di Marco Ribechi
(foto di Andrea Petinari)
Una via nel cuore di Macerata, quasi invisibile, scarsamente percorsa: è “Il vicolo che non c’è”. Rinascerà il 7 e l’8 dicembre con due giorni di iniziative gratuite. Si tratta di vicolo Consalvi che collega via Gramsci, dove si trova il palazzo delle poste, con corso Matteotti. Una delle parti più antiche della città, le cui origini sono da rintracciare nel Medioevo, epoca in cui venivano poste le prime pietre del Castrum. Una tortuosa stradina dimenticata che un gruppo di cittadini e di associazioni desidera riportare alla luce, valorizzandola e trasformandola in un’attrazione. «E’ un angolo del centro che ci piacerebbe riscoprire – dice alberto Cicarè del coordinamento Spiazzati – Ora è un luogo marginale, sporco e abbandonato ma può diventare un’attrattiva e un cuore pulsante, considerando anche il progetto di trasformare l’antica tipografia operaia in uno spazio espositivo (leggi l’articolo)».
LA STORIA – Vicolo Consalvi racchiude tutta la storia di Macerata sin dalla sua fondazione. «Nel 1138 nasce la nostra città, quando il Castrum e il Podium, decidono di unirsi – spiega Angela Montironi, professoressa di storia dell’arte – Il Podium ha il suo fulcro nella chiesa di S. Giuliano (oggi il Duomo), il Castrum nella attuale piazza Oberdan. Una condizione economica favorevole portò ad un aumento della popolazione e quindi ad un infittirsi del tessuto edilizio. Le vie principali vennero collegate con vicoli ad andamento trasversale. Un esempio è la strada che dalla Porta Agliana (rampa di uscita in viale Leopardi) conduceva alla via del Trivio (Tommaso Lauri) che si biforcava nei vicoli Costa e Consalvi (una volta chiamato “Tesoreria Vecchia”). Successivamente la loro struttura viene stravolta dalla costruzione del palazzo Costa. Benedetto Costa dette inizio ai lavori nel 1756, ma per ingrandire il proprio palazzo, solo un anno dopo acquistò l’adiacente casa dei Gregoretti e nel 1758 quella di Filippo Veronici. La conseguenza di queste acquisizioni fu che il vecchio vicolo non sbucò più nella Piazza Oberdan, ma di fronte alla porta laterale della chiesa di S. Caterina (oggi Palazzo delle Poste).
L’antico portone che i conti Costa utilizzavano per impedire ai cittadini l’accesso al vicolo è ancora al suo posto
L’andamento del vicolo, spezzato da continue curva a gomito e cambiamenti del livello stradale, testimonia i continui stravolgimenti. L’antico nome, di origine medievale, venne cambiato in Consalvi dal nome del proprietario del Palazzo che sorge a fianco del vicolo, lungo Corso Matteotti. L’Ottocento è stato caratterizzato da una continua lite tra il Comune e il Conte Costa rintracciabile nei verbali dei consigli comunali. I Costa dicendo che ‘di notte avvengono atti infami‘ tentavano di chiudere il vicolo con un portone di legno massiccio, al fine di impossessarsi anche di quell’area, mentre il Comune ribadisce che quel vicolo è proprietà della Comunità. Il portone originale è ancora visibile all’ingresso della via».
