Ritorno a scuola tra le proteste per la riforma Gelimini. A tal proposito scrive Letizia Catarini, docente di informatica dell’ITC di Macerata:
E’ triste vedere come gli slogan ripetuti in ogni occasione riescano a veicolare false informazioni ai genitori e alla società sulla pelle degli studenti e dei docenti precari e non. Non è un problema di “strumentalizzazione del disagio”, come accusa il ministro, ma di importanza e considerazione sociale della istruzione pubblica e degli operatori della scuola. In questo inizio di anno scolastico il disagio è forte, molte scuole sono in difficoltà nell’organizzare, pianificare e garantire l’attività didattica, in particolare gli istituti tecnici, che vedono ridotte per le classi seconde, terze e quarte (oltre che nelle prime, in cui entra effettivamente in vigore la riforma) quattro ore settimanali; le quinte restano, almeno per questo anno, con trentasei ore. Come dice il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione nell’esprimere il suo parere negativo agli atti della Gelmini, ciò comporta che la riduzione del monte orario degli insegnamenti agisce sui curricoli; contravvenendo all’obbligo fatto alle scuole di proseguire l’attività didattica “secondo i piani di studio previgenti sino alla conclusione del quinquennio”, non garantendo il diritto al compimento del patto formativo formalizzato all’atto della iscrizione. La riduzione dell’orario delle lezioni incide soprattutto sulle materie caratterizzanti i diversi percorsi di studio, economia aziendale, matematica, informatica, ecc, rendendo meno possibile il conseguimento di quelle competenze professionali che hanno indirizzato gli studenti nella scelta di determinati percorsi formativi.
L’intervento del ministro è in realtà volto al solo contenimento della spesa: non si può attendere che la riforma vada a regime, i tagli apportati dalla stessa avranno un effetto tardivo, si introducono subito le riduzioni a 32 ore in modo che il numero di docenti e il personale ATA venga ridotto drasticamente. Fuori i precari, ma anche tanti docenti da anni in ruolo e stabili in un istituto scolastico si ritrovano a non avere più ore e quindi classi assegnate, costretti a cambiare istituto, città di lavoro, disciplina di insegnamento o a ritrovarsi nella propria sede, ma in un limbo avvilente in cui non si è più un insegnante, ma eventualmente un “tappa buchi”, per carità, rispetto alle migliaia di colleghi precari che non avranno più il lavoro e lo stipendio, almeno per un anno, il posto è garantito!
Nella logica del taglio, per il ministro perde totalmente valore la didattica, le classi superano spesso i 30 alunni, la continuità didattica, da sempre considerata un valore, non esiste più, le cattedre sono assegnate con l’unico criterio che la somma delle ore sia 18, non importa se un insegnante ha tre quinte con studenti mai conosciuti, che una classe abbia ogni anno un insegnante diverso, pur in presenza di docenti di ruolo, che un docente si veda costretto ad insegnare una disciplina in cui non ha le competenze. Cosa fanno le istituzioni locali in questo tristissimo quadro? Non si assumono nessuna responsabilità nell’apportare correttivi di loro competenza anche se di piccolo respiro rispetto al problema generale.
Nelle prime classi si avviano i nuovi programmi, di cui generiche indicazioni sono disponibili in qualche sito del ministero solo da poco tempo. Non c’è una visione d’insieme dei profili, sono state pubblicate le conoscenze e le abilità solo del biennio, con la sensazione che si siano presi come riferimento i programmi di trent’anni fa, senza valorizzare le sperimentazioni e le scelte contenutistiche e metodologiche degli ultimi anni. Gli insegnanti hanno dovuto scegliere a maggio i libri di testo senza poter avere una chiara visione dei percorsi con un vincolo di mantenimento di almeno cinque anni degli stessi. Sono le case editrici a stabilire i contenuti e le metodologie dei nuovi percorsi, o questi non sono poi così rivoluzionati, ma semplicemente tagliati a causa di un numero di ore decurtato? Saranno garantite le competenze professionali e lo sviluppo delle capacità logiche degli studenti italiani?
Questa è la qualità della scuola della “riforma epocale”!
Letizia Catarini
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Ma che ci si può aspettare da chi è andata a sostenere l’esame di avvocato nella sede -riconosciuta da tutti- più facile di tutta Italia?
Mi inserisco per dire che quanto scrive la collega rappresenta in modo corretto ed esaustivo la situazione della scuola pubblica ed i sentimenti di tanti docenti. Grazie.
La scuola ha un sacco di problemi, e la situazione peggiora di anno in anno ogniqualvolta ci si va a mettere le mani; un po’ come la giustizia.
