L’Italia è notoriamente il Paese delle emergenze e dei dissesti; da quelli delle finanze pubbliche, con il debito estero tricolore che è il sesto più alto al mondo, a quelli idrogeologici che sorgono dopo una precipitazione più violenta delle altre. Ma alle malattie croniche del Bel Paese se n’è aggiunta una più grave: quella del lavoro che non si trova più, che fugge oltre confine, che è sempre più incerto. Le statistiche illustrano alti tassi di disoccupazione, con punte astronomiche per quanto riguarda il dato dei giovani, arrivato oltre quota 37% a gennaio: un quadro drammatico anche nella provincia di Macerata, come ha illustrato nei giorni scorsi Marco Ferracuti, segretario della Cisl (leggi l’articolo). Ma i numeri non raccontano tutto quello che c’è dietro alla perdita del posto di lavoro. Lo sgomento, la paura, la perdita delle certezze si sommano all’angoscia per il futuro, dove programmare la propria vita diventa molto difficile.
Cronache Maceratesi ha deciso di ospitare le testimonianze di chi è alle prese con il dramma del licenziamento, della disoccupazione e della perdita di quelle certezze e riferimenti legati al posto di lavoro. Paolo Mengascini era un dipendente della Sialp (ex Silpa) di Porto Recanati, un’azienda che fabbricava suole in poliuretano e che vendeva ai calzaturifici. Nel corso degli anni si sono susseguite diverse gestioni ed il lavoro non è mai mancato, tanto che ai 49 dipendenti si aggiungevano una decina di operai per sostenere i picchi di produzione del periodo invernale. Con l’avvento della crisi finanziaria, però, le cose sono lentamente peggiorate, fino a quando le banche non hanno smesso di concedere credito e l’azienda è stata messa in liquidazione. “Verso la fine del 2011 le banche hanno chiuso i rubinetti. La nostra ditta aveva dei debiti, anche pregressi da gestioni precedenti, e la chiusura totale o parziale del debito ci ha messo in crisi – spiega Mengascini – dalle 10 banche con cui avevamo rapporti siamo passati a 3, non potevamo pagare i fornitori mentre i nostri clienti fatturavano anche a tre, quattro mesi di distanza”.
Sono stati fatti incontri istituzionali per cercare di aiutare l’azienda?
“Avevamo chiesto un anno di cassa integrazione in deroga dal 1° febbraio 2012 al 1° febbraio 2013, l’Assessore Luchetti ci convocò all’incontro in Regione ma alla fine non se ne fece niente. Siamo arrivati a fine luglio lavoricchiando un po’ qua e un po là, ma ad agosto le cose sono precipitate. La ditta non ha più ripreso a lavorare, ha svolto solo alcuni lavoretti con pochissimo personale. A fine ottobre siamo riusciti a farci pagare il mese di luglio, per fortuna siamo rientrati anche con tredicesima e trattamento di fine rapporto: poi è arrivata Equitalia che ci ha bloccato tutti i pagamenti perché ha un credito di oltre 200mila euro verso l’azienda. Ci hanno staccato la corrente che non era stata pagata Abbiamo intensificato gli incontri tra sindacato e titolari, ma alla fine si è arrivati alla liquidazione: ci siamo trovati in cassa integrazione a zero ore. Dal 10 gennaio siamo in mobilità”.
Come le è cambiata la vita?
“Io in azienda mi occupavo della produzione, è stato il mio lavoro per anni. Quando una persona è a tempo indeterminato si sente sicura dal punto di vista del reddito; adesso è tutto diverso. Con la mobilità la busta paga è molto risicata, subentra la paura di non riuscire a fronteggiare le tante spese che ci sono. Conosco diversi operai con una situazione anche peggiore della mia, persone che non hanno potuto pagare tre o quattro mensilità della loro casa. Alcuni miei ex colleghi vanno alla Caritas a prendere il pacco con i generi alimentari, altri non riescono a pagare il mutuo. Una cosa che era impensabile fino a pochissimo tempo fa”.
