Il geologo Andrea Dignani del Circolo Sel di Civitanova Marche commenta la decisione della Provincia di Macerata di appaltare lavori sui fiumi Chienti e Potenza (leggi):
«Ho letto sulla stampa che la Provincia di Macerata ha appaltato lavori per 600.000 euro per la manutenzione degli argini del fiume Chienti e del Potenza. La Provincia presenta questi periodici lavori definendoli “miglioramenti” ma nei fatti non sono risolutivi e superati e non utili per l’ecosistema idrico. Per questo serie e profonde sono le riserve sugli interventi idraulici che la Provincia di Macerata si accinge a fare lungo i fiumi Chienti e Potenza. “Il miglioramento della qualità ecologica del territorio e, più in particolare, degli ambienti fluviali rientra tra gli obiettivi prioritari di una società evoluta. Troppo spesso la progettazione e l’esecuzione dei lavori fluviali limitano la loro attenzione ai soli aspetti idraulici (chiamata “pulizia” come se si avesse a che fare con un lavandino che deve scaricare il refluo), trascurando quelli morfologico-naturalistici e determinando impatti ambientali ed aumentando (paradossalmente) lo stesso rischio idraulico. Dal punto di vista del rischio idraulico l’approccio che si è affermato negli ultimi due secoli è esclusivamente basato sulla realizzazione di opere di difesa idraulica, progettate nell’ottica di contenere le piene entro stretti argini e allontanare l’acqua il più in fretta possibile, ritendo così di mettere “in sicurezza” il territorio.
Nella moderna consapevolezza scientifica tale approccio progettuale altera pesantemente i processi e le dinamiche fluviali a medio e lungo termine con conseguenze spesso imprevedibili e negative soprattutto in termini di rischio e dissesto, inoltre ha ripercussioni molto negative in termini ambientali e di disponibilità di risorsa idrica; di fatto l’acqua viene di fatto considerata come un problema da scaricare a valle il più in fretta possibile invece che una preziosa risorsa da accumulare nel “serbatoio” naturale offerto dal sistema dei corpi idrici superficiali (suolo) e sotterranei (acquiferi). Quando si parla di rinnovamento dell’etica politica non è sufficiente cambiare (o come si dice ora, rottamare) le persone, serve un vero cambiamento culturale. Sulla gestione dei fiumi si pensa ed opera ancora con idee dell’ottocento, non sospettando minimamente il grado di evoluzione progettuale e scientifica raggiunto sulla gestione dei fiumi, gli interventi della Provincia nascono ancora una volta in questo vecchi catino culturale, in una visione di programmazione emergenziale e non di vera gestione e prevenzione del rischio che allo stesso tempo valorizzi del territorio e della risorsa acqua.»
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Finalmente un intervento serio di una persona preparata, in materia di fiumi.
Il fiume non è un corridoio pieno di roba inutile da ripulire (vegetazione), bensì un sistema molto complesso che andrebbe prima capito e poi, solo poi, ‘sistemato’ per i nostri scopi.
In Inghilterra e in alcuni paesi del nord-Europa da decenni si seguono programmi di riqualificazione fluviale, cercando di assecondare i ritmi naturali e non di contrastarli. Spero che anche qui si cominci a verificare la possibilità di intervenire in maniera logica e non dogmatica, standardizzata.
Dateli alla povera gente…per quanto possiate ripulire e sistemare il chienti e il potenza…esonderanno lo stesso…
Bellissime considerazioni, un diverso livello di approccio. Le faccio però presente dott. Dignani che chi commissiona le opere di questo tipo, dirigenti e politici, se non li rottamiamo non se ne andranno mai, questi il cambio culturale da lei auspicato non lo faranno mai e neanche lo vogliono fare…..
Ricordo che da ragazzo notavo i lavori fatti dai contadini con i tronchi d’albero legato in quelle zone dove il fiume Chienti si portava via ettari di terreni coltivati in occasione delle “pieme”, ossia delle piene. Allora non erano state costruite le dighe idroelettriche, che avrebbero in seguito “contenuto” le piene del fiume. Ricordo che le cosiddette “rote”, ossia quelle fasce di alberi di alto fusto e di rovi che crescevano lungo i lati del fiume, erano molto più spesse, anche di 50 metri, e servivano per limitare i danni delle piene, nonchè per fare legna da ardere e rifugio di fauna selvatica. Oggi, vediamo che i campi arati arrivano quasi fino al letto del fiume. La Natura ha le sue regole da rispettare… Altrimenti ci pensa essa stessa a farle rispettare. C’è poi una grande ignoranza a livello politico. Ricordo che certi Repubblicani sostenevano di cementificare il letto del fiume Chienti… Un po’ come quando volevano abbattere le querce per farci le traversine dei binari ferroviari e che furono salvate dall’Archietto Cristini.
Condivido totalmente le considerazioni del Dott. Dignani, dalle quali si evince che conosce e ha a cuore l’argomento. I fiumi sono, insieme ai boschi e alle foreste, la parte più importante e più complessa degli ecosistemi terrestri. Non si possono assumere provvedimenti da burocrati: toccare un fiume presuppone una conoscenza reale, profonda e pluriennale delle sue trasformazioni. Se penso che chi ha la responsabilità di commissionare costosissime opere con ruspe, sbarramenti e terrapieni, viene anche pagato lautamente …
Non è più accettabile l’abominio ambientale, non solo perché eticamente insopportabile ma perché economicamente anacronistico.
