Antonio Volpini, nella redazione di CM, mostra una mappa antica interpretando quella contenuta nell’album dei Pink Floyd
di Marina Verdenelli
(foto di Lucrezia Benfatto)
Una mappa studiata, ricercata, non certo capitata per caso nelle mani di David Gilmour e dei Pink Floyd che l’hanno voluta nel loro ultimo album “ The Endless River ”. E’ passato un mese esatto dall’uscita del disco della band inglese e il tanto parlare della presenza di una cartina geografica delle Marche, dove spicca il nome di Macerata, nel loro cofanetto (leggi l’articolo), arrivato dopo 20 anni di silenzio, porta sempre sulla stessa strada. Ci sono le Marche perché volevano che ci fossero le Marche. E volevano proprio quella parte della cartina dove compaiono anche le località da Senigallia a Fermo passando per Tolentino. Proprio seguendo la rotta di quella mappa che vuole dire senza dire, nello stile Pink Floyd, si può intuire che non è una coincidenza. A dirlo è uno studioso e collezionista di cartografia antica, Antonio Volpini, maceratese autodidatta, autore di pubblicazioni. Volpini spiega perché quella nell’album dei Pink Floyd non è una mappa presa per caso o capitata per caso nelle mani del gruppo inglese e dei loro grafici al momento della preparazione del disco.
«E’ una carta da collezionisti, della metà del 1800, in pochi possono averla – spiega Volpini – è stata ricercata, forse in qualche antica biblioteca. E’ la parte di una cartina ben più ampia dove però si è voluto mettere in evidenza la nostra regione e anche la città di Macerata. Se fosse stata casuale avrebbero messo la mappa nella sua interezza. Ho analizzato quella foto e ci sono elementi oggettivi che mi hanno portato a questa conclusione. Nella carta riprodotta dai Pink Floyd – continua Volpini – si nota sull’angolo superiore sinistro una riga. Le carte di quell’epoca venivano spesso tagliate in piccoli riquadri e montate su tela per essere facilmente trasportate. I fogli venivano applicati lasciando tra di loro uno spazio di alcuni millimetri per poter meglio ripiegare la carta moltissime volte senza causare danni. La riga che si nota in alto a sinistra è infatti lo spazio tra due fogli». Volpini ha studiato a fondo la cartina dei Pink Floyd. Per lui si tratta di una antica carta delle Marche quella che compare nell’album. Una carta “itineraria” che abbraccia un territorio più ampio, probabilmente una carta dello Stato Pontificio, della metà del 1800 di autore francese. «Uno dei maggiori cartografi di quell’epoca – dice Volpini – era Adrien Hubert Brue. La carta in questione potrebbe essere sua o di uno dei numerosi cartografi francesi che riprodussero le sue carte fino alla fine del 1800. Tutte molto simili tra loro. Come si può notare il toponimo Adriatico è in francese “Adriatique”, così come il toponimo Ancona è in francese, “Ancone” mentre le altre città sono riportate in italiano, una caratteristica delle carte postali francesi di quel periodo».
Stando all’esperto cartografo dunque la mappa che 30 milioni di fan stanno vedendo e vedranno con l’acquisto del cd è una carta stradale dove sono riportate le principali vie di comunicazione tra alcune località delle Marche. «Che si tratti di una carta che raffigura lo Stato Pontificio – continua Volpini – lo dimostra il fatto che all’estrema destra si notano quattro parole “Ples” che stanno per Naples, “Royame de Naples”». Volpini, scaricando la mappa dell’album e guardandola più da vicino, ha notato come al di sotto della prima cartina ci sia un secondo foglio che sporge avente le stesse caratteristiche del primo, stesso colore e stesse fioriture (macchie tipiche di una mappa antica). «Data la scarsità dei toponimi dovrebbe trattarsi di una carta francese – prosegue Volpini – costituita da più fogli da giuntare che compongono con molta probabilità la carta dell’Italia. Non è una carta che si possiede per caso. E’ una mappa da collezione, difficile da trovare anche per me». Il mistero di questa mappa non finirà mai di incuriosire alimentando spiegazioni che attendono presto, si spera, un virgolettato dei Pink Floyd in persona.
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Le copertine degli album dei P.F. non sono mai un caso. Speriamo di sapere il perchè hanno voluto questa mappa. Ottimo lavoro del signor Volpini.