Quanto incide sulla sua famiglia la critica situazione del lavoro che c’è in Italia?
“Io e mia moglie abbiamo due figli, un maschio e una femmina. Mia moglie lavora in una cooperativa che fornisce servizi all’Asur, anche lei ha paura di perdere il posto con i tagli alla sanità di cui si parla. Mia figlia, 30 anni, si è laureata con il massimo dei voti, ma ha trovato solamente lavori molto, diciamo così, strani. Il primo impiego lo ha avuto nei call center, dove è stata assunta a progetto. Poi ha fatto la cameriera in uno chalet a Porto Recanati, un lavoro a chiamata. Nella sua situazione oggi ci sono tantissimi giovani, disposti a tutto per poter lavorare. La ricattabilità di fronte alla carenza di lavoro oltre che ad essere umiliante, è priva di qualsiasi diritto. Mio figlio sta finendo gli studi, ha 17 anni e vorrebbe andare all’università, io spero di poterglielo permettere”.
Lei quanti anni ha?
“Cinquantotto”.
E quando va a cercare lavoro la sua età rappresenta un problema?
“Certamente. Ormai non serve nemmeno avere molta esperienza, anche perché è quasi impossibile ricollocarsi nel proprio settore. Vai a fare le domande e nonostante le notevoli esperienze ti senti come se né il mondo del lavoro né la società avessero bisogno di te. In altre parole, ci si sente inutili. Viene a mancare la propria figura all’interno della famiglia: sembri un ubriacone che gira per casa. Questo aspetto psicologico può sembrare irrilevante, ma le garantisco che non lo è, prima le famiglie erano un ammortizzatore sociale, i genitori aiutavano i figli. Ora come si fa?”.
Vista la situazione accetterebbe qualunque tipo di lavoro?
“Adesso sì. Anche in un altro settore, lontano da casa, con un contratto a tempo determinato, rinunciando a tutto quello che avevo conquistato, cioè gli scatti di anzianità, una contrattazione di secondo livello… in Italia le aziende sono viste come vacche da mungere. Ma adesso che chiudono non pagano più tante tasse che erano entrate per lo stato. E anche io consumo molto meno, per cui pago meno iva, e consumando meno c’è meno produzione ed il Pil cala. E’ una spirale da cui non si esce”.
Cosa pensa di Mario Monti?
“Monti alla fine penso sia un capro espiatorio, è stato sostenuto trasversalmente dai partiti. Come mai certe riforme, come quella delle pensioni, come per l’articolo 18, sono passate velocemente mentre il decreto legge anticorruzione e quello sulle Province hanno trovato tantissime resistenze? Però gli chiederei anche quante di quelle aziende che dovevano venire ad investire in Italia, dopo la modifica dell’articolo 18, sono effettivamente arrivate. Non mi pare che sia cambiato nulla, non c’è la fila di imprenditori stranieri che vengono qui”.
Anche nella nostra provincia i suicidi per motivi legate alle difficoltà lavorative sono diventati fatti di cronaca sempre più frequenti…
“Prima non riuscivo a capire completamente cosa passasse per la testa a quelle persone. Mi facevo una mia idea, ma finiva lì. Adesso vedo la cosa da un’altra prospettiva”.
Come descriverebbe il momento che sta vivendo?
“Lo definirei come la fine di una carriera e l’inizio di una incertezza. Un’incertezza senza alcuna prospettiva”.
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se volete porto la mia testimonianza ero titolare di un azienda che ha chiuso (senza fallire) e pagando a tutti nel 2007 e a 45 dopo 5 anni ancora nessuno mi ha assunto seriamente e sapete perche costo troppo. stipendio a me proposto 1000/1200 euro.
purtroppo questa storia non sarà ne la prima ma nemmeno l’ultima di tante altre simili. In Italia, si sente parlare solo di grandi aziende come la Fiat, l’Ilva, Alitalia e tante altre; come se in Italia l’economia si regge solo grazie a queste Imprese. Non è così; chi sorregge l’Italia sono le piccole ditte, che per tirare a campare, fanno sacrifici su sacrifici. E di tutto questo, dei problemi in cui versano le piccole aziede, la nostra classe politica,per raccogliere voti se ne ricorda solo durante il periodo delle elezioni. Questo è quello che avete fatto signori politici! grazie infinitametne, tanto…. a voi cosa importa!!!! il vostro stipendio a fine mese vi arriva!
