di Giuseppe Bommarito *
Non so se l’autopsia disposta sul cadavere del giovane albanese rimasto ucciso nei giorni scorsi a Recanati durante la rapina effettuata in una villetta di campagna andrà a cercare anche la presenza di tracce di cocaina nel suo corpo. Questa presenza, però, secondo me è una possibilità concreta, anzi, altamente probabile, considerate le modalità con le quali la banda degli albanesi, dopo aver svaligiato la casa principale, ha cercato di fare irruzione anche nell’abitazione accessoria dove stava dormendo lo sfortunato proprietario della villa.
Stefano Terrucidoro – né eroe da premiare con una medaglia né giustiziere della notte, come hanno giustamente sottolineato i suoi legali, ma solo un uomo disperato e ormai costretto a nascondersi per paura di ritorsioni, che non vorrebbe mai essersi trovato nella condizione di dover premere il grilletto della pistola che aveva con sé – dopo essere stato svegliato dai vetri in frantumi di una finestra, ha fatto sentire la sua presenza ai tre rapinatori, ha urlato, ha detto di essere armato. Ma non c’è stato niente da fare. I delinquenti, muniti di pesanti mazze, nonostante avessero già fatto un abbondante bottino (diversi quadri e molti preziosi) nell’abitazione principale e malgrado ci fosse il concreto pericolo di un iminente arrivo delle forze dell’ordine che potevano essere state attivate telefonicamente dal proprietario, anziché allontanarsi hanno seguitato implacabilmente a spaccare i vetri della finestra, nel tentativo di entrare comunque nella dependance. Un attacco stile “arancia meccanica”, hanno precisato i legali del Terrucidoro, evidenziando la brutale e sostanzialmente gratuita violenza della fase finale della rapina, conclusasi, come ormai tutti sanno, con una pallottola in fronte ad uno dei rapinatori.
E’ proprio questa dinamica che mi fa ritenere che i banditi potessero trovarsi sotto l’effetto di cocaina: per questo eccesso di violenza, per questa mancanza della benché minima prudenza nell’azione, per questo inutile accanirsi contro la malcapitata vittima della rapina. E’ noto infatti il rapporto tra la cocaina e la violenza criminale, che ben risulta da questo passo (straordinariamente calzante alla vicenda di Recanati) di Furio Ravera, psichiatra milanese da decenni impegnato nel recupero dei tossicodipendenti: “Un altro aspetto della violenza, che è sotto gli occhi di tutti …, è dato dalla capacità della cocaina di accrescere i comportamenti violenti in personalità antisociali. Recentemente una vasta operazione di polizia ha portato all’arresto di una grossa banda di rapinatori che agiva in ville isolate facendosi protagonisti di gravi episodi di violenza durante le rapine ai danni delle vittime, riproducendo uno scenario da Arancia meccanica. Dai giornali si è appreso che i malviventi prima di ogni colpo si caricavano con la cocaina. Il rapporto tra chi delinque e la cocaina va considerato altamente pericoloso per la capacità di liberare aggressività e comportamenti sadici. Un furto può trasformarsi perciò in un bagno di violenza, non solo per una minima reazione della vittima, ma semplicemente per lo stato di esaltazione nel quale si svolge tutta l’azione che che può portare alla ricerca di un maggiore stato di eccitamento infierendo sulle vittime” (F. Ravera, Un fiume di cocaina, Biblioteca Universale Rizzoli, 2007).
Ecco quindi che la droga potrebbe comparire anche nella tragica rapina della notte di Natale. D’altra parte, come è ormai noto, la droga non va mai in vacanza, così come sembra essere sostanzialmente esente dai gravi perturbamenti economici e finanziari che ci stanno accompagnando negli ultimi anni, con una preoccupante accentuazione nei mesi finali dell’anno che se ne è andato, e che hanno fortemente ridotto un po’ tutti i consumi, in special modo quelli di tipo voluttuario.
