Neonato morto in ospedale,
la madre incontra Ceriscioli:
“L’ostetricia di Macerata non è a norma”

TREIA - Il bimbo di Isabella Rapaccini aveva contratto l'Echo virus: "L'indagine è stata archiviata, io ancora attendo giustizia. Al governatore ho fornito la documentazione in mio possesso. Al direttore dell'Asur Maccioni chiedo come mai non è stata avviata una indagine interna"

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Isabella Rapaccini

Tre anni fa ha perso il figlio appena nato a causa di un virus contratto nel reparto di Ostetricia di Macerata, martedì mattina si è schierata in difesa del punto nascite di San Severino (e degli altri che sono a rischio di taglio) e lo ha fatto incontrando il governatore Luca Ceriscioli ad Ancona, dopo il Consiglio regionale, a cui ha fornito documenti che, dice, provano che il reparto di Ostetricia dell’ospedale di Macerata «al momento non è a norma ed è ingestibile». Lei è Isabella Rapaccini, 43 anni, treiese, che martedì ha incontrato Ceriscioli: «Siete in procinto di chiudere ben tre punti nascita e mantenere solo il presidio di Macerata. Lo sa che il reparto di ostetricia e ginecologia non è a norma?». La donna, il 22 novembre 2012, ha messo al mondo Gian Marco, il suo secondogenito, ma il piccolo ha contratto il virus Echo 11 in ospedale e il 30 novembre di quello stesso anno si è spento (leggi l’articolo). Rapaccini e il marito Roberto Carletti avevano denunciato tutto ma le indagini si sono chiuse con una archiviazione che i genitori del piccolo Gian Marco non riescono ad accettare. Perché, in particolare, dribbla il centro del problema: ossia che il piccolo ha contratto il virus in ospedale per «delle evidenti omissioni» dice l’avvocato Giovanna Matteucci, che assiste la famiglia insieme al legale Romina Tortolini. Secondo i genitori del piccolo Gian Marco il neonato si sarebbe ammalato perché in camera c’era un’altra neomamma che era raffreddata «e il figlio della mia cliente è morto per il virus del raffreddore» dice l’avvocato Matteucci. «L’echo virus 11 in un adulto si manifesta in un banale raffreddore – dice Rapaccini –, e la persona che avevo in stanza era malata di raffreddore e aveva la febbre. Loro dicono che magari è stato un visitatore. Perché, mi domando, la persona che era in stanza con me non è stata isolata, perché non le sono state fatte delle analisi?». L’indagine è stata archiviata dal gip che nell’ordinanza dice che non è provato come il piccolo abbia contratto il virus e se glielo abbia trasmesso l’altra paziente o, ad esempio, un visitatore. «E’ doveroso sottolineare come in quella stessa settimana c’erano stati altri 4 casi di neonati “con infezioni neonatali e grave insufficienza respiratoria” urgentemente ricoverati per questo al Salesi» dice Rapaccini. Ad Alessandro Maccioni, direttore della Asur Area vasta 3, chiede, dopo averlo incontrato: «Vorrei sapere come mai non è stata fatta una indagine interna all’ospedale dopo l’accaduto?». Poi cita perizie sia del suo consulente di parte, che di quello che era stato nominato dalla procura, il medico Walter Patumi di Perugia. Le loro consulenze sono state fornite oggi al governatore Luca Ceriscioli. Patumi nella sua perizia segnala, «stando a quanto riportato nella denuncia querela e nella documentazione ad esse allegata, una evidente carenza organizzativa nell’ambito del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Macerata, con scarso rispetto delle norme di asepsi ed evidente promiscuità sia materna che neonatale. Altro l’indagine medico legale non può evidenziare, risultando di competenza del personale investigativo la oggettiva dimostrazione di quanto segnalato nella denuncia querela circa disorganizzazioni ed inadempienze all’interno del reparto di Ostetricia». «Ho invitato Ceriscioli a dare attenta lettura alle perizie incluse nel fascicolo – conclude Rapaccini –, a riflettere e solo causa cognita decidere se apporre la firma ad un provvedimento che stante le dichiarazioni agli atti non potrà che determinare un grave danno per l’incolumità di mamme e bambini ai quali incondivisibili scelte politiche toglieranno adeguata assistenza. La motivazione che mi spinge a tutto ciò che faccio è che non posso e non voglio accettare che altri genitori debbano patire lo strazio che a noi è toccato».

(Redazione CM)



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