In relazione alle dichiarazioni del Ministro Mariastella Gelmini durante il programma di Rai 3 “Ballarò”, dove la stessa ha definito “inutili” i corsi di laurea come scienze della comunicazione, la preside della Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università di Macerata Barbara Pojaghi ha scritto agli studenti.
Cari ragazzi/e,
dopo l’intervento della Ministra Gelmini nel programma di Rai 3 “Ballarò” (www.youtube.com/watch?v=aABvHlUaQ84) nel quale ha affermato che “i dati dicono” che sono meglio corsi di laurea “che servono all’impresa” rispetto a “corsi di laurea inutili come scienze della comunicazione dove si insegnano amenità che non aiutano a trovare lavoro” non potevamo, io, i docenti e il personale amministrativo della Facoltà, mantenere un colpevole silenzio.
Innanzitutto forse la Ministra Gelmini non conosce la differenza tra Scienza delle comunicazioni e Scienze della comunicazione, noi sì; forse perché le amenità che studiate in una Università pubblica vi permettono di capire, di sviluppare un pensiero critico, di non mandare il cervello all’ammasso. Così come sempre ci sforziamo di fare noi docenti, vogliamo offrirvi di contro ad opinioni, stereotipi, disinformazione, strumenti scientifici e dati verificabili che smentiscono la Ministra.
Forse è proprio questo che intimorisce la Ministra, che vi insegniamo a non accettare come assiomi affermazioni che non hanno nessun fondamento. Vi invito quindi a consultare i risultati dell’indagine effettuata da “Alma Laurea” (www.almalaurea.it/universita/altro/comunicazione), l’agenzia che dal 1994 a oggi ha seguito i percorsi lavorativi di 1.5 milioni di laureati italiani in tutte le discipline, sugli sbocchi professionali per gli studenti di Scienze della comunicazione e che vanno in tutt’altra direzione rispetto alle ripetute affermazioni del Ministro. Leggete o, meglio, studiate come si fa in Università.
Oggi nel nostro paese le possibilità di trovare lavoro sono critiche per tutti a causa della crisi economica e di scelte politiche fatte a monte. Ciò indipendentemente dal percorso formativo scelto e dalla laurea conseguita. I dati però non confermano quanto la Ministra afferma: semmai, proprio lauree come quella in Scienze della Comunicazione, sono tutt’altro che inutili e si collocano sopra e non sotto la media per le possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro.
L’invito è quello di continuare a studiare con impegno, a rispettare la vostra intelligenza e le vostre vocazioni, costruire le vostre competenze seriamente ma in autonomia; noi vi accompagniamo con la nostra competenza in questo percorso e siamo orgogliosi di insegnare nella vostra Facoltà.
La Preside
Barbara Pojaghi
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IL VIDEO DELL’INTERVENTO DEL MINISTRO GELMINI A BALLARO’:
httpv://www.youtube.com/watch?v=aABvHlUaQ84
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non è inutile, infatti è una laurea utile per chi si vuole laureare in modo facile….per chi vuole il PEZZO DI CARTA…
Forza ragazzi! Studiate scienza delle comunicazioni per mantenere un “pensiero libero e critico” -soprattutto libero e ben pagato per i professori-. Finchè c’è una famiglia che paga e un giovane disposto a soffrire in povertà per amore della libertà va tutto bene.
Bravo ministro! Se ne deduce che anche la sua è una laurea inutile, visto che è laureata in giurisprudenza e quindi non ha una laurea di tipo tecnico/scientifico. Sa cos’altro farebbe bene alle imprese? Considerare di assumere professionisti laureati dotati anche di quei “PEZZI DI CARTA”, come vengono educatamente definite le lauree in scienze della comunicazione dalla commentatrice qui sopra, perché è difficile vendere un prodotto anche fatto bene (tipo le scarpe) se si conoscono solo la lingua dei soldi e del dialetto.
