di Bruno Mandrelli *
Si diceva, una volta, a mò di battuta, che “interrogato, il morto non rispose”. Questa è l’impressione, dalle nostre parti, sul delicato tema della riforma della legge elettorale di cui ho scritto e probabilmente annoiato negli ultimi tempi (leggi l’articolo). Ci torno sopra ancora una volta chiedendo comprensione per l’indubbia ripetitività.
Sembra che a livello locale, quasi che noi si faccia parte di qualcosa di altro e diverso dalla Repubblica Italiana, chi dovrebbe e potrebbe ritenga che ben altre siano le questioni sulle quali impegnarsi: salvo qualche adesione, in ogni caso importante, al principio della ineludibilità della riforma, come abbiamo potuto leggere su CM, tutto il resto è silenzio e forse noia. Per fortuna, negli ultimi tempi, hanno affermato che una nuova legge elettorale è la questione delle questioni (nell’ordine e senza pretesa di esaustività): il Presidente della Corte Costituzionale, eminenti costituzionalisti come il prof. Ainis ed il prof. Sartori, esponenti autorevoli del PD come Massimo D’Alema e Walter Veltroni, il Presidente del Senato Pietro Grasso ed il Presidente del Consiglio Enrico Letta. Ciò personalmente mi conforta e spero vivamente che il Governo ed il Parlamento, ognuno per le proprie competenze, di impulso e di proposta e di decisione, siano in grado di metter mano immediatamente alla materia.
Dopo, se si ritiene, ci si potrà con maggior serenità anche dedicare anche all’approfondimento di questioni importanti come lo ius soli o lo ius sanguinis, con la consapevolezza che esse potranno essere affrontate e decise non solo e non tanto se nell’attuale parlamento si riesca a trovare una sufficiente convergenza (fattispecie improbabile) quanto e soprattutto se nel prossimo parlamento ci saranno maggioranze chiare e certe e, soprattutto, ai cittadini sia restituito il potere di scegliersi i propri rappresentanti, mettendo definitivamente in soffitta la sciagura e la vergogna dei nominati.
Magari anche su questo un appello, un invito da parte degli enti locali, un impegno dei partiti nei confronti delle loro espressioni nazionali non farebbe male. Perché il problema non è altro da noi, ci tocca e ci riguarda profondamente.
* Avv. Bruno Mandrelli, consigliere comunale del Pd
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Caro Bruno, come vedi, non c’è forte dibattito. Dunque perseverare diabolicum. Ritengo, come ho scritto in precedenza, che la nuova ingegneria elettorale, al momento opportuno, la faranno. Solo in quel momento, dopo i sondaggi e gli accordi. Purtroppo per “loro” si è creato un Terzo Polo ( Grillo) , che non si trova al Centro, e le alchimie matematiche non reggono più. Sono nudi.
Unica soluzione per cambiare la politica di questo paese è il sistema elettorale che vige in Gran Bretagna e Stati Uniti: Maggioritario uninominale a turno unico. Il resto sono solo stratagemmi più o meno grossolani per salvare le poltrone di corrotti, ignoranti e delinquenti.
E’ un sistema che garantisce governabilità e democrazia. Non fa vincere estremisti, demagoghi e populisti e che mette al centro della scelta dell’elettore la persona e non il partito, le idee e non le ideologie. Un sistema che favorisce il BIPARTITISMO e non il caos ridicolo della nostra politica.
La politica italiana si può cambiare! Si faccia il MAGGIORITARIO UNINOMINALE A TURNO UNICO, come nei paesi anglosassoni.
Caro Bruno,
rompo la sensazione di deserto rispondendoti. Capisci bene che non tutti sono in grado di capire come poter mettere mano alla legge elettorale in termini giuridici: io per primo. Tutti ci rendiamo conto che la legge attuale ci ha esautorato nel diritto che avevamo di scegliere chi eleggere (oggi, come sappiamo bene e abbiamo sotto gli occhi una volta di più, gli eletti nascono nelle segreterie): tu credi davvero che questa classe politica abbia un qualche interesse a modificare la legge elettorale per ciò che concerne i candidati da eleggere? O invece non si preoccuperà di sistemare, di aggiustare, il sistema elettorale solo per quanto riguarda la ripartizione del voto?
Non essendo un giurista e tanto meno un politico, posso dirti che ero favorevole al vecchio odiosissimo sistema proporzionale: più equo, più rappresentativo, più dialogante, in definitiva più democratico. Lo stesso “Manuale Cencelli”, se usato correttamente, in maniera intellettualmente onesta, poteva fornire occasioni di gestione del potere assai più democratiche di quanto non accada oggi. Impossibile accarezzare derive autoritaristiche, con un Parlamento frazionato proporzionalmente; c’era anzi l’obbligo di dialogare per trovare punti condivisi e poter governare. Adesso si va avanti a inciuci o purezze, in un magma che è però indistinto, personalistico ed anche pericoloso.