I Pink Floid e le Marche non sono così slegati:
anzi proprio agli inizi dei loro successi utilizzavano tastiere Farfisa che venivano realizzate tra Ancona e Macerata. http://it.wikipedia.org/wiki/Farfisa
Per i più curiosi dell’ importante storia di Farfisa c’è il link inglese http://en.wikipedia.org/wiki/Farfisa.
Ora, se la presenza della mappa nella copertina del disco, vuol essere un riconoscimento a quanto di buono ha dato la laboriosità dei marchigiani molti anni fa, alla loro musica, questo ce lo dovranno spiegare i diretti interessati.
Loro non lo spiegheranno mai il perchè
Rasoio di Occam
E se la spiegazione fosse la più seplice possibile: la cartina ci è finità così, per caso, senza un particolare perchè.
Perchè è la prima (o l’ultima) che gli è capitata tra le mani, perchè qualcuno di loro (magari in privato) è venuto nelle Marche per turismo, perchè avevano centinaia di cartine, ma tutte le altre erano più brutte…
Forse la mappa d’un ottocentesco progetto di raccordo autostradale di Macerata alla Quadrilatero con svincolo diretto sul ParkSì? Secondo me i Pink Floyd sotto sotto aspirerebbero, ad esempio, ad essere invitati a suonare all’inaugurazione del tratto Bavareto-Colfiorito della nuova statale 77, ma non se la sentono di proporsi apertamente e vanno per allusioni, aiutateli.
Che le Marche possano essere nei loro ricordi e nei loro gusti è probabile.
Si è già accennatto alla Farfisa… a me risulta anche che almeno una volta abbiano fatto visita a Casa Leopardi accompagnati da Vanni Leopardi in persona.
Non è neanche un mistero che qua e là, nella campagna Sarnanese, si siano insediate più di una famiglia di Inglesi (chi non ricorda la Baronessa Janette May Rothschild).
Vuoi vedere che Gilmour o Mason c’ha casa là per Cessapalombo??? (scherzo, naturalmente…)
un grafico che ha realizzato già copertine ha effettivamente una casa a San Ginesio ed è conosciuto da molti avendo avuto anche il figlio che frequentava la scuola a San Ginesio ,poi che possano essere stati in vacanza in un casolare della zona è facilissimo essendo zone piu conosciute a inglesi e olandesi e altri rispetto a molti maceratesi
per me ce stava ncartatu un ciausculu che avevano comprato in inghilterra ecco la verità
“but the image was one of several maps included in a book that we used as a prop at the photoshoot”
ma no 😀
Questa è la scoperta dell’acqua calda…Una cartina francese. Ma no ? Forse qualcuno pensava che “Adriatique” fosse turco o magiaro ?…
Vedo che il cartografo in questione non ha letto – o fa finta di non aver letto – il testo della email che mi aveva inviato il responsabile della società che ha realizzato sleeves e libretto illustrativo dell’ultimo album dei Pink Floyd. Avevo chiesto infatti a Rob ‘O Connor della Stylorouge di spiegare il perché di quella scelta e la risposta era stata:
Hi Augusto,
Many thanks for your enquiry.
I hope the answer isn’t a disappointment to you or the other residents of the Marches region, but the image was one of several maps included in a book that we used as a prop at the photoshoot. The fact that it featured this stretch of coastline is purely serendipitous.
Best wishes,
Rob.
ROB O’CONNOR
Stylorouge.
CREATIVE CONSULTANTS
Traduco per chi avesse difficoltà con la lingua inglese:
Salve Augusto,
Grazie per la domanda.
Spero che la risposta non sia una delusione per te o per gli altri abitanti della regione Marche ma l’immagine era una tra diverse mappe incluse in un libro che abbiamo usato come supporto del servizio fotografico. Il fatto che mostri quel tratto di costa è del tutto casuale.
Cordiali saluti.
Rob
ROB O’CONNOR
Stylorouge.
CREATIVE CONSULTANTS
Punto. Il resto è dietrologia pelosa.