Sa, ministro, cos’altro farebbe bene alle imprese, a quelle oneste? Che le imprese disoneste, che portano i soldi a San Marino, o in Svizzera (vedi lista Falciani) vengano punite, per premiare chi rispetta le leggi, mentre invece vengono ripetutamente accarezzate da condoni e scudi fiscali.
Mi rendo conto che il signor ministro pensa solo alle imprese, ma può darsi che i laureati in scienze della comunicazione rendano anche altri tipi di servizi; per esempio, facendo con professionalità ed onestà il proprio lavoro, molti giornalisti hanno fatto emergere magagne di proporzioni mastodontiche che sarebbero altrimenti passate sotto silenzio. Purtroppo il ministro dell’istruzione che pronuncia egìda perché non sa nemmeno leggere correttamente l’italiano, forse, tutto questo lo ignora, ed avalla lo stereotipo delle lauree inutili o che non costano fatica.
Signor Ciccarelli Lei crede che il ministro PENSA solo alle imprese?
Io credo invece che non pensa proprio, o almeno non ha l’abitudine di contare fino a dieci prima di parlare.
Se contasse avrebbe anche il tempo di riflettere, invece cosi’, di impulso……….
Personalmente ho avuto il modo di valutare ed anche di avere come collaboratori in azienda giovani laureati proprio alla Facolta di Scienze delle Comunicazione di Macerata e devo dire che la mia esperienza è stata positiva perchè mi sono trovato davanti ragazzi motivati e preparati. Questa è la mia esperienza personale (che ovviamente non fa statistica) . E’ vero che da anni questa facoltà è diventata “stereotipo” dei corsi di laurea poco utili e poco impegnativi. Francamente non so perchè ma questa è “l’immagine” che si è formata ; e probabilmente da questo dipende l’intervento della ministra Gelmini. Di vero c’è una scarsa penetrazione della cultura tecnica e scientifica nella preparazione e nella formazione dei nostri giovani . E’ un dato di fatto che le aziende fanno fatica a reperire tecnici ed ingegneri ben preparati.
Sig.ra Pojaghi, tutti conoscono la sua posizione politica di sinistra ,
quindi la Gelmini è il nemico !!!!!
Le consiglio di fare una vera statistica e di renderla
pubblica ,di quante persone laureate in Scienze della Comunicazione hanno trovato impiego a un anno dalla
laurea.
Non illudete i giovani e le famiglie per mantenere i Vs. sicuri posti di lavoro ……..
Oggi 2011 ,ci vogliono solo certezze!!!!
Infatti molte università sono slegate dal mondo del lavoro è un dato di fatto. Scienze della comunciazione, abbacemie e DAMS spesso non coniugano i due gruppi di cose e questo ne è un male. Le strumentalizzazioni politiche poi su queste faccende non mi interessano.
Se non ricordo male la Gelmini, per l’esame di avvocato, ha dato un buon esempio di etica scegliendo come sede di esame quella che -universalmente- era riconosciuta come la sede dove anche le capre (intese come animali, non come studenti non studiosi)potevano diventare avvocati.
Pertanto abbiamo al Ministero una persona altamente qualificata, come qualificate sono la Meloni, la Carfagna e la Brambilla….
Il fatto che molte università siano slegate dal mondo del lavoro è prerogativa di diverse facoltà e non da ora.
Io per esempio, con la laurea in scienze naturali non avrei potuto far altro che andare ad insegnare.. ma quando mi sono laureato avevano appena fatto l’ultimo ‘concorsone’… che fare, allora?
Sono stato costretto ad ‘inventarmi’ un mestiere e oggi sono molto soddisfatto!!
Con ciò voglio dire che affidarsi solo alla laurea non serve a nulla. Ci vuole sempre del proprio e ciò vale per qualsiasi facoltà universitaria, scienze della formazione compresa..
Se così non fosse, cosa dovrebbero fare i laureati in legge? Hanno una concorrenza numerosissima e spietata, eppure molti di loro ce la fanno, con sacrifici, impegno, fantasia e creatività!!
