Il numero di imprese attive in Provincia di Macerata (Fonte: Camera di commercio)
di Marco Ricci
Un 2014 da dimenticare per le imprese maceratesi il cui numero – secondo i dati forniti dalla Camera di Commercio – è sceso di altre 632 unità, dopo un simile record negativo registrato nel 2013, portandosi così a livelli pari a quelli del marzo del 2000, cioè di ben quindici anni fa. Terminato il lungo decennio di crescita di inizio millennio, per il quarto anno di fila l’economia maceratese ha visto così contrarre il numero delle sue imprese. Se queste erano oltre 37mila nella provincia di Macerata a dicembre del 2010 – quando si raggiunse il picco massimo – a dicembre del 2014 si sono ridotte a poco più di 35mila, una perdita di circa duemila unità in quattro anni.
Il 2014 era iniziato malissimo, con un saldo negativo nei primi tre mesi di 500 aziende. Dopo un secondo trimestre quasi stabile, gli ultimi sei mesi dell’anno hanno visto riprendere, seppur a un tasso minore, il calo delle imprese, uguagliando alla fine in negativo quello che era stato l’anno più duro dall’inizio della crisi, il 2013. Per la provincia di Macerata, così come per il resto delle Marche, il difficile momento economico non sembra voler mordere il freno, anzi. A dimostrarlo anche l’andamento tendenziale del numero di imprese attive, un andamento rimasto ai minimi da quindici anni a questa parte e ben peggiore rispetto a quello del Paese dove si iniziano a registrare i primi segnali di miglioramento.
Venendo ai singoli settori di attività, è andata malissimo per il comparto agricoltura e silvicoltura (-3.9%) e per quello delle costruzioni (-3.1%), con una perdita percentuale di imprese quasi doppia rispetto all’andamento generale (-1.7%). Segno più solo per i servizi di informazione e comunicazione (+2.3%) e per le attività di alloggio e ristorazione (+0.8%), con gli altri settori che hanno registrato una contrazione del numero di attività intorno all’1.5%. Male anche le imprese artigiane le quali, nel complesso maceratese, rappresentano circa un terzo del totale. Il numero di cessazioni nel 2014 ha sopravanzato quello delle nuove iscrizioni, portando a un saldo negativo di circa duecento unità. Se è aumentato il numero di imprese artigiane di capitale, le imprese individuali e le società di persone sono quelle che nel mondo artigiano hanno segnato maggiormente il passo, con una particolare sofferenza nel comparto edile.
E’ stato comunque tutto il sistema produttivo marchigiano ad aver registrato ancora un calo delle aziende, in controtendenza con il Paese, ma la provincia di Macerata è stata quella più duramente colpita dalla crisi, seguita da quelle di Fermo, Ancona, Pesaro e Ascoli, con una perdita complessiva di oltre 3000 posti di lavoro. Anche nelle Marche, come rivela UnionCamere, è stata l’agricoltura a pagare il prezzo più pesante, con la perdita di 1.076 imprese. Pesante anche il dato delle aziende edili (-627), del commercio (-521) e del manifatturiero (-347). In calo anche le attività immobiliari (-50) mentre sono aumentate le imprese dei servizi alle imprese (+160), di alloggio e ristorazione (+76), dei servizi alla persona (+48) e delle attività finanziarie e assicurative (+41).
Tirando le somme del biennio terribile 2013-2014, nel Maceratese sono andati in crisi proprio le imprese operanti nei settori storici, dall’agricoltura, alle attività manifatturiere, alle costruzione e ai trasporti, segnale di uno scenario non solo di crisi congiunturale ma, come rilevato a giugno dell’anno passato dalla stessa Banca d’Italia, di una debolezza strutturale del sistema produttivo maceratese e marchigiano. Unico segnale positivo, come detto, quelle che viene della comunicazione, un comparto però ancora così ridotto come dimensioni da non poter influire nella negatività del quadro generale della Provincia.
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Realtà annunciata…e non c’è da illudersi per il futuro. Fin quando la nave non cambia rotta, questi saranno i risultati.
Purtroppo c’è da aggiungere la crisi Russa che non è una crisi solo militare ma economica (non solo è crollato il rublo ma anche il prezzo del petrolio).
Visto che la fetta dell’export marchigiano in russia è davvero cospicua vedremo quante aziende chiuderanno i battenti come conseguenza di ciò…
Non vedo un futuro roseo nel breve periodo..e non credo trattasi di pessimismo cosmico tipico della nostra terra
@ Alessandro Giampaoli
Già una ventina di anni fa (quando l’export verso la Russia andava a gonfie vele) ci fu un’altrettanto drammastica crisi (con il rublo che valeva quanto un bottone di una camicia) con tanto di file di camion (vuoti) russi fermi (ad esempio lungo la Regina) in quanto le nostre ditte non volevano caricare, per parua che non venissero poi pagaste…
….
Solo che ll’epoca la crisi era SOLO russa e le merci poi andarono per altri lidi…
Ora la crisi continua ad esere globale e non è solo per colpa della Russia o del petrolio in caduta libera (petrolio in caduta libera ma benzna che cala molto lentamente nelle nostre stazioni di servizio: chissà perchè????) che e nostre imprese sono in crisi (da anni)