Da povero scrittore quale sono, reputo che il sistema dei partiti avesse in sé una ricchezza stratosferica, rappresentando porzioni di popolo ed essendo fatto di parti del popolo. Il problema vero, cioè, sta in chi usa oggi quegli strumenti (snaturandoli, offendendoli, strumentalizzandoli) che i Padri della Patria avevano reputato i migliori, gli ottimali (e lo erano davvero).
Dobbiamo dunque creare un nuovo sistema elettorale che tuteli e garantisca la rappresentatività popolare o che faciliti l’appropriazione indebita dello Stato da parte degli addetti ai lavori?
Mi piacerebbe molto se, in questa discussione, oltre alla gente comune come me (che peraltro è davvero impelagata nel dover sopravvivere e dunque può concedersi l’amaro lusso di non preoccuparsi anche di questo), intervenissero almeno i nostri addetti ai lavori marchigiani. Gli onorevoli, cioè: sapranno certamente che pesci pigliare, ne avranno un’idea più certa delle nostre, mi auguro. Sennò le segreterie che li hanno eletti a fare (sia pure per mano nostra)?
*Davoli
Ma in quale paese vivi?
“posso dirti che ero favorevole al vecchio odiosissimo sistema proporzionale: più equo, più rappresentativo, più dialogante, in definitiva più democratico”
Perchè adesso non c’è il sistema proporzionale? Quello che ci ha regalata in 50 anni 60 governi!
“con un Parlamento frazionato proporzionalmente; c’era anzi l’obbligo di dialogare per trovare punti condivisi e poter governare“. Infatti si è visto come grillo ha dialogato con Bersani alla ricerca di un accordo…
Il sistema proporzionale crea estremismo, terrorismo e dittature, lo ha dimostrato la storia. I paesi anglosassoni sono tra i pochi paesi che non hanno conosciuto dittature, perchè secondo te? Hitler e Mussolini sono nati e si sono sviluppati grazie al sistema proporzionale. Detto questo gli italiani nel 1993 hanno detto chiaramante in un referendum che non volevano più il sistema proporzionale in Italia e già questo dovrebbe bastare.
Ci sono paesi, anglosassoni e non, che non hanno mai conosciuto dittature, ma che in compenso ne hanno fatte conoscere tante (di dittature) a tanti altri paesi, ma non è detto che vada sempre così.
Ringrazio che è intervenuto.
Nel merito, mettiamola così: una parte delle forze politiche dice che è prioritario cambiare la legge elettorale ma, in realtà, lo diceva anche la scorsa legislatura e non si è fatto nulla, per motivi vari, quindi bisogna insistere. Un’altra parte (ad esempio il ministro Quagliarella) sostiene che si, è importante cambiare la legge elettorale ma che bisogna necessariamente accompagnare a tale riforma anche la riforma dell’attuale sistema parlamentare, tra l’altro in punto di bicameralismo perfetto. Non nego che tale ultima posizione ha una sua logica ma mi chiedo: laddove le forze politiche non trovasserto l’accordo sulle riforme istituzionali, potrebbe essere questo un motivo per non metter mano alla riforma del sistema elettorale? Io penso di no, ritengo cioè che comunque, anche ove non vi sia intesa sulle riforme istituzionali, sia assolutamente necessario andare a votare (tornare a votare, se volete) con un sistema profondamente diverso. Uninominale a turno unico, Doppio turno alla francese, Proporzionale come ai bei tempi andatii? Possiamo parlarne ma velocemente (personalmente credo che un sistema a doppio turno di ballottaggio favorirebbe aggregazioni – al secondo turno – e governabilità ma questa è solo la mia opinione e sono degne di approfondimento anche le altre). Prima ancora di trovare l’accordo una cosa comunque si può fare, seguendo la filosofia del passo dopo passo che concretamente ci suggerisce ad esempio il prof. Ainis: intanto facciamo una bella legge di un paio di righe con la quale si dica che il porcellum è abrogato: alla più brutta torneremo a votare con il “mattarellum” che non era proprio il massimo ma rispetto all’attuale normativa sarebbe comunque un bel cambiamento. Se rinunciamo al diritto di rappresentanza, pensando che ben altri sono i problemi, imbocchiamo una brutta, bruttissima strada.
Adesso ci pensano Manzi e Morgoni… che barzelletta che siete…