di Maurizio Verdenelli
“Si, abbiamo perso però siamo primi!”. Il grido dell’orgoglio democratico ferito sgorga quasi alla fine per bocca di Nello Rocci, da Appignano, intagliatore del legno in pensione (600 euro al mese). Non vorrebbe parlare l’anziano falegname dopo una riunione fiume sull’analisi del voto, promossa dal comitato renziano: prima di lui hanno preso la parola avvocati ed architetti. E lui, timido, si rivolge al tavolo dove siedono Paolo Micozzi, Stefano Di Pietro e Nicola Perfetti: “conosco Ricotta da piccolino, abitava vicino casa mia, l’ho visto scolaro in calzoncini corti, vorrei poter dire la mia…”. Ricotta se n’è andato da un pezzo. L’avvocato difende alla meglio Bersani, se la prende con l’alleanza con la Sel, molto con Berlusconi e moltissimo con Grillo e dà quasi ragione a chi in Germania ha detto che “sono stati eletti due clown”: “In fondo non si sono sbagliati di molto”. “Grillo è un Berlusconi diverso”.
In sala, poche decine di militanti, l’atmosfera è dimessa ed insieme rabbiosa. I giovani maceratesi sembrano aver voltato le spalle al Pd. Il M5S ha preso 900 voti in più alla Camera. “Annibale è alle porte”. “Arrivano i nuovi barbari della politica”. Ricotta getta acqua sul fuoco. “I grillini non ripeteranno mai un tale successo alle amministrative. Non c’è paura di un ribaltone nelle maggioranze degli enti locali. Qui si vota chi si conosce, chi riscuote la nostra fiducia. Il M5S è un fantasma che si aggira sulla città. Chi sono i grillini maceratesi? dov’è il loro direttivo?”.
Dall’auditorium del Claudiani dove ieri sera si è tenuta la riunione, qualcuno grida: “Non ce l’hanno!”. “In fondo -dice ancora il capogruppo del Pd- abbiamo avuto due eletti, e siamo sempre oltre il 26% in città. A Macerata siamo andati meglio che in provincia, inoltre”. Non ci sono molti applausi per il ‘bersaniano’ presidente dell’assemblea provinciale degli iscritti, da parte della ‘fossa dei leoni’. Ma neppure fischi. Il cenno critico nei confronti del Sel, di quell’alleanza voluta perchè “a sinistra del Pd non ci fosse nessuno” è piaciuta ai renziani restando l’unico motivo aggregante tra le due anime del Pd.
Dopo il suo intervento, il ‘compagno Narciso’ se ne va lasciando il segretario Micozzi in un’imbarazzata solitudine. Un altro, concomitante appuntamento aspetta il prossimo assessore nel vicino cinema Italia: il summit sul centro storico. Naturalmente la parola ‘compagno’ non verrà mai pronunciata nel corso della serata, ad eccezione del ‘compagno Rocci’ nel Pci sin dal 1954: “So di compagni che hanno optato per Grillo”.
Già, perchè l’antica base ‘comunista’ è restata aggrappata al Pd come ad un amore pieno di spine ma irresistibile: “Chi ce l’ha un partito come il nostro?! Parliamo dei nostri problemi in mezzo alla gente. Renzi e Bersani sono un bene prezioso da difendere insieme” grida Giuseppe Cerquetti che chiede anch’egli, come poco prima Mauro Compagnucci, un’assemblea plenaria del partito. E Dalveno Antinori, infermiere con una pensione da 1.200 euro: “Perchè si garantiscono le rendite di chi in quiescenza prende decine di migliaia di euro al mese, e si spazzano via dalla mattina alla sera le garanzie di poveracci come noi?”. Su Macerata: “Carancini non sta facendo troppo male”. La base ribolle, seppure con cirenaica moderazione. Alberto Emiliozzi, operaio dai capelli bianchi: “Sapevo che sarebbe finita così. In fabbrica ho sentito i miei compagni di lavoro tifare per il Movimento a 5 stelle. Anch’io sono stato tentato…”. Poi se la prende con la Cgil e la Camusso. Da non credere all’epoca della ‘vittoria di Grillo’, ‘l’ombra che cammina’ per dirla con l’immaginifica affermazione ‘in salsa maceratese’ di Ricotta.
