Indossa la casacca biancazzurra con il compito di raccogliere la pesante eredità del suo predecessore Fabio Muzio. A giudicare dal biglietto da visita, Federico Moretti ha già imboccato la strada giusta per far breccia nel cuore dei tifosi. Con 29 punti al primo atto dell’ A2 nella tana di Sora, l’opposto fermano si è laureato top scorer del match contribuendo in modo decisivo all’esaltante successo maturato dopo una doppia rimonta e culminato in un tie-break da favola. Una vittoria corsara che ha permesso di issare la bandiera biancazzurra in un palazzetto che alla vigilia si presentava come inespugnabile. «Quest’anno dovremo farci valere sia in casa che in trasferta – sottolinea Moretti -. Non so quante rivali riusciranno a prendere punti su quel campo. E’ una vittoria che vale doppio. L’affermazione al PalaGlobo è arrivata grazie al nostro gioco e non per demeriti altrui». Un risultato che ha incoronato la squadra più coriacea e determinata. «Siamo partiti un po’ contratti – spiega Moretti –, anche se nel primo set abbiamo giocato punto a punto e abbiamo messo a segno una bella rimonta nel successivo riprendendo convinzione. Naturalmente gli ultimi due parziali sono stati memorabili. Era da tanto che non mi capitava di divertirmi in gara». In un colpo solo l’opposto ha fatto divertire anche tutti i sostenitori biancazzurri, ma ha dato un grande dispiacere al pubblico di casa. «Il tasso tecnico degli uomini di Fenoglio e la loro fisicità sulla carta sono superiori – ammette -, ma in questa partita siamo stati più bravi e determinati. Ci abbiamo creduto fino alla fine senza accontentarci di un punto». Tra i meriti della squadra e del terminale offensivo Moretti, essenziale è stata la capacità di rientrare in carreggiata dopo uno scorcio di match in balia del muro frusinate. «La rimonta ci ha dato una grande iniezione di fiducia – afferma l’opposto -. Nel momento più duro, invece di disunirci, abbiamo iniziato a giocare palloni più “sporchi” trovando mani out essenziali e siamo cresciuti in difesa. Ci voleva un esordio così, non solo per il “tesoretto” prezioso in chiave salvezza, ma anche per immagazzinare un bagaglio di autostima e tranquillità».
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