Gentile Sig. Augusto Andreoli
La ringrazio per la precisazione, come collezionista e studioso di cartografia antica, possiedo circa un migliaio di volumi a “tema”, dove come minimo sono contenute almeno qualche decina di migliaia di immagini di carte geografiche di tutto il mondo, come marchigiano, mi piace pensare che di fronte a migliaia di opportunità, una mano invisibile abbia guidato quella di colui che alla fine ha fatto questa scelta, per noi certamente gradita. In redazione si è pensato con la giornalista Marina Verdenelli, all’ipotesi di una “elaborazione grafica” della mappa e del compasso appoggiato si di essa, a noi è sembrata una costruzione ad hoc, appunto voluta, tuttavia nulla cambia sulle informazioni relative alla mappa raffigurata, magari potrebbe essere per la stessa band una notizia in più, comunque resta per noi marchigiani la meravigliosa sorpresa di vedere, una carta dell’Italia, o meglio una carta delle Marche, o meglio ancora una carta del maceratese e del fermano su un album che come dicono sarà stampato in milioni di copie. Un grazie sincero per il suo contributo
Antonio Volpini
Complimenti per la trasparenza giornalistica…
Voglio pensare ad una svista.
I Pink Floyd o chi per loro hanno già chiarito l’enigma come ampiamente documentato nel link che avevo postato…
http://pinkfloyditalia.wordpress.com/2014/11/16/news-in-pillole-20/
Niente Farfisa, niente san Ginesio…solo una riproduzione di una mappa dell’800 appesa nei loro studi di registrazione. Non mi sembra sia cosa offensiva dire la verità…
Saluti
Dear Augusto,
thanks for your cooperation, but your relentless and obvious search of reality, is absolutely contrary to the imagination and creativity that Pink Floyd used for their art.
Traduco paro paro da google translate per il Sig. Augusto
grazie di tutto
L’ho già detto ma ritengo opportuno ripeterlo con un’aggiunta: sono convinto che i Pink Floyd facciano i misteriosi mentre segretamente aspirano a venire a Macerata. Secondo me nei loro sogni ad occhi aperti loro si vedono già, per esempio, a suonare “Time” in Piazza della Libertà nel giorno dell’inaugurazione del ricostruito orologio dei pupi della torre civica, e che nei sogni più sfrenati loro si vedono anche già piazzati fissi a suonare “Welcome to the Machine” davanti alla superfabbrica culturale di Palazzo Buonaccorsi. Siccome però sono dei gran timidoni ecco che non osano sperare tanto, ed ecco quindi che bisogna assolutamente aiutarli ad aprirsi.
Sennonché ciò va fatto con il dovuto savoir-faire psicologico, perché è chiaro che se li si aggredisce con domande troppo dirette questi bambinoni tendono a chiudersi ancor di più ed arrivano, come s’è visto, fino a negare tutto il loro ardore verso la bella e ‘granne’ Macerata, rifugiandosi in una presunta casualità della scelta della mappa, quand’è invece del tutto evidente che… galeotta fu la mappa e chi la scrisse.
Come spesso accade la verità sta nel mezzo.
Vorrei tornare sull’argomento per chiarire che non c’è nessuna verità da nascondere, ma semplicemente dopo due giorni di dibattiti scopriamo la verità dai diretti interessati, scopriamo soprattutto che non si tratta di una immagine presa da un libro, ma di una “vera” carta appesa a una parete, a cui il sottoscritto osservandone una piccola porzione ha cercato di dare un’identità, come studioso mi interessa sapere qualcosa di più su questa carta che ora sappiamo non essere semplicemente una immagine di un libro come si era detto, ma una carta, per noi collezionisti e studiosi di difficile reperibilità, probabilmente dello Stato Pontificio e quindi preunitaria, che si trovava in uno studio londinese.
Una carta dello Stato Pontificio piuttosto che una veduta ottocentesca di Londra o una carta del Regno Unito come sarebbe stato più logico ipotizzare, queste si di facile reperibilità nei mercati antiquari inglesi, una coincidenza? Se l’ha detto Aubrey Powell non ci sono dubbi si tratta di pura coincidenza la scelta di inserirla nel CD, certamente è una coincidenza anche il fatto che una carta dei nostri territori si trovasse in quello studio, ma sarebbe tremendamente interessante per uno studioso come me conoscere il percorso che l’ha condotta fin li, ovviamente anche nei mercati inglesi è possibile trovare carte dei nostri territori, ma credo che ai marchigiani più curiosi interesserebbe sapere perché tra tante, qualcuno che per motivi di lavoro è vicino ai Pink Floyd, anni addietro, ha deciso di acquistare una carta che raffigurava i territori italiani.