Non solo il Sel di Vendola (“persona mite ed amabilissima” chiarisce, discreto, Giovanni Scoccianti “ma in Puglia abbiamo visto com’è andata…”) ma anche il concetto di sinistra è nel mirino. “Non ce ne può fregare di meno…a sinistra… bisognava prendere i voti al centro ed anche a destra”. E’ un’esplosione, trasteverina ma liberatoria, quella dell’ex assessore comunale, Mauro Compagnucci. Urla così forte al microfono che qualcuno glielo dice, e lui si perde il passaggio successivo (ammette) del discorso. Che però è chiarissimo, nella fustigazione. E Compagnucci cinge il Pd bersaniano di un cilicio pesantissimo, che neppure Jacopone da Todi… “Il problema non è Grillo… è nostro (applausi scroscianti ndr). Stiamo male. Tuttavia più siamo cattivi con il centrosinistra, più gli facciamo del bene”. Ancora: “Rottamare è l’ultima delle cose anche se fa molto male”.
Rottamazione (principio renziano utilizzato ieri sera solo dall’ex esponente del Pri) fa rima con contaminazione: termine di cui al ‘Claudiani’ si è addirittura abusato. “Chi ha paura di essere contaminato da voti di altre aree non può pensare come un partito maggioritario” aveva detto in apertura il coordinatore del comitato renziano, Nicola Perfetti.
La contaminazione è riferita alle primarie, mal organizzate a Macerata prima di Natale (lo ammette volentieri Di Pietro con la pronta adesione della sala: “Stendici un velo pietoso”).
Afferma Compagnucci: “Dalle primarie sono usciti candidati conservatori sulla spinta dalla parte più conservatrice del partito: qualcuno mi vuole cacciare dal Pd per questo?!” dichiara e poi fa poi l’elogio di Graziano Pambianchi, che l’aveva preceduto. L’ex vice sindaco repubblicano, 71 anni, aveva ricordato il suo primo ‘apprendistato’ politico, diciassettenne, in casa di un parente: il deputato comunista Vinicio Berioni (“eletto nel ’48 e poi sostituito alla scadenza da una funzionaria del partito”). Pambianchi fa un sussulto di orgoglio repubblicano: “A Macerata la gloriosa Edera ha trasfuso forze fresche, sangue e linfa prima in Alleanza democratica e poi in questo partito che speriamo continui ad essere quello sognato”. E non si nasconde naturalmente forti dubbi.
In sala, dopo il segretario Micozzi (l’avvocato fa il difensore d’ufficio: Non siamo andati male a Macerata) e l’ex assessore Di Pietro, statisticamente spietato (“E’ una sconfitta cocente, abbiamo perso tremila voti in pochi anni: da 10.136 a 6.672, i giovani non ci vengono più dietro: a me non l’avrebbero perdonato!” paventando che il Pd nel 2050 torni ad essere Pci) molto atteso l’intervento di Giovanni Scoccianti, “filorenziano” ma per scelta propria coincidente (dichiara). Riguardo ad uno dei temi caldi post elettorali, confessa al cronista: “Guardi: mia figlia Alessia –colei che ha fatto ‘il gran rifiuto’ ndr– ha scelto di testa sua nel tirarsi da parte, nel non voler essere della partita degli incarichi di giunta. Io certo non lo tirata per la manica, ma sono orgoglioso di lei”. Questione di famiglia, l’Aventino. Lui è stato il vice di Mandrelli alla segreteria e ‘camerlengo’ dopo l’addio dell’avv. Bruno. Ora è tra i renziani, ‘per caso’: “Matteo non è il Grillo del Pd”. Ancora: “Non cerco, come Alessia, incarichi, mai fatto”. Scoccianti entra a gamba tesa sul caso Macerata dopo aver criticato nell’ordine: la campagna elettorale, D’Alema, Bersani e le primarie che “hanno esposto il segretario provinciale Roberto Broccolo ad una brutta figura”. “Irene Manzi è persona degna, una giovane gentile e piena d’impegno alla quale auguriamo proficuo lavoro alla Camera cui è stata eletta. Dov’è però quel rinnovamento richiesto ad un partito come il nostro che ha mostrato, dai numeri pressocchè uguali ottenuti alla Camera e al Senato, di non essere più attrattivo nei confronti dell’elettorato giovane?!”.