La droga – ha infatti spiegato il magistrato Raffaele Cantone nel recente dibattito a Macerata sull’attività criminale della camorra – non ha subito più di tanto gli effetti della crisi economica che sta piegando il paese e tutto il mondo occidentale. Alleanze più strette con i clan che operano nelle zone di produzione in Sud America, in Asia e in Africa, l’eliminazione di diversi passaggi della filiera, nonché attente strategie di marketing, hanno infatti consentito alla malavita organizzata sia di tenere bassi i prezzi delle varie sostanze stupefacenti (forse anche di abbassarli ulteriormente) che di indirizzare le scelte dei “consumatori” verso tipi di droga che danno una dipendenza più acuta (come l’eroina, che nella versione da fumare sta tornando prepotentemente in auge), con la conseguenza che i soldi per gli acquisti delle dosi, a prescindere dal prezzo, in un modo o nell’altro, lecito o illecito che sia, alla fine i consumatori li trovano.
Crisi o non crisi, quindi, i mercanti di morte sono sempre all’opera e non si sono riposati neanche durante le recenti festività natalizie. Esattamente in quest’ultimo periodo, infatti, parlando proprio della nostra regione, si sono registrate altre morti di giovani marchigiani, questa volta “in trasferta”: due overdose mortali, che come sempre hanno trovato pochissimo spazio sui giornali, una a Perugia e l’altra a Bologna, due ragazzi di casa nostra uccisi dalla droga, destinati a finire nelle tragiche statistiche annuali del Dipartimento Nazionale Antidroga tra i decessi riferiti all’Umbria e alla Emilia-Romagna. Mentre pochissimi giorni fa nei pressi di Recanati è spuntato il corpo senza vita di un giovane buttato in un fosso ai margini di una stradina di campagna, quasi sicuramente morto per overdose.
D’altra parte, a riprova della instancabile attività anche nelle Marche dei trafficanti di sostanze stupefacenti c’è anche un altro dato, pure emerso nelle cronache locali di questi ultimi giorni, che dovrebbe ulteriormente preoccuparci e dovrebbe anche portare utili elementi di riflessione a chi si interroga sulla presenza o meno nella nostra regione di clan stabili e radicati della criminalità organizzata: il sequestro nel porto di Ancona di oltre un quintale di hashish, quantitativo estremamente consistente che dimostra ancora una volta non solo l’ampiezza del mercato marchigiano della droga, ma pure le notevoli capacità organizzative e logistiche dei trafficanti, che non appaiono certo riferibili a nuclei di criminalità locale o a semplici pendolari del crimine.
Per finire, con una piccola divagazione, ma sempre rimanendo nell’ambito di droga e dintorni, ecco alcuni appunti “di viaggio” (è proprio il caso di dirlo) per il Presidente Pettinari e per i responsabili del Contram e della SAP, protagonisti in questi giorni presso l’ente Provincia del rinnovo dell’accordo per prorogare di altri due mesi il servizio discobus, che con quattro o cinque automezzi nei fine settimana porta verso i locali della costa i ragazzi che abitano nell’entroterra provinciale. Iniziativa interessante e sicuramente lodevole in termini di sicurezza stradale per i ragazzi, sicuri di avere un rientro a casa tranquillo e al riparo da incidenti e da imbarazzanti incontri con gli etilometri delle forze dell’ordine, che tuttavia presenta notevoli criticità che andrebbero riscontrate e velocemente eliminate.
A prescindere infatti dal significato simbolico del discobus in termini generali (in qualche modo, a mio avviso, significa dire ai ragazzi: in discoteca bevete quanto vi pare e fatevi di tutte le droghe che vi vengono offerte, tanto c’è qualcuno che vi riporterà a casa!), credo che i responsabili di questo progetto debbano valutare, nel concreto, una serie di circostanze molto importanti.