Piena solidarietà al signor Polo e ad al signor Pavoni.
tutta la mia solidarietà….
OTTIMA INIZIATIVA, BRAVI!!!
pultroppo l`italia e` comandata da questi porci di politici che a tutto pensano meno che ha noi e dalle Banche e dico BANCHE strozzini approvati dalla legge affinche non incominciamo veramente a fare una rivoluzione allora abbesseranno le orecchie
Io mi affianco agli altri sono diventato disoccupato o 43 anni dopo un lungo percorso di lavoro artigiano prima come dipedente poi come titolare adesso come disoccupato chiuso la mia ditta a ottobre da artigiano IMBIANCHINO( CHE BELLO) ora giro ma nulla si apre !!! ho fatto un corso a PAGAMENTO come pizzaiolo anche li tutte le porte chiuse cercano solo apprendisti ora mi sto finendo i SOLDI . NON MI FERMO CERCHERO’ ma nessuno ti agliuta GRAZIE ITALIA …E CHI COMANDA VERDI GIALLI NERI E ROSSI TUTTI uguali…..
Ovvia solidarietà per l’intervistato e per quanti stanno nella sua condizione. La mia è una storia di salvatagggio di una cooperativa dove ero stato assunto negli anni 90, conduzione della stessa dopo il sostanziale abbandono del CdA, costituzione di altra società dopo aver fatto investimenti per l’ottenimento della materia prima (uva), lotta quotidiana per sopravvivere con debiti da pagare per gli investimenti fatti : contesto il modo eccessivamente livoroso verso le banche, in quanto bisogna vedere caso per caso: c’è poca cultura economico-finanziaria nelle piccole-medie imprese, tanti piccoli imprenditori non sanno nemmeno accendere un PC, se si lavora bene in termini di business plan ed altro le banche possono venirti incontro. Poi ci sono banche locali, dove nei CdA ci sono tanti tromboni di enti e sindacati vari, che ogni tanto prendono delle cantonate per non aver agito seriamente come sopra ma sotto la spinta politica o clientelare.
Ci sarebbe un modo per CERCARE di risolver il problema: la cooperazione o comunque sistemi collettivi di gestione di aziende in crisi ( vedere l’esperienza argentina) che dovrebbero essere tutelate e promosse dallo stato (art 45 Costituzione) ma se si danno i soldi ai sindacati, ai patronati e alle Centrali Cooperative per farli sopravvivere, rimane ben poco per il lavoratore.
Questo non è un paese per giovani!
Ancora una volta Cronache Maceratesi dimostra come sa calarsi nella realtà delle gente comune. Da qui il suo successo tra la pubblica opinione. Grazie al direttore e alla redazione, puntuali come sempre.
La situazione che stiamo vivendo l’abbiamo creata noi in 60 anni di “democrazia”, votando partiti che hanno prima di tutto mangiato e poi fatto gli interessi di categorie e cosche pur di prendere consenso politico. E’, però, da stupidi piangere sul latte versato, senza tentare di cambiare tra un mese gli attori sulla scena politica.
Loro – gli attori attuali – si guardano bene dall’andare a casa a meditare sulla propria insulsaggine politica. Anzi, vanno a trovarsi un nuovo posto al sole, come ha fatto la Merloni, passando dal PD a Monti (tanto si metteranno insieme dopo le elezioni)…
E cosa c’entra la Vezzali in lista con Monti, lei che in passato slinguava per il Cavaliere – se ciò che ho letto è vero? La Vezzali è forse un’economista, una esperta in finanza? Non mi sembra: Monti ce l’ha messa come specchietto per le allodole, come avrebbe fatto il Cavaliere vituperato. o la DC di una volta, o il PCI, quando mise in lista il “fiore all’occhiello” del professor Carandini, liberale, che era un’ottima persona e che si dimise poi da parlamentare, poiché non voleva essere servo di un sistema partitico del PCI.
