglianza, Fraternità” della rivoluzione francese è nettamente più avanti di qualunque altra nei diritti umani, nel rispetto di ogni religione e di ogni cultura, nell’intolleranza solo per l’illegalità e nella parità dei sessi col superamento della subordinazione della donna. E più avanti lo è , senz’alcun dubbio. Difendiamola, allora. In che modo? Con la guerra, uccidendo per non essere uccisi? Forse sbaglio ma mi ostino a non credere che sia questa la retta via. Il modo giusto è impedire che la nostra civiltà peggiori e venga meno ai suoi fondamentali valori civili e morali. Ha dunque ragione il vescovo di Macerata: bisogna “andare controcorrente”.
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Cominci la Chiesa, cambiando i suoi comportamenti, ad andare controcorrente.
Il bello è che risalendo intrepidamente controcorrente, come salmoni in fase di riproduzione, verso le sorgenti illuministe francesi della civiltà dell’Occidente, s’incontreranno altre, sempre più numerose ed entusiastiche, espressioni di laica adesione nei confronti del pensiero sacerdotale.
Li preti a ddifenne
Parlo latino? Te l’ho ddetto gglieri,
e bbisogna che mmó tte l’aripeti?
A mme nun me dí mmale de li preti;
o ddiventamo du’ nimmichi veri.
Saranno paggnottanti, culattieri,
ladri, canajja, e cquer che vvôi; ma cquieti:
noi nun dovemo entracce in sti segreti,
e ttutti hanno da fà li su’ mestieri.
Senza tante raggione che mme porti,
noi avemo da véde e stacce zitti,
amalli vivi, e rrispettalli morti.
Ciài da cavamme fora antri delitti?
Ebbè ssi vvanno co li colli storti,
nun potranno portà li colli dritti.
Si parla di Europa….parola vuota che dimostra ogni giorno di piu’ la sua inutilita’..di Italia…parola oltremodo inutile tanto siamo stupidamente protesi verso un ideale di europa…che svuota quotidianamente noi stessi dei nostri ideali e delle nostre idee e richieste di fronte al grande dio dell’economia e delle multinazionali…si parla di democrazia …che non esiste da anni essendo il pd tutto tranne la massima espressione del popolo…basti vedere con che mandato stia governando questo scellerato paese…si parla di politica che tutti sanno essere un entita’ astrusa ed astratta lontana dagli interessi del popolo e vicina solo all’arricchimento personale e delle grandi corporazioni…si parla di islamici millantando solo il 6/7% in tutta europa ma non si tiene conto di tre fattori…immigrati clandestini che fanno decisamente salire il numero e le percentuali…il tasso di pericolosita’ dei soggetti stessi..e soprattutto asetticamente dire che su 500 milioni di abitanti corrispondano solo a tale percentuale senza considerare che e’ alquanto difficile che negli ex paesi dell’est ora inseiriti nel progetto europa tale percentuale possa essere presente essendo il fenomeno islamistica piu’ presente e massiccio nei paesi piu’ importanti d’europa.Se si volesse fare qualcosa bisognerebbe concepire un nuovo modo di fare politica scevro da clientelismi e con punizioni certe per chi sbaglia,una legalita’ diffusa che non glorifichi i furbetti dell’evasione cosa che attualmente e’ prassi diffusa tra la gente comune..e soprattutto un distacco netto dall’europa con ripristino della sovranita’ nazionale e la riaffermazione di un ideale di Italia.A scuola ci insegnavano l’inno d’Italia…lo fanno ancora??? a sentire i miei figli non penso proprio…e potrei continuare ancora lungamente…..Se poi vogliamo parlare ad esempio di uguaglianza…basta vedere nel pratico il mondo del lavoro e le “LIEVI” differenze tra pubblico e privato…
I giovani sono molto più intelligenti, saggi e sani di noi adulti. Non crede che abbiano già capito con che tipo di interlocutori abbiano a che fare e le reali possibilità di crescita e sviluppo che hanno, specialmente in Italia dove il tasso di disoccupazione giovanile è tra i più alti al mondo? Dove l’impegno, il sacrificio e il lavoro vengono sistematicamente annientati da chi passa avanti a te o ottiene vantaggi con le solite raccomandazioni in tutte le situazioni?
Nella sua analisi parla dei giovani che sono tutti dei trasgressori mentre poi parlando di islamici (accostamento inquietante!!) sono 10 o 20 cioè pochissimi. Mi permetta di dirle che il supporto statistico è soggettivamente viziato a supporto di una tesi molto discutibile e conformista. Non certo il modo giusto per andare controcorrente.
è poco serio guardare le percentuali attuali senza considerare la tendenza, i tassi d’incremento rispetto al passato e senza sforzarsi di prevedere la situazione nel futuro. I musulmani in Italia nel 2001 erano seicentomila oggi sono 2 milioni. In quindici anni sono triplicati, di questo passo nel 2030 saranno 6 milioni, nel 2045 18 milioni, nel 2060 54 milioni. Proviamo a immaginare cosa sarà della curia vescovile di Macerata nel 2060…
Va bene che si sia in molti ad andare controcorrente, ma per favore, è ora di finirla col pensare che gli islamici siano una opportunità per il nostro paese.
Giustamente il Signor Pavoni dice che nel 2060 saranno 54 milioni,e saranno tanti da mettere irrimediabilmente in discussione la nostra cultura, la nostra storia, la nostra civiltà.
