di Marco Ribechi
A scuola anche di domenica e dopo le 20 per il blocco degli scrutini. L’adesione dei docenti allo sciopero contro la riforma dell’istruzione porterà a questo negli istituti superiori di Macerata. Le prime conseguenze al decreto legge su “La buona scuola” voluto dal governo Renzi e che da mesi sta agitando gli ambienti scolastici (leggi l’articolo). Nella totalità del territorio provinciale la situazione è la stessa: una grande adesione alla protesta, a volte supportata anche dagli stessi dirigenti scolastici, che costringerà ad una ricalendarizzazione degli incontri. Non si registrano tuttavia particolari tensioni tra scioperanti e non, anche se molti sono convinti che il blocco degli scrutini causerà degli inconvenienti solo per gli insegnanti, costretti ad aumentare il tempo necessario per la valutazione di tutti gli studenti. A Macerata diverse sono le strade scelte dai vari presidi per concludere l’anno scolastico.
Al liceo scientifico Galilei l’adesione allo sciopero si attesta intorno al 50%, ci sono quindi buone possibilità di riuscire a chiudere gli scrutini prima dell’inizio degli esami di Stato previsto per mercoledì 17 giugno. «Avevo già fissato un consiglio docenti per sabato – spiega il preside Ferdinando Romagnoli – lo sposteremo in maniera tale da utilizzare quel giorno per gli scrutini. Se gli scioperanti saranno pochi spero di finire nella mattinata di lunedì altrimenti sto valutando anche l’ipotesi domenica». A preoccupare è soprattutto l’inizio degli esami poiché non è possibile effettuare lo scrutinio negli stessi orari. «Nella nostra scuola c’è stata grande adesione – dice Antonietta Alesiani, dirigente dell’Iis Matteo Ricci – per questo sfrutteremo le giornate di lunedì e martedì, se sarà necessario anche il sabato perché vogliamo terminare prima delle prove scritte».
Situazione delicata anche per il liceo classico Leopardi, interessato da un imminente trasloco. La preside Annamaria Marcantonelli ha deciso di utilizzare anche la giornata di domenica se ci sarà l’esigenza: «A causa del trasloco abbiamo anticipato i nostri scrutini di qualche giorno e per le prime due giornate, come era previsto, praticamente tutti i docenti hanno aderito allo sciopero. Speriamo di poter finire sabato ma in caso contrario potremmo lavorare anche la domenica per arrivare in tempo con gli esami». Contrario agli scrutini domenicali invece il preside dell’Itc Gentili e del liceo artistico Cantalamessa, Francesco Castiglioni: «Noi la domenica non lavoriamo, anche perché non credo sia legale essendo un giorno di riposo. La situazione nelle mie due scuole è molto diversa: all’artistico per ora non hanno scioperato quindi si procede secondo calendario. A Ragioneria invece i primi 4 scrutini sono stati bloccati quindi si rischia di prolungarli anche a lungo. In ogni caso li inseriremo nei giorni disponibili, senza però toccare le festività. Se non finiremo prima degli esami interromperemo e continueremo nei giorni successivi».
Pur non raggiungendo i livelli delle scuole superiori anche diverse scuole medie hanno manifestato il loro disappunto. Come la Dante Alighieri di Macerata in cui tutte le classi sono state bloccate come spiega la preside Rita Emiliozzi: «C’è stata un’adesione massiccia, a mio avviso giusta visto che anch’io sostengo la protesta. Anzi credo sia fin troppo lieve poiché questa riforma, che in realtà danneggia anche i dirigenti, è stata fatta in maniera becera non prevedendo una regolamentazione precisa e puntuale. Il nostro problema è che abbiamo tanti alunni e un calendario estremamente pieno quindi forse saremo costretti a lavorare dopo le 20 nelle date degli esami oppure addirittura a luglio. Sicuramente però non lavoreremo la domenica perché ritengo il giorno di riposo sacrosanto e intoccabile».
Anche i sindacati scongiurano l’ipotesi di scrutinare di domenica. «E’ il giorno di riposo settimanale dell’insegnante e in tutte le categorie lavorative il riposo è un diritto inalienabile – spiega Giovanni Bonvecchi dello Snals – è una decisione rischiosa per un dirigente perché si va incontro alla retribuzione straordinaria. Lo consigliamo solo nei casi in cui si rischia di compromettere l’andamento degli esami statali». Soddisfatta della protesta anche la Cgil come spiega Antonio Renga: «L’adesione è stata grande, ha sorpreso anche me. Mai mi sarei aspettato che potessero bloccare gli scrutini anche in una piccola realtà come la media di Monte San Giusto. Anche allo scientifico Da Vinci di Civitanova sono stati bloccati 19 scrutini su 21, una percentuale molto alta che testimonia come il governo, che procede a testa bassa senza dialogo, stia guadagnando il disappunto della maggioranza del personale scolastico».