Oggi nell’antico vicolo regna l’abbandono. Le pareti sono state sporcate da graffiti di dubbio gusto
L’INIZIATIVA – Oggi un gruppo di cittadini, studenti e associazioni ha deciso di far rivivere vicolo Consalvi. Il 7 e l’8 dicembre una serie di iniziative gratuite animerà e colorerà la via per mostrare come potrebbe essere “Il vicolo che non c’è”. «Crediamo che ogni parte della città sia preziosa, soprattutto quelle del centro, ricche di storia e di ricordi – continua Cicarè – Presenteremo un programma nato dalla preziosa collaborazione gratuita di tante realtà e persone, che ringraziamo di cuore. L’arte farà da padrona perché bisogna anche ricordare che per alcuni anni proprio sulle pareti del vicolo Consavli fu organizzata la Marguttiana di San Giuliano. Si andrà dalle installazioni urbane alle mostre fotografiche. Ci saranno poi dei momenti di street art dal vivo. La lettura sarà invece promossa con uno spazio dedicato ai fumetti e con uno speaker’s corner. Angela Montironi farà da cicerone per spiegare la storia della zona. Il tutto condito con buona musica e innaffiato da ottime birre artigianali. La cittadinanza è invitata per vivere e conoscere la propria città. Il coordinamento Spiazzati ha creato anche l’evento facebook ‘Il vicolo che non c’è’ dove trovare tutti i dettagli».
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È dove si faceva la marguttiana fino a pochi anni fa, giusto? Posto davvero magico.Si prevedono graffiti più belli magari di morden gore?
E’ davvero uno spazio magico; nei pressi (palazzo degli studi) fu rinvenuta a 12 metri di profondità la statuetta acefala della dea romana Cerere. Un luogo che merita un approfondimento della ricerca soprattutto archeologica.
“L’ultima storia carina e un po’ feticista su questo vicolo dalle pareti numerate, per via del fatto che qui si esponevano le opere degli artisti che partecipavano alla Marguttiana, c’è stata tramandata dal sen.
Luciano Magnalbò. Il senatore scrisse un racconto esilarante e a sfondo erotico dopo aver rinvenuto in un giorno di pioggia di una quarantina d’anni fa, su quel tratto di pavimentazione sotto la lampada con piatto tipo osteria, uno slip e di averlo portato ad incorniciare da un montatore (corniciaio). Ora il quadretto con il sexy indumento di seta nera è conservato nel bagno della sua casa di campagna ed è meta continua di visitatori un po’ decadenti, che si domandano chi sarà quella donna che ha perso lo slip in vicolo Consalvi.”
da Gabor Bonifazi
architetto
http://www.viveremacerata.it/?page=articolo&articolo_id=181832
Per Moroni. Da un sen-atore ci si aspetta un racconto con un reggi-seno, così come da un as-sesso-re ci si aspetta un racconto sul sesso.
l’articolo 647 c.p questo il suo dettato:
E’ punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da Euro 30 a Euro 309;
chiunque, avendo trovato denaro o cose da altri smarrite, se ne appropria, senza osservare le prescrizioni della legge civile sull’acquisto della proprietà di cose trovate.
Peraltro temo, per la mia esperienza dei maceratesi, cara Tamara, che la tua idea intorno alle reazioni di un maschio spantalonato in bagno di fronte a uno slip femminile sia piuttosto ingenua e ottimistica…
Iacobini, forse perchè ai tempi in cui scrisse questo breve racconto , fra i tanti di costume su Macerata pubblicati sui giornali , non era ancora sen-atore?
” Vicolo Consalvi” Il Messaggero, 7/09/86 .
Battute a parte; per la cronaca, tutti articoli che sono stati poi raccolti da Gabor Bonifazi in un libro ” L’Orologio del Magnalbò” pubblicato nel 2010. Sempre per la cronaca, a fare curriculum narrativo al vicolo oggetto di prossime iniziative, il racconto è riportato a pg.39 del libro di Gabor, dove chiaramente, come nello stile degli scritti dell’avvocato Luciano Magnalbò, ” i piccoli slip da donna neri traforati, di taglia delicata” da lui rinvenuti la mattina del 2 settembre 1978, non sono che il pretesto per trattare del vecchio vicolo con le sue caratteristiche, i suoi personaggi, e ahimé – per come conclude- già allora del suo degrado una volta spenti i riflettori della Marguttiana. Si augurava , infatti, sul finale ” che qualcuno di buon cuore non decidesse di farsi carico di questo piccolo grande problema, che trova soluzione in una lampadina e in una scopa”.
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