E’ mezzanotte, quando si chiudono le luci del salone. Vorrebbero tutti parlare: “Nei convegni medici si chiuderebbero i microfoni” avverte il dottor Luigi Nardi che rinuncia tuttavia neppure lui nell’intervenire: “Gli scenari sono brutti”. L’inverno dello scontento dei renziani continuare ad imperversare anche nella serata di marzo che attende tutti fuori dal ‘Claudiani’. Temendo più che Annibale-Grillo ‘ad portas’, le decisioni del temporeggiatore Carancini e dei bersaniani “che di tagliare proprio non vogliono” -sussurrano (ormai) a voce alta i renziani.
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Il problema sono sempre i voti per il potere ; ma la domanda è : I voti di quanti e per il potere di chi ? Se il potere si esercita per gli interessi di chi ti vota può andar tutto bene ma quando l’operaio o il pensionato a 600 o 1.200 Euro al mese si vede accumunato nel voto a quanti hanno il solo interesse ad alimentare il parassitismo di maniera o ideologico statale . regionale , universitario , degli Enti inutili , degli sprechi e dagli alti stipendi , prima o poi ti gira le spalle . Va tutto bene se non si ribella . Ai tempi della vetuperata DC o del PCI vi erano pochi sprechi ed il divario di stipendio tra l’operaio o l’impiegato ed i capi ufficio e i Dirigenti era minimo rispetto ad oggi . Per come stanno le cose è andata molto bene al PD . Ed ora La Corte Costituzionale, oramai, non ti dà alcuna possibilità di riequilibrare le cose . Purtroppo .
MI CHIEDO SPESSO, QUANDO SENTO PARLARE QUELLI DEL PD, SE ERA NECESSARIO AL COMPAGNO ALDO BUSCALFERRI PATIRE IL CONFINO E MORIRE FUCILATO DA PARTIGIANO PER UN PARTITO COMUNISTA ITALIANO RIDOTTO COSI’ DAL PD…
chi ha votato il M5S lo ha fatto principalmente per buttare a mare i mammut della politica.
In buona parte ci siamo riusciti, accontentiamoci, anche se, purtroppo, ce ne sono rimasti ancora tanti.
Ora bisogna passare al secondo obiettivo, rendere governabile questo paese facendo:
– una legge elettorale a doppio turno dove i partiti non possono coagularsi in liste;
– eliminare il senato e le provincie;
– eliminare il finanziamento pubblico dei partiti, dei giornali e delle TV;
– dimezzare i deputati ed i consiglieri;
– eliminare i portaborse;
– eliminare i vitalizi anche retroattivamente (pensioni uguali per tutti);
– fare una legge contro il conflitto di interessi;
– fare una legge seria contro la corruzione;
– rinegoziare tutto con l’Europa;
e altro se ci si riuscirà, anche se mi sembra già più che sufficiente.
Per fare questo bisogna arrivare ad un accordo con il PD e fare un governo composto da persone capaci di indubbia moralità che perseguano le linee concordate da PD e M5S.