In primo luogo spesso e volentieri accade che i ragazzi già all’andata salgano a bordo ubriachi e strafatti, ed anche con bottiglie di birra e di superalcolici in mano, dando vita a risse continue per lo stato di eccitazione in cui si trovano, a volte acuito pure da motivi di campanilismo cittadino e sportivo. Nel viaggio di ritorno, poi, con orario di partenza alle quattro di notte (d’estate con sosta sulla nazionale, che i ragazzi sicuramente poco lucidi sono costretti ad attraversare con grave rischio di investimento), non sono mai presenti tutti quelli che c’erano all’andata, in quanto all’ora prestabilita i pulman mettono in moto e partono, chi c’è c’è: per gli assenti vale la regola che dovranno arrangiarsi con i mezzi privati di amici e conoscenti, e così si annulla del tutto, almeno per una parte dei fruitori, l’innegabile vantaggio del discobus in termini di sicurezza stradale. Sarebbe anche il caso che qualcuno, forse pure gli stessi genitori, ma non solo loro, si prendesse la briga di verificare in quale stato sono molti dei giovani che tornano a casa con i mezzi del servizio discobus: non tutti, certo, ma parecchi sono i ragazzi in preda all’alcol e alla droga e in stato di apparente catalessi, mentre altri ragazzi si trovano in stato di sovraeccitazione da cocaina e ketamina (tanto che qualche volta gli autisti sono stati costretti a fare deviazioni d’urgenza verso il pronto soccorso più vicino, una volta per un coma etilico, altre volte per profonde ferite da bottigliate in testa).
Pare incredibile, eppure questa è la reale situazione, più volte segnalata dagli autisti, ma inutilmente. Solamente in via eccezionale (e solo dopo una precedente denunzia pubblica) le imprese aggiudicatarie del servizio hanno disposto la presenza a bordo di guardie giurate, per il resto disinteressandosi di quanto avviene all’interno dei mezzi e della sicurezza anche degli stessi autisti, oltre che dei trasportati: proviamo tutti ad immaginare cosa potrebbe accadere se una bottiglia partita nel corso di una rissa o di una semplice litigata, entrambe frequentissime, arrivasse in testa all’autista che in piena notte sta guidando!
Per non parlare poi della grande opportunità che il discobus (che in questi casi diventa un vero e proprio drogabus) rappresenta per gli spacciatori. Questi, tra i pochi che all’andata sono lucidi, vigili e molto attenti, usano spesso i pulman per arrivare indisturbati presso i locali della costa e sfuggire impunemente ai controlli riservati solo agli automezzi privati fermati nei pressi delle varie discoteche, confidando nel fatto che le forze dell’ordine non sono mai salite a bordo degli autobus da quando il servizio è stato istituito.
Io penso che il Presidente Pettinari e l’assessore Lippi, molto attenti a queste problematiche giovanili, dovranno prendere atto delle concrete modalità con le quali viene svolto l’utile servizio discobus ed imporre alle imprese aggiudicatarie (magari con un ritocco dei costi) l’obbligo della costante presenza a bordo di guardie giurate. Così come non potranno esimersi dal sollecitare le forze dell’ordine a salire periodicamente e a sorpresa a bordo di qualcuno dei pulman per riscontrare la presenza di spacciatori che vanno a fare il loro sporco mestiere avvalendosi sfacciatamente di un pubblico servizio.
* Avv. Giuseppe Bommarito
Presidente onlus “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
riconfermo ancora una volta tutta la solidarietà possibile al signore che ha sparato. mi sembra assurdo che possa rischiare di passare dalla parte del torto. la musica deve cambiare e se serve, anche col tamburo della pistola.
rompete il c………………o a quelli che violano la propria proprieta’ no a quelli che la difende
Avv. Bommarito quanto da lei scritto sul DISCOBUS lo condivido in pieno , dubito che vi siano sviluppi positivi a riguardo degli accorgimenti che lei auspica da parte sia delle Aziende di trasporto che delle istituzioni , ai primi interessa il beneficio economico che ne traggono dal servizio pagato da noi contribuenti , ai secondi solo lo spoot elettorale di aver fatto qualcosa che potrebbe, probabilmente , evitare eventuali incidenti stradali facendo finta che tutto quanto di loro competenza sia stato fatto , ma così non è , bisogna intervenire per completare la lodevole iniziativa, per fare sì che i ragazzi PULITI non abbiano paura di salire sul discobus per non avere a che fare con i soliti afecionados del servizio che sarebbero poi gli arroganti e prepotenti bulletti che danno di conseguenza spazio a chi sfrutta la situazione di assoluta mancanza di controllo delle forze dell’ordine per farne territorio di conquista ai fini sporchi è lucrosi che lei meglio di me ha meravigliosamente evidenziato.