Ha ragione il Ministro Gelmini perché Scienza della comunicazione (come quella della formazione) è come “La Corazzata Potionkin” definita da Fantozzi: una c… (censura) pazzesca!
pala e piccò
quindi dopo tutti questi commenti dovrei VERGOGNARMI nel fare scienze della comunicazione…..
ma purtroppo sono dell’idea che vergogna è rubare….
chi lavora deve essere rispettato, indipendentemente dal lavoro svolto: studenti, docenti, assistenti e tutto il personale dell’Università…..
io non dico che meritano rispetto, io esigo il rispetto.
Sarei curioso di sapere quanti laureati in questa facoltà hanno trovato lavoro?
Finiamola di creare disoccupati per favore.
io ancora devo finire l’università e ho già trovato un lavoro stabile….poi certo, altri lo troveranno con più difficoltà…..
penso però che anche ingegneri, biologi, filosofi, avvocati, archeologi, medici ecc… avranno delle difficoltà a trovare un’ occupazione…
questa è la mia modestissima opinione…. forse bisognerebbe farsi delle domande se ad esempio un ingegnere con 110 e lode non trova lavoro e un concorrente del grande fratello prende 3000 euro a serata…
forse però è meglio non farsele queste domande….
Che scienza delle comunicazioni sia una delle invenzioni del mondo accademico per ampliare l’offerta di cattedre e stipendi per gli “intellettuali”, specialmente di sinistra, è risaputo.
Dello stesso parere erano anche i ministri di sinistra, ma autorizzavano queste cattedre per ragioni elettorali.
Chi decide di prendere una laurea lo fa per due motivi: 1) per rispondere alle proprie aspirazioni lavorative; 2) per curiosità intellettuale. Rimanendo nel campo della opzione 1), una laurea è utile nel momento in cui concilia aspirazioni personali e possibilità di svolgere un lavoro consono con la laurea che ha conseguito. Detto questo, l’amica, se me lo consente ancora di chiamarla tale, Barbara in qualità di Preside dovrebbe conoscere il rapporto laureati in scienze delle comunicazioni e occupati con un lavoro attinente a detta laurea. L’utilità pratica di una laurea si misura solo con tale parametro, il resto è sterile retorica.
Non mi risulta che le varie Gelmini, Carfagna, Brambilla e C. siano giunte al livello politico che occupano esclusivamente attraverso il … titolo di studio. Pare che sia stata più determinante la loro avvenente disponibilità. A prescindere, sono convinto che la scuola debba svolgere almeno due compiti: quello formativo e l’informativo. Il primo, purtroppo, raramente si realizza; il secondo è più ‘culturalmente scontato e ritenuto rilevante proprio perché attraverso la ‘specializzazione’ si ritiene (ancora) possibile trovare più facilmente un’adeguata occupazione come è stato fino a qualche decennio fa. Questo però, da tempo, resta nelle aspirazioni teoriche perché la crisi, non solo conseguente alla “globalizzazione”, ma anche del ‘sistema’ (risorse naturali in fase di esaurimento), impone nuovi modelli di ‘sviluppo’ e ‘creatività’ non condizionati dai vecchi parametri, esclusivamente consumistici e misurabili con il noto PIL. Per comprendere queste nuove realtà, la “formazione” dovrebbe completare l’informazione affinché le giovani generazioni siano in grado di elaborare il proprio futuro su valori e parametri più consoni alle esigenze che stanno emergendo. Questo è possibile attraverso il più ampio “sapere”, la solidarietà e la capacità di ‘afferrare’ l’autentico senso della vita (che non è quello – esclusivo – del ‘profitto’).
Bè ALLORA FACCIAMO TUTTI LEGGE O ECONOMIA, CHE SONO FACOLTà MOLTO “UTILI”! PECCATO CHE LA SOLA MACERATA SIA PIENA DI AVVOCATI E COMMERCIALISTI, CHE BASTEREBBERO PER ALMENO ALTRE 3 CITTà DI DIMENSIONI SIMILI ALLA NOSTRA! MOLTIPLICATO PER TUTTE LE CITTà D’ITALIA………..