Da Deborah Pantana, consigliere comunale Pdl a Macerata, riceviamo:
La perdurante incertezza ed indecisione del Sindaco Carancini in merito alla fallita trattativa sull’aggregazione tra il Cosmari e la Smea rischia di compromettere in modo definitivo un efficace sistema di gestione dei rifiuti costruito su base provinciale che nel 2011 è stato in grado di raggiungere e superare, con un anno di anticipo, l’obiettivo del 65% della raccolta differenziata.
Il rischio che si corre nel lasciare le cose come sono, non può che provocare sconcerto tra gli oltre 400 dipendenti del Cosmari, della Sintegra e della Smea, e disservizi e maggiori costi di smaltimento, causati da una perdurante gestione frammentata e diseconomica. Senza considerare che l’inoperatività del Comune di Macerata provoca inoltre un forte deprezzamento del valore economico della sua partecipazione azionaria di maggioranza nella Smea.
A tale riguardo non può non essere colta l’opportunità che ci viene data dalla recentissima legge sulle “liberalizzazioni” (art. 25 della Legge n. 27 del 24 marzo 2012) promulgata dal governo Monti, la quale consente al Cosmari di continuare la gestione pubblica dei rifiuti fino al 31.12.2015 solo se procede all’integrazione operativa anche della Smea, al fine di addivenire alla costituzione di un unico soggetto gestore del servizio a livello provinciale.
Questo è possibile se si interviene con urgenza: la legge prevede infatti che tale percorso è possibile solo se l’aggregazione tra il Cosmari e la Smea viene perfezionata entro il termine del 31 dicembre 2012.
Se si perde questa opportunità si darà spazio ad una privatizzazione “selvaggia” nella gestione dei rifiuti che favorirà i grossi e i soliti “noti” gruppi industriali, rispetto a organiche politiche di “vera”liberalizzazione che potrebbero invece favorire l’innalzamento dell’efficienza complessiva del sistema integrato di gestione dei rifiuti sin qui realizzato con successo nella nostra provincia.
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All’inizio i vari partiti per avere l’appoggio politico regalavano impieghi nei posti pubblici, dalle scuole, al comune alla provincia, all’ospedale ecc.. , poi, una volta saturati i posti ( da incompetenti ), la pacchia finisce e inizia il blocco delle assunzioni. Serve inventare qualcos’altro, in modo che la tessere di partito abbiano ancora un peso, cosi’ nascono le società partecipate, dove pubblico e privato si uniscono per erogare servizi. Si va dall’apm, alla smea alla acom. Anche qui’ si saturano i posti, inserendo personaggi strapagati e non necessari, facendo pagare ovviamente ai cittadini i loro stipendi ( leggasi parcheggi a pagamento o tarsu). Purtroppo anche qui’ siamo alla fine e c’e’ bisogno per raggranellare denari di vendere qualcosina. Ecco che iniziano ad affiorare tutte le incongruenze. Il grosso scoglio della smea sono gli stipendi di alcuni dirigenti, dai costi elevati e dalla dubbia, per non dire inutile utilita’ aziendale. Il consmari ha detto no grazie per questo motivo ed ha perfettamente ragione. Chiunque rileverà la quota detenuta dal comune, della smea, non si accollera’ di certo tale spesa inutile, ora sostenuta, ricordiamolo, dalla collettivita’.