Chi studia come me la cartografia antica sa bene che non c’è nulla di scontato quando si osserva e si studia una carta antica.
In passato non esistendo il “diritto d’autore” si potevano tranquillamente riproporre le cose degli altri, l’unico modo per tutelarsi fin dal 1500 per i cartografi, era quello di ottenere un “ privilegio”, dallo stato a cui si apparteneva o da un personaggio di rango influente, tuttavia spesso questo non bastava, per cui se uno riteneva che il lavoro di un altro era interessante veniva riproposto senza nessuna autorizzazione, per cui un cartografo italiano poteva benissimo riprodurre una carta di autore francese senza cambiare una virgola, questo perché anche nel 1800 le tecniche di stampa erano molto complesse e costose, bisognava procurarsi un buon incisore che fosse in grado di incidere su una matrice metallica ( dal 1500 fino alla fine del 1700, in rame e successivamente in acciaio) ,il lavoro era molto lungo e soprattutto costoso, ma sulle “tecniche di stampa” vi rimando a un bellissimo articolo di Wikipedia.
Questo per dire che se una carta geografica riporta un toponimo in francese, non vuol dire che sia stata realizzata in Francia o da un francese, ci sono molti altri elementi da prendere in considerazione, come ad esempio la rete stradale, che veniva proposta dai cartografi francesi dell’epoca in maniera piuttosto sommaria, come in questa carta, inoltre ho notato che a sud della nostra regione i segni geografici si interrompono bruscamente, segno che il cartografo ha voluto evidenziare solamente i nostri territori, la deduzione che si tratti di una carta dello Stato Pontificio piuttosto che una carta delle Marche, deriva dal fatto che c’è un altro “pezzo” di carta ripiegato che sporge al di sotto di quella che vediamo, quindi si tratta di una carta che abbraccia un territorio più grande.
Sarebbe interessante sapere, dal signor Aubrey Powell, caso mai ne fosse a conoscenza, qualcosa in più sulla storia di questa carta, ma probabilmente avrà altro a cui pensare.
Grazie per l’attenzione
Dalle ultime notizie ricevute dal signor Augusto Andreoli, apprendo che si sarebbe trattata di una immagine, forse tratta da un libro, o forse una vera fotografia, poco importa, certo è che una immagine come quella sarebbe molto difficile da trovare in un testo che tratta carte geografiche antiche, per cui potrebbe per assurdo essersi trattato, se di libro stiamo parlando, di un testo che poteva parlare di qualsiasi argomento che nulla poteva avere a che fare con le carte geografiche. Una carta geografica con un compasso antico appoggiato sopra e un secondo foglio al di sotto della carta in primo piano, ripiegato, sa molto di immagine “costruita” questo per dire che uno studio grafico come quello avrebbe potuto certamente fare ciò che voleva, quindi anche prendere una immagine da un libro riprodurla e poi metterci sopra un compasso antico. Intendo dire che una immagine come questa è difficile trovarla pari pari in un testo.
Quello che importa è che alla fine abbiamo tutti torto o tutti ragione, nessuna prova concreta è stata portata da ciascuno di noi, solo ipotesi, tutte, credo, assolutamente valide e convincenti, che si tratti di una mappa appesa a una parte, come dice Aubrey Powell o di un libro di cui non sapremo mai il titolo come dice Rob O’Connor, o qualcosa di studiato e voluto come sperano,tanti marchigiani, resta il fatto che in un CD di enorme diffusione c’è un’immagine a mio avviso “costruita ad arte” dove spiccano in maniera inequivocabile i nostri territori. La mia curiosità di collezionista e studioso mi ha portato ad approfondire, e a cercare di dare un volto all’autore e un’immagine più definita di questa mappa, la parte più interessante di chi si occupa come me di cartografia antica da tanti anni è proprio quest’ultimo aspetto, lo studio e la ricerca di ciò che ci sfugge e la ragionevole certezza o l’illusione di trovare prima o poi una spiegazione.
Finlay Cowan, noto artista, di cui ha disegnato numerose copertine ed illustrazioni per i Pink Floyd e anche altri, ha vissuto per un periodo lungo a San Ginesio.
ecco perchè l’italia va male…….