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La scuola dovrebbe essere PRINCIPALMENTE per gli studenti, invece sono l’ultima ruota del carro dopo Dirigenti, Insegnanti, Bidelli, regia dei Sindacati. Cumprimentiiiiii
Intendiamoci, non fanno altro che rappresentare Tutta la Pubblica Amministrazione.
Gli insegnanti fanno bene a difendere la loro dignità, messa a repentaglio da Renzi con la scemenza di dare ampi poteri dittatoriali ai Presidi, come se gli insegnanti fossero una allegra brigata da rimettere in ordine. Poiché Renzi è stato mandato al potere dalla designazione di Napolitano dopo due toppate con Monti e Lettta – e Renzi sarà la terza – egli crede di poter esercitare una dittatura con tutti. Si capisce che i servi del PD lo sostengano, secondo la logica italiana di correre in soccorso del vincitore. Però, gli insegnanti non ci stanno a finire – tra le altre rivendicazioni – in mano ad un preside, che potrebbe, da buon italico, esercitare una sua dittatura personale (denaro, sesso, imposizioni clientelari, clientelismo personale) verso i dipendenti indifesi. Dovrebbero essere i presidi stessi ad opporsi al… pressapochismo di Renzi, il corsaro fiorentino, che sta andando a fondo con la sua Invincibile Armata.
Cito sulla scuola l’ottimo Cesare Cata’: “Scendere in piazza in questo momento per difendere questa scuola fondata su un sistema di reclutamento indegno e’ assurdo. Poi che la riforma si possa migliorare sotto mille punti di vista e’ certo, ma non possiamo difendere lo status quo in virtu’ di un conservatorismo cieco. Questo no.”.
x Rapanelli
Creare nella pubblica amministrazione un modo (su cui ragionare per carita’) che possa riconoscere economicamente chi lavora meglio o con piu impegno, corrisponde a “rimettere in riga”?
Ogni tanto attenersi semplicemente ai fatti senza condirli di strane interpretazioni, aiuta a capirli meglio.
Renzi sta “ragionando” in termini economici in questa riforma e la scuola non può essere asservita al denaro in quanto non è un’impresa.
Il profitto non è il fine della scuola, in quanto non “produce”.
Non lo potrà essere mai.
La scuola è quanto di più importante e delicato possa esistere in una società e, per premiare degli insegnanti in modo più equo o “rimetterne in riga” altri, si sta passando sopra al cuore pulsante di tutto il meccanismo: rapporto insegnante – discente.
E’ giusto, a mio avviso, che il merito degli aspiranti insegnanti sia graduato in base ai titoli e al servizio prestato e non “papabile di assunzione”.
Ancor più giusto il concorso come mezzo principe di reclutamento e questo mi pare da tempo assodato.
Non approvo molti punti di questa riforma.
Ciò non significa che non condivido la possibilità di una necessaria riforma.
Chi ne risentirà più di tutti saranno gli studenti, ahimé!
Come di consueto, credo che per poter capire qualcosa di scuola, bisognerebbe passare qualche ora nelle aule…ma molti, inclusi, ahimé (bis), coloro che legiferano, non sono a conoscenza delle problematiche maggiori proprie di questo settore.
Qualsiasi organizzazione che si propone di soddisfare la domanda dei suoi utenti producendo dei risultati ( che in questo caso sarebbe la formazione culturale dei giovani) ha bisogno di fissare degli obiettivi , assegnare delle responsabilità e valutare i risultati ottenuti per migliorarli . questo non è aziendalismo e non e’ asservimento alle logiche di profitto . Ma alcune componenti della scuola sembrano rifiutare questo approccio sembra sopratutto per la paura del cambiamento. Una parte minoritaria per difendere magari alcuni privilegi . Spero che il risultato di questo confronto non sia l’immobilismo che caratterizza da tempo la nostra società
Che io ricordi, dalla riforma Moratti a quella Gelmini (quella dei grembiulini, per intenderci, riforma che ha veramente dato il colpo di grazia alla scuola, basta passare un solo giorno in una qualunque scuola per avere il sentore di un peggioramento irreversibile rispetto al passato), ma anche prima, si è cambiato, ma sempre più orientati al peggio!
Per quanto concerne i privilegi, è vero, ci sono, come in tutti gli altri settori della pubblica amministrazione, e vanno sanati, ma rovinare tutto quanto mi sembra errato!
C’era chi sosteneva che non conveniva estirpare la zizzania per poi dover rinunciare anche al raccolto.
Ad maiora, semper!
Migliorare la scuola pubblica si può, anzi… si deve!
Ecco perché da qualche tempo, dal basso, è partita una bella iniziativa denominata “LIP – Legge di iniziativa popolare per la scuola”: un gruppo di genitori, insegnanti, studenti e cittadini hanno elaborato una proposta di legge d’iniziativa popolare per una buona scuola, ed hanno raccolto le firme per proporre la legge al Parlamento.
Potete leggere e/o scaricare il testo qui:
http://adotta.lipscuola.it/
Come ha risposto, fino ad ora, la politica ad una proposta di buonsenso, condivisa con i ragazzi, i genitori e gli insegnanti?
…..
Un saluto