Non avrebbe fatto meglio a mettere in lista il grande Pifferaio della Goldman Sachs, della Trilaterale e del Gruppo Bilderberg un piccolo imprenditore, oppure un Paolo Mengascini, che saprebbero di più in fatto di problemi di vita che come incrociare il fioretto?
Poiché tutti i candidati provengono dagli apparati di partito, oppure dalle segrete manovre di vertice, oppure sono giornalisti e magistrati, da parte mia, per non sbagliare ancora una volta come in passato voterò per il Movimento 5 Stelle. Dai nomi noto che sono solo dei cittadini anonimi da par mio e tutto ciò che faranno sarà in attivo, mentre i geni che mi si proponevano in passato me lo hanno messo sempre nel di dietro, come lo hanno messo al signor Mangascini e a tutti voi che leggete.
Ma come possono cambiare le cose in questo paese se ancora ci sono migliaia di cittadini che si mettono e si metteranno in coda per continuare a votare questa classe politica vecchia, arcaica, nullafacente, indecente, sembra che cambiare personaggio politico serva a cambiare la situazione e migliorarla, come si può pensare questo, sono anni, anni che questi ridicoli politici si alternano nelle poltrone grazie a quella parte di popolo che vota per continuare ad avere benefici, per vivere alle spalle di chi veramente si fà il mazzo per garantire alla propria famiglia una vita decente, inetti, amebe, sanguisughe siete peggio dei politici, voi che ancora andate dietro i politici con le bocche aperte in cerca di un osso da leccare, un osso che si chiama posto fisso in regione, in provincia.Va benissimo lamentarci di q.politica orribile, ma chi è che la sostiene?Il popolo… allora se vogliamo interrompere questa schifezza dobbiamo essere noi a creare le codizioni per eliminarla, basta non andare a votare per la vecchia mummificata casta, se poi non siete daccordo …allora vi meritate ciò che è, che siamo, che saremo….un popolo ridicolo che non ha più presente e futuro..Avanti continuate a votare gli stessi riciclati, Berlusconi, Bersani, Letta, Alfano, Rutelli e tutti gli altri amici di merende, il banchiere Monti l’eletto del clero..Lui che predica di nascosto “il nuovo ordine mondiale” andate a vedere (http://www.trilaterale )inquietante a dir poco, ma è ionutile che mi ingazzi…tanto questa terra è piena di idioti…se non scompaiono questi..è tutto inutile..
Concordo pienamente con GIORGIO RAPANELLI, noi branco di ALLODOLE daremo il voto a chi la sparerà piu’ grossa, ….toglieremo l’Imu, non faremo pagare le tasse a chi assume a tempo indeterminato, da subito taglieremo i parlamentari ecc. Ma essendo stati in carica fino a 15 giorni fa’ perche’ non hanno gia’ fatto queste cose? Io votero’ Grillo, sicuramente non riuscira’ a fare peggio di chi l’ha preceduto!!!!
Che quest’esperienza serva di riflessione a tutti coloro che pensano che la pressione fiscale sulle imprese non è poi così elevata.
Ma chi assume oggi una persona sapendo che costa più del doppio dello stipendio che la stessa prenderà? Di questi tempi, invece di favorire le assunzioni, i politici pensano ancora a mangiare tutto il mangiabile, a far finta di litigare, a promettere sogni irrealizzabili.
Basterebbe abbassare l’abnorme costo del lavoro e le assunzioni volerebbero, in quanto si potrebbero fare prezzi più bassi sul mercato. Se, infatti, l’assunzione di una persona comporta ad un’azienda il dover fare un prezzo di vendita del suo prodotto/servizio che è fuori mercato, CHI MAI ASSUME????