Sin da quando è cominciata l’ invasione islamica, era da attivare una politica di controllo stretto obbligando chi voleva entrare, a sottoscrivere una dchiarazione di integrazione , se l’islam è in contrasto con le nostre leggi ( e lo è in varia maniera), la religione deve essere disattesa. Chi non accetta, torna a casa.
Non si sarebbe trattato di una chiusura di frontiere, ma un modo efficace per cui chi accetta in toto le nostre leggi entra, gli altri no
Purtroppo niente di tutto questo avviene, anzi li vediamo spadroneggiare in ogni dove e chi pensa che essi siano una opportunità, deve riflettere molto. Non siamo di fronte ad una invasione saracena, ottomana o turca, siamo di fronte ad una accoglienza che un giorno segnerà la fine della nostra civiltà e della curia vescovile di Macerata.,ovviamente.
Tollerare società con eccessi di opulenza e soprattutto di disparità nella distribuzione delle ricchezze forse può spiegare bene l’origine di tanti mali del nostro tempo. Mentre la soluzione pacifica ai potenziali conflitti tra popoli e filosofie diverse sta in una parolina magica che noi occidentali abbiamo conquistato a prezzo di tanto tanto sangue: LAICITA’. Principio che oggi ci permettiamo di calpestare e di considerare addirittura estraneo a noi stessi in nome di quelle stesse Tradizioni contro le quali ci siamo battuti nei secoli perché opprimenti.
Verrebbe da chiedere dunque ai preoccupati del futuro della nostra civiltà almeno due cose, una pratica-pratica e una più filosofica:
1) In che modo CONCRETO vorrebbero evitare i flussi migratori e il diffondersi dell’Islam? A suon di carneficine, di deportazioni o di conversioni forzose? Nel primo caso, chi combatterebbe materialmente questa nuova guerra? Suppongo i già disastrati giovani, che così verrebbero sottratti alle strade, alle orge e alla noia? Nel secondo, invece, delegheremmo il “lavoro sporco” alle varie istituzioni ecclesiastiche cristiane (magari con l’aiuto del braccio armato statale)?
2) Il fondamentalismo cristiano sarebbe la giusta ed efficace risposta al fondamentalismo islamico? A me sembra semplicemente il passaggio da una padella a una brace… Sarebbe da ridere (se non fosse tragico) notare con quanta apprensione i talebani nostrani si preoccupano dei loro omologhi con i quali condividono le stesse paure, la stessa intolleranza e la stessa voglia di rivalsa ad ogni costo!!
Temo banalmente che, come già ampiamente accaduto, la Storia europea si stia ripetendo inesorabile: a punte di estrema civiltà facciamo seguire sempre punte di assoluta crudeltà e disumanità; ecco, mi pare che siamo ben incamminati su quest’ultima strada. Nessun Dio ci perdonerà se continueremo a percorrerla fino al fondo, anche se questo peccato venisse disinvoltamente rimesso da uomini che diranno di parlare e agire a Suo nome. Del resto, pure questo ci è già successo.
mi sa che questo Vescovo s’è bevuto il cervello
Perilli, penso anch’io che siamo malati terminali, che l’Islam sia un cancro inoperabile… ma cerchiamo almeno di morire con dignità senza coprirci di ridicolo, senza chiamare medicine i peggiori agenti cancerogeni o opera di misericordia il nostro cieco ed irresponsabile masochismo.Quanto alla concretezza: tutti gli altri paesi europei tentano di controllare le frontiere, di respingere per quanto è possibile gli invasori. Solo l’Italia è ufficialmente ansiosa di beneficenza tanto da trasformare la beneficenza in un’attività speculativa oltre che spirituale.
Perrilli, la nostra civiltà si fonda sul principio ” ciò che è di Cesare a Cesare, cioò che è di Dio a Dio. L’islam,no. Per l’islam Allah, è il principio e gli uomini devono seguire ciò ha detto al profeta Maometto, quindi non distingue il potere religioso da quello politico e qui sta tutta la sua forza tendente alla sharia.
Perrilli, se l’Europa non vorrà essere islamizzata, dovrà combattere l’Islam.
Non credo proprio nella opportunità annunciata dal nostro Vescovo.
“La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza.
Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.
In questa formulazione, io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finché possiamo contrastarle con argomentazioni razionali e farle tenere sotto controllo dall’opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia delle decisioni.
Ma dobbiamo proclamare il diritto di sopprimerle, se necessario, anche con la forza; perché può facilmente avvenire che esse non siano disposte a incontrarci a livello dell’argomentazione razionale, ma pretendano ripudiare ogni argomentazione; esse possono vietare ai loro seguaci di prestare ascolto all’argomentazione razionale, perché considerata ingannevole, e invitarli a rispondere agli argomenti con l’uso della violenza.
Dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti.
Dovremmo insomma proclamare che ogni movimento che predica l’intolleranza si pone fuori legge e dovremmo considerare come crimini l’incitamento all’intolleranza e alla persecuzione, allo stesso modo che consideriamo un crimine l’incitamento all’assassinio, al ratto o al ripristino del commercio degli schiavi”.
K POPPER
Sì Cerasi, solo che la “società aperta” di cui scriveva Popper nel 1945 ce la siamo persa già da un po’.
https://www.youtube.com/watch?v=FWEYyyzykbU