Egr.Avv. Bommarito,
come sa leggo sempre attentamente i suoi interventi e ne apprezzo lo stile pacato ma incisivo, stavolta però mi consenta una critica al suo ultimo pezzo che trovo francamente allarmista e propagandistico. Mi riferisco sia alla triste vicenda del giovane albanese assassinato durante la rapina in villa che al ritrovamento del cadavere di un tunisino a Recanati..eccetto gli inquirenti e l’anatomopatologo credo che nessuno di noi sappia ancora nulla di certo sopratutto riguardo alle condizioni psico/fisiche dei soggetti al momento delle tragedie. E’ innegabile che la maggior parte delitti abbiano come concausa l’uso di sostanze come la cocaina che è un eccitante del’ SNC ma voler imputare le morti ( una violenta e l’altra per cause ancora tutte da chiarire ) unicamente al fatto che i soggetti erano sotto l’effetto di sostanze psicotrope è francamente una forzatura, comprendo il motivo che la spinge e capisco che questi ultimi avvenimenti di cronaca si prestino facilmente alla sua personale battaglia ma ritengo che nell’affrontare tali problematiche il primo dovere sia quello di una onestà intellettuale quanto più scevra dalle tentazioni propagandistiche e strumentali. Ogni serio studio sull’interrelazione tra uso di droghe eccitanti del sistema nervoso centrale e episodi violenti con protagonisti sotto l’effetto di tali droghe ( coca, acidi di vario tipo, allucinogeni, anfetamine ecc ) conferma questo dato agghiacciante. Il fenomeno è eccezionalmente pervasivo di ogni fascia sociale e d’età, è trasversale e epidemico e per ciò difficile da sradicare ma non si può pensare di combatterlo solo con la propaganda a colpi di articoli ormai quotidiani, nella pia illusione che la reiterazione del messaggio allarmifico come un mantra scaturisca in una rieducazione quasi cambogiana dei lettori. Le cose non stanno affatto così, questa guerra non si vince se non si cerca di comprendere, curare e rimuovere le motivazioni profonde che avvicinano i soggetti all’uso di sostanze più o meno pericolose come l’eroina, la cocaina, l’alcol ecc. Apprezzerei una attenzione maggiore a ciò che avviene prima del fatto criminale, prima della “pera”, del “tiro” o della bottiglia..è lì che tutto comincia, nella società e nei valori che comunica, nella famiglia, nella scuola ecc..ma ciò non richiama altrettante, a mio giudizio, morbose attenzioni come invece un bell’articolo a tutta pagina grondante sangue e coca, che fanno sempre la loro porca figura (giornalisticamente parlando si intende). Una certezza però l’abbiamo..non si sono mai registrati delitti, fatti violenti e overdose su soggetti che usano cannabis…mai, eppure nel nostro codice penale la cessione di uno spinello viene punita con un minimo edittale di anni 6 mentre lo stupro 4!. A questo proposito le lascio un link interessante e sul quale, come sempre, spero di avere un suo commento.
http://notiziefresche.info/olanda-si-chiudono-le-carceri-per-mancanza-di-criminali_post-147869/
@Tommi Gun
….la notizia che riporti riguardo l’Olanda e’ una …BUFALA…come tutto il resto di quel sito farlocco…
http://www.agoravox.it/La-bufala-della-chiusura-delle.html
….ma chissa perche’ si cerca sempre di trovare un punto di ancoraggio per sdoganare l’uso di sostanze stupefacenti..???
…la risposta e’ poi cosi diffile ?…no proprio no..
