Vaccini, un civitanovese su 10 dice no

SALUTE - Il dato arriva dall'Asur. Sono già 20 i rifiuti pari quasi al 10% delle nuove nascite che ammontano a 205 bebè. La responsabile Bentivoglio: "Da qui a breve riavremo casi di malattie infettive tra la popolazione non vaccinata, compresa la polio"

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vaccinodi Laura Boccanera

Il 10% dei civitanovesi non vaccina i propri figli. Uno su dieci dice no. Anche in città aumenta la tendenza nazionale a non sottoporre i nuovi nati sia ai vaccini obbligatori che a quelli facoltativi suggeriti dal sistema sanitario. Un trend che preoccupa i servizi sociali che hanno segnalato l’escalation a sindaco e all’Asur, oltre che al tribunale dei minori. E nella risposta da parte della responsabile del servizio dipartimento igiene e sanità si allerta ad una maggiore attenzione dato che il crollo dei vaccini potrebbe far insorgere nel lungo periodo il ritorno di malattie infettive molto dannose e potenzialmente letali. La maggiore informazione e l’accesso a dati e aspetti clinici hanno portato i nuovi genitori ad un maggiore scetticismo verso le forme di vaccino esavalente e trivalente che immunizzano nei confronti di malattie come poliomielite, difterite, tetano, epatite b, pertosse e hib, ma anche morbillo, parotite e rosolia. Dal 2006 al 2012 sono state solo 4 le famiglie che hanno deciso di non vaccinare i figli, mentre nell’ultimo triennio la percentuale è triplicata. Su 383 nascite del 2013 sono 13 i non vaccinati, e salgono quasi del doppio nel 2014 con 25 rifiuti su 359 nascite. Un aumento considerevole anche a fronte del calo delle nascite. Al 6 agosto di quest’anno il dato che ha poi allarmato i servizi sociali: sono già 20 i rifiuti pari quasi al 10% delle nuove nascite (205 al momento i bebè venuti al mondo in città). Un rischio per la responsabile del servizio Asur Tiziana Bentivoglio che sottolinea come la situazione sia ormai nota e lancia l’allarme sui rischi: «Da qui a non molto – scrive in risposta ai servizi sociali – riavremo casi di malattie infettive tra la popolazione non vaccinata, compresa la polio». I servizi sociali hanno contattato i genitori, tutti adulti ben consapevoli e informati, con un elevato livello di scolarizzazione, circa i rischi, ma la totalità dei contatti ha preferito evitare la vaccinazione.



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