Poi torneremo alle elezioni e vinca chi si è dimostrato il migliore.
Se non facciamo questo, cari Grillo,Casaleggio, Bersani e Renzi dimostreremo un’incapacità intrinseca di governare questa Italia, manderemo il paese allo sbando e perderemo un bel po di voti alle prossime elezioni favorendo probabilmente Berlusconi.
L’incapacità di questa classe dirigente (locale e nazionale di centrodestra e di centrosinistra) di non rendersi conto che è essa stessa “il problema” (con i suoi riti, i suoi inciuci, i suoi intrallzzi, le sue minestrine, ecc. ecc. ecc.) pretenendo, invece, di trovare soluzioni al probema è una situazione che ha del grottesco…
… Quasi fanno tenerezza nella loro incapacità di comprenere che il popolo, i cittadini, gli elettori hanno votato il 5 Stelle perchè hanno gli zebedei pieni.
Quasi fanno tenerezza, se non fosse che questa loro incapacità di vedere la realtà rischia di far collassare la città, la Regione, il Paese
Quindi l’analisi politica del voto è presto fatta senza dover fare chissà quali valutazioni approfondite e quali analisi complesse: il 5 Stelle ha vinto, anzi ha stravinto, per incapacità congenita e manifesta degli avversari
(dal margine: è un segreto di Pulcinella che, a Macerata città, sia stato “impartito l’ordine” -per regolare i conti interni sia nella cloroformizzata maggioranza che all’inesistente opposizione- di votare il 5 Stelle: 200 o 300 voti in più non avrebbero cambiato le sorti delle votazioni, su scala regionale….. ma avrebbero dato un chiaro segnale, a chi questo segnale doveva riceverlo come uno schiaffone in faccia)
Per Gianfranco
Puoi essere più chiaro sul segreto di Pulcinella?
@ Bommarito
chi analizza i fussi elettorali sa benissimo che, seggio per seggio, si può valutare (rispeto alle elezioni precedenti), con una buona approssimazione, se ci sono stati spostamenti considerevoli di voti.
Se in alcuni seggi (per diverse elezioni precedenti) vi era stata una “presenza importante” di un candidato (o di una lista), ed alla elezione successiva, questa presenza è fortemente diminuita ci sono buone probabilità che il candidato (o i referenti la lista) si sia poco dato da fare oppure, addirittura, abbia dato il suggerimento di NON votare per A e di votare per B
Se poi dentro ad un gruppo c’è maretta ecco che lo spostare dei voti fuori dal gruppo, ad esempio ad una lista di protesta, può diventare lo strumento per “parlare alla nuora finchè suocera intenda”
Questo spostamento di voti, signifiativo sul piano locale cittadino, difficilmente influenzerà il risultato complessivo regionale..
…Ma 200 o 300 voti che dovevano arrivare (e non arrivano) si fanno sentire, come un grosso schiaffo in faccia, in una cttà di 40.000 abitanti.
E mi sembra che, sia in maggioranza che all’opposizione maceratese, in questa ultima votazione qualche schiaffo politico sia volato
Poi c’è da aggungere, sul piano squisitamente locale, anche la vox populi che assegna a questo o quel politico locale (sia di maggioranza che diopposizione) l’indicazione chiara (a chi gli è vicino) di non votare il raggruppamento di rifermento…
…..Ora siamo d’accordo che le voci sono solo voci (e vanno sempre prese sempre con le molle), ma quando queste voci cominciano ad essere troppe difficilmente non vi è sotto quacosa di vero….
E vi meravigliate dei giovani….ci mancherebbe altro, se la direzione del PD continua nel candidare le cariatidi….soffocando il nuovo riformatore…mi sembra normale che un giovane fugga…dobbiamo anche capirli, di mummie bastano quelle egiziane……
I giovani lasciano il PD e FANNO BENE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Renziani che ragionano come D’Alemiani. Non resta che autorottamarsi.