I fiumi e i torrenti, soprattutto in Italia, sono considerati essenzialmente delle cloache in cui scaricare ogni tipo di rifiuto. Nessuna categoria sociale è esente da tale squallida e impunita abitudine: industriali, artigiani, agricoltori, privati cittadini, gitanti della domenica: naturalmente ci sono le eccezioni che, nell’anonimato, sentono il dovere di rispettare le regole e l’educazione civica.
L’amministrazione pubblica inizi dalla scuola primaria a far conoscere e rispettare i corsi d’acqua e i boschi, invece di stanziare periodicamente cifre inaudite per opere sterili o addirittura dannose.
Bravo Andrea – Sono opere inutili e costose ad altissimo impatto sull’ambiente fluviale, seguono un approccio scientifico-tecnico vecchio abbandonato da altre regioni da decenni in quanto non risolutivo. Tali opere vengono eseguite circa ogni tre anni costituendo un notevole esborso e non permettono all’ecosistema fluviare di ricostituirsi. Esistono altri approcci più duraturi e meno impattanti ai quali sarebbe bene aggiornarsi.
Ottimo intervento, approfondito a livello professionale e chiarissimo nell’esposizione. Condivido in pieno.
Ha ragione il Dott. Dignani, siamo in mano a dei Tecnici Burocrati e Politici rimasti all’800, che individuano i lavori da eseguire esclusivamente sulla base delle “sollecitazioni” provenienti da soggetti privati interessati solo per la salvaguardia dei loro Terreni. Oltre agli interessi collegati alla protezione di quache derivazione idrica a servizio di nuovi impianti Idroelettrici , ammessi al finanziamento Pubblico per le fonti Rinnovabili, entrate in esercizio lungo il Chienti, di proprità dei noti soggetti imprenditori di Morrovalle, di recente all’attenzione della Magistratura. Sarebbe interessante verificare lo stato delle sponde nelle aree demaniali vicino a tali Centrali, prima dei lavori della Provincia: che ne pensa Dott. Dignani?
Ma non può darsi che la Provincia, nel presentare questi periodici lavori come “miglioramenti”, non intendesse miglioramenti per l’ecosistema idrico bensì miglioramenti…per le tasche di qualcuno?
Sono un pescasportivo e condivido totalmente l’opinione del Dott.Dignani .
Da oltre venti anni assisto impotente alla distruzione sistematica di ogni forma di vita lungo gli argini del fiume e soprattutto nel fiume stesso.
La cosiddetta “pulizia” consiste di solito nello sradicamento sistematico di alberi e siepi lungo gli argini , e nella distruzione di ogni forma di vita all’interno dell’alveo del fiume dove vengono fatte passare ripetutamente ruspe ed escavatori per abbassare il letto del fiume.
Questi lavori vengono fatti spesso a primavera che è un periodo di nidificazione degli uccelli e di deposizione delle uova da parte dei pesci.
Non vi vuole molto a capire che privando il fiume degli alberi lungo gli argini ed eliminando anse ed insenature si hanno due devastanti effetti: il primo è che aumenta l’erosione degli argini e quindi la quantità di detriti trasportati dall’acqua raddoppia riempendo in poco tempo nuovamente l’alveo del fiume; il secondo effetto è che nel fiume, privato del suo corso naturale e rettificato come se fosse un canale, l’acqua scorre ad una velocità doppia provocando gravi danni ad ogni esondazione.
I fiumi esondano in tutto il mondo, da anni pesco in Austria dove ho assistito a innumerevoli esondazioni, la differenza con il nostro paese è che ogni esondazione non travolge gli argini come in Italia, e questo semplicemente perchè gli argini In Austria sono letteralmente ricoperti di alberi che ne impediscono il crollo.
Il fiume Potenza si stava riprendendo ora dalle nefaste “pulizie” degli ultimi anni, anche la popolazione di pesci ed uccelli stava lentissimaente aumentando, ed ora leggo che la provincia intende fare questi ulteriori lavori.
Aanzichè spendere gli stessi soldi per riforestare gli arigini qui si fa al contrario.
Lungo il torrente Monocchia in località Fontenoce di Recanati in un rarissimo caso di riforestazione la provincia anni fa piantò lungo gli argini centinaia di pioppi, da allora il torente non ha più provocato i danni che puntualmente ad ogni esondazione provocava.
Non dico di non spendere questi soldi ma li spenderei al contrario, per riforestare anzichè per disboscare.
Csa si può fare per impedire che 600.000,00 euro dei contribuenti vengano letteralmete buttati nel fiume?
Possibile che da 20 anni WWF, Legambiente, Associazioni di Cacciatori e Pescatori , nessuno abbia fatto nulla per opporsi a tutto ciò?
Se ci fosse una qualche associazione o gruppo di cittadini interessati a creare un comitato per la difesa dei fiumi Chienti e Potenza sarei felice di poter dare il mio contributo.