@ paoolo
leggi questo va..
http://www.newser.com/story/136834/middle-aged-drug-users-have-sharper-minds.html
@ Tommi Gun
…qui sotto e’ piu comprensibile…scentificamente parlando….perche’ a lungo termine il corpo umano ( da uso di sostanze) non ne trae nessun vantaggio anzi ne viene deteriorato…
…da risultati degli studi portati avanti in questi anni ed effettuati sui giovani consumatori di cannabis è emerso come il consumo di cannabis distrugga i neuroni e riduca lo spessore della corteccia cerebrale. Si è registrata una riduzione dello spessore corticale della sostanza grigia che diventa più sottile soprattutto nei lobi prefrontali. È un cervello malato “che altera la propria rapidità di analisi e di decisione, di attenzione e di coordinamento”.
–google–
Per Tommy Gun
Scusa per il ritardo nella risposta, ma ho avuto problemi con il computer. Non credo che questa volta tu abbia letto con attenzione il mio articolo, visto che sia per la rapina di Recanati che per il ritrovamento del cadavere sempre nelle campagne recanatesi, senza atteggiarmi ad anatomopatologo, ho avanzato delle ipotesi, peraltro molto probabili e in qualche modo già avvalorate dalla stampa e dalla letteratura scientifica.
Sinceramente quindi non condivido le tue osservazioni e mi dispiace che tu (perdonami il “tu”, ma lo preferisco, anche nei miei riguardi) abbia attribuito al mio articolo una connotazione allarmistica, propagandistica e strumentale, all’insegna di un forzato binomio sangue e coca.
In realtà, niente di tutto ciò, ma solo la riproposizione, anche in questo articolo, della mia tesi secondo la quale la droga, in un modo o nell’altro, è alla base dell’attività della criminalità organizzata o comune. Riproponendo questa tesi non credo certo di sconfiggere la droga (tra l’altro, io la mia personale battaglia contro la droga l’ho persa amaramente), ma solo di fare un’opera di interpretazione e di informazione, che penso possa essere utile a chi legge, libero poi ognuno di essere d’accordo o meno.
Sono invece consenziente con te sul fatto che alla radice dell’assunzione di droga vi siano altre motivazioni oltre all’offerta da parte dei trafficanti e degli spacciatori (che pure ha la sua notevole rilevanza): problematiche legate al disagio individuale, alla personalità di ciascuno di noi, alle vicende familiari, al mondo della scuola, al gruppo dei pari, ai messaggi assurdi che arrivano dai media e dalla società civile, alla situazione economica. Però, premesso che di queste problematiche ho parlato in tanti miei articoli nei mesi scorsi, converrai con me che non è certo possibile in ogni articolo riproporre tutte le questioni legate in qualche modo alla droga e alla tossicodipendenza (, prevenzione, motivazioni per l’uso, effetti delle sostanze, terapie, fuoriuscita, reinserimento, contrasto delle forze dell’ordine, ecc.).
Per Tomy Gun
Dimenticavo le tue osservazioni finali in merito alle carceri olandesi, che si starebbero svuotando per effetto della legislazione permissiva di quel paese in ordine al’uso di cannabis.
Francamente non saprei dire che l’articolo da te segnalato sia una bufala o no. E comunque un calo degli arresti per motivi legati alla droga, ove dipendesse da una normativa permissiva, non comporta affatto un calo del numero dei tossicodiopendenti. Semmai è vero il contrario.
Però posso dirti con certezza che l’Olanda, dopo decenni di impostazione permissiva, sta rivedendo molte posizioni in merito alla cannabis, ad esempio vietando l’apertura di altri caffè shop e facendo chiudere quelli che sono vicine alle scuole. Per quanto ne so io, considerata la potenzialità lesiva della cannabis attuale, con una percentuale di principio attivo decuplicata rispetto ad anni fa e con notevoli ed ormai accertati effetti negativi a livello cerebrale, anche l’Olanda si sta avviando sempre di più su posizioni di netto contrasto, basate sull’inesistenza della distinzione tra droghe c.d. leggere e droghe c.d. pesanti.