Per questo governo meno la scuola funziona e meglio è. Non è certo una novità (anche perché la scuola non è mai stata una priorità nemmeno per il cosiddetto centrosinistra).
Quanto alla Gelmini meglio che stendo un velo pietoso.
Io non sono un genitore e forse non posso capirlo, ma ho un fratello più piccolo che quest’anno inizia le superiori e sono rimasto allibito di quanto la situazione sia peggiorata rispetto a soli 10 anni fa…
Oggi devono timbrare il cartellino all’entrata e all’uscita da scuola quasi fossero in fabbrica, ma l’istituto non ha a disposizione fondi e risorse necessarie per assicurare un’istruzione di qualità, confinandoli in una classe gregge di 31 persone all’interno della quale saranno seguiti poco e male..
Se fossi un genitore sarei molto incazzato, per mio figlio e per il futuro dell’Italia.
Cosa volete pretendere:
La Gelmini ha sostenuto che «nel Sud alcuni istituti abbassano la qualità dell’ istruzione» ma lei stessa si era trasferita per poter sostenere l’esame di abilitazione alla professione di avvocato a Reggio Calabria, ove la percentuale degli ammessi negli anni precedenti è sempre stata pari ad oltre il triplo rispetto a quella nella città di Brescia (http://associazioneomilos.wordpress.com/2010/06/24/il-candidato-mariastella-gelmini/)
Si iscrive al liceo classico e ne cambia tre: il Manin di Cremona dove frequenta i due anni di ginnasio, poi lo statale Bagatta di Desenzano dove comincia la prima liceo per lasciarlo a dicembre e spostarsi a Brescia, liceo privato diocesano Cesare Arici
In pagella prese 5 in latino scritto al primo quadrimestre (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/e-caduta-una-mariastella/2109717)
Ciò non gli impedisce di stabilire che l’ammissione agli esami non sarà più possibile con la sola media del 6. La sufficienza dovrà essere conseguita dallo studente in ogni singola disciplina.
Impiega sette anni per arrivare dalla maturità non alla laurea, ma alla discussione della tesi
(http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2009/09/marystar-gelmini-biografia-di-una-stella-scadente.html) però insiste nella difesa dei test di ammissione all’università a numero programmato.
Attenzione però che di “Gelmini” se ne trovano anche in provincia (ormai ex): spulciatevi i curriculum e ricordatevene quando andrete a votare di nuovo!!!
Chiamate la cosiddetta riforma con il vero nome: “Riforma Tremonti”. Bisognava tagliare ma essendo incapaci di fare dei tagli selettivi, per eliminare gli sprechi e gli sperperi, si è tagliato in orizzontale, tanto meno istruzione c’è in giro e più facile è ottenere il consenso (un popolo ignorante è più condizionabile che non un popolo istruito). Alla Gelmini è stato impartito il compito di ripetere la tiritera che questa è una riforma (sic) epocale e lei, senza capire nemmeno quello che dice, come un pappagallo, recita la sua parte che il capocomico le ha affidato.
LA REALTA’ E’ CHE A QUESTO GOVERNO (DOVE IL PRIMO MINISTRO TIENE UN DISCORDO UFFICIALE PER RASSICURARCI TUTTI SU QUANTO STIAMO BENE IN QUESTO PARADISO E LO CHIUDE DICENDO: FORZA MILAN, FORZA ITALIA!)A QUESTO GOVERNO DICEVA INTERESSA SOLO CHE LA SCUOLA VADA SEMPRE PEGGIO PERCHE’ PIU’ IGNORANTI RIUSCIAMO A PRODURRE E MENO SI CONTESTA CHI GOVERNA; SE CI METTIAMO DI FIANCO LA SITUAZIONE ECONOMICA, IL PRECARIATO, IL FUTURO CHE I GIOVANI NON HANNO PIU’… DUE PIU’ DUE FA SEI (OVVIAMENTE NON PER NOI)
Mamma mia quanta maturità nei commenti, compreso il mio, ovviamente. Basta che uno abbai che la muta lo imita e si da inizio alla canea.
Ha ragione Umbertoro.Quanto alla Gelmini, sorvolo. E’ interessante, invece, guardare con occhio freddo questo dato europeo: l’Italia ( da sempre) investe nella Pubblica Istruzione quasi la metà dei “colleghi” europei.In Europa il falso in bilancio è un reato, da noi no. Lo Scudio fiscale “italiano” consente ai ladri di “pagare” il 5% al rientro del maltolto. In Francia si paga il 35%.