Posso portare anche io la mia testimonianza che alla soglia dei 43 anni non trovo lavoro io e a 46 anni mia moglie.
Se volete mi potete contattare .
Grazie.
ringrazio la direzione di cronache maceratesi per avermi dato la possibilità di parlare della mia situazione, ma vorrei correggere un’imprecisione: dopo aver ricevuto la retribuzione del mese di luglio in ritardo di tre mesi, non abbiamo più ricevuto altre retribuzioni, né tanto meno la tredicesima mensilità o il trattamento di fine rapporto e per le informazioni che possediamo ora, crediamo che difficilmente potranno essere corrisposte dall’azienda.
Il costo del lavoro non è dato solo dal costo degli stipendi e dei contributi: può sembrare paradossale ma sotto questo punto di vista l’Italia è messa molto meglio rispetto a molti altri paesi europei ( Statistiche della U.E.).
Oltre tutto ci sono già gli strumenti per le assunzioni a basso costo: ad esempio oggi si possono assumere “apprendisti” fino a 30 anni di età ( se non sbaglio), di fatto a tempo determinato (tre annii), con retribuzione inferiore ai minimi contrattuali, e con una quota contributiva irrisoria. Per non parlare del “vantaggio” che si ha nell’assumere lavoratori che percepiscono l’indennità di mobilità ( di fatto la “rimanente” indennità andrebbe ad abbattere il costo per l’impresa per un periodo pari a quello della durata dell’indennità stessa).
Il fatto è che quando si parla di “costo del lavoro” si intende il “costo complessivo” della produzione: energia, tassazione, trasporto merci, interessi sull’indebitamento ecc. ecc.
In ogni caso mi pare che la questione principale è che le aziende chiudono perchè sono calati i consumi e le capacità di spesa dei ceti medio bassi.
L’esempio dell’artigiano imbianchino ( in questo post) che ha dovuto “chiudere” la sua attività è molto calzante: probabilmente neanche in “nero” trova qualche famiglia disposta a dare “una rinfrescata” al suo appartamento. Chi ha perso il lavoro o si è visto decurtare la pensione ( il blocco delle rivalutazioni di fatto “riduce” la capacità di spesa del pensionato), non può spendere come prima; chi ha qualche soldo ( ancora) se lo tiene perché ha molte incertezze per il futuro. E questa è una spirale da cui non si potrà uscire tanto facilmente ( mi auguro il contrario ma la vedo difficile).
Ci vorrebbe un programma pluriennale di rilancio del lavoro per far ripartire intanto l’occupazione, i consumi e l’economia nazionale ( sembra che le esportazioni vadano bene – ma sono una minima parte dell’economia): concentare e convogliare tutte le risorse disponibili per creare nuove imprese e ridare fiato a quelle che ancora resistono. Ma in questa campagna lettorale non mi pare che i partiti parlino di questo tema e/o abbiano qualche proposta sul tappeto.
Fino ad oggi qualcosa di concreto, criticabile o meno ha poca importanza rispetto al ragionamento, lo ha proposto solo il sindacato.
Da metà ottobre 2012 anche io sono a casa in cassa e quinti ti capisco benissimo e mi spiace anche io sopra i cinquantanni con poche possibilità di essere ricollocato.Il problema che prima il governo Berlusconi poi Monti hanno prima hanno innalzato i contributi per andare in pensione da 40 anni a 42 poi la grande Fornero oltre ai contributi ha innalzato anche l’età per andare in pensione legandola addirittura all’aspettativa di vita poi magari qualcuno si accorgerà fra pochi anni nessun privato ma anche enti vorranno lavoratori sopra i 65 anni.Un saluto e un imbocca al lupo per il futuro soprattutto con la tua famiglia:
macello.
@ Fabrizio Fattori:
mi trova su Facebook come “John Karogna”
@ Mauro Mengascini:
idem