Intensa e di qualità
L’Arte della Commedia convince tutti

MACERATA - L'opera di Eduardo De Filippo Eduardo presentata alla 47esima edizione del Festival Macerata Teatro è stata messa in scena al Lauro Rossi dalla Compagnia dell’Eclissi di Salerno che strappa applausi e consensi

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Una scena de La Commedia dell'Arte al teatro lauro Rossi

Una scena de La Commedia dell’Arte al teatro lauro Rossi

 

di Walter Cortella

Mancava da un solo anno ed eccola di nuovo sulla scena del 47esimo Festival Macerata Teatro. Parliamo della Compagnia dell’Eclissi di Salerno, una delle più fedeli per presenze alla manifestazione maceratese, che ha proposto L’Arte della Commedia, nella riduzione di Felice Avella. Si tratta di uno dei lavori meno rappresentati di Eduardo De Filippo, ma  considerato unanimemente un vero e proprio «manifesto» politico della poetica teatrale del drammaturgo partenopeo. Con questa opera l’autore denuncia, per bocca dei suoi protagonisti, la borghesia per la massiccia opera di censura ideologica e materiale sui contenuti di verità che il teatro vorrebbe esprimere e per il mancato riconoscimento del suo ruolo produttivo nella società. Siamo in un piccolo paese del nostro meridione e il capannone di Oreste Campese (Felice Avella), capocomico di una piccola compagnia che mantiene viva la secolare tradizione del teatro girovago, è stato distrutto dalle fiamme. Si sono salvati dal rogo soltanto i costumi e la cassetta dei trucchi. Campese spera di trovare un aiuto nel nuovo prefetto. Tra i due si instaura una conversazione, dapprima pacata ma poi sempre più accesa, sul significato e sulla funzione sociale del teatro e dell’attore, un argomento sul quale i loro punti di vista appaiono subito divergenti. Alla fine, il povero Campese viene liquidato piuttosto bruscamente, ma per errore gli viene consegnato, al posto del foglio di via, l’elenco di cittadini che il prefetto intende ricevere. L’alto funzionario, scoperto il qui pro quo, teme che il capocomico, deluso dall’esito del colloquio, possa sostituire le persone della lista con i suoi attori, bravi al punto da riuscire ad apparire «grassi, alti, belli e gobbi». Il prefetto è guardingo nei colloqui, ma non riesce a smascherare i travestimenti. Ognuno dei personaggi che ha difronte gli sembra ora reale ora fittizio. La commedia si chiude con questo enigma insoluto. Anche lo spettatore rimane interdetto e lascia la sala con un dubbio degno di Amleto, dubbio che non riuscirà a sciogliere, a riprova che nella vita è impossibile a volte distinguere la realtà dalla finzione. Mai fidarsi delle apparenze, come ci raccomanda il buon Pirandello, che ha affrontato tale argomento in molti suoi lavori. Ma il vero obiettivo del grande Eduardo è un altro e  mette il dito in una piaga ancora oggi scoperta: lo stato riconosce una valenza sociale alla cultura in generale e al teatro in particolare? È un tema di grande attualità, ieri come oggi. L'Arte della Commedia - Scena finale

Il testo eduardiano è stato ampiamente ridimensionato da Felice Avella con un risultato senz’altro positivo. Ne guadagna lo spettacolo che risulta più fluido e fruibile da parte dello spettatore. La performance fornita dagli attori salernitani è, come al solito, di prim’ordine, nel rispetto del solco tracciato e seguito nel corso degli anni. Essi hanno la grande capacità di calarsi appieno nei singoli personaggi, brillanti o drammatici, che di volta in volta portano sulla scena e di dare loro la giusta caratterizzazione, il che li rende sempre credibili. L’Arte della Commedia ha una particolare tessitura: non è un lavoro corale poiché ci presenta un personaggio alla volta, con tutto il suo carico di umanità e ciò finisce per esaltare le qualità degli attori salernitani, diretti con maestria da Marcello Andria. Particolarmente intensa l’esibizione di Anna M. Fusco Girard (la maestra Lucia Petrella), Geppino Gentile (padre Salvati) ed Enzo Tota (il dottor Quinto Bassetti). Completano il cast Ernesto Fava, nella parte del prefetto, Leandro Cioffi, segretario di prefettura, mentre Andrea Iannone è l’agente-piantone. E Felice Avella? Compare solo nel prologo e nelle battute finali, nel ruolo che fu di Eduardo. Bravo e sicuro sulla scena, come sempre. Una considerazione sulla particolare scenografia di Luca Capogrosso: ne L’Arte della Commedia si fa teatro nel teatro ed ecco allora che la vetrata dell’ufficio del prefetto divide due spazi speculari nei quali gli attori recitano, ora dinanzi al pubblico reale del «Lauro Rossi», ora dinanzi a quello virtuale di un immaginario teatro. In conclusione, ancora una bella esibizione in terra marchigiana da parte della Compagnia di Salerno.

(foto di Maurizio Iesari)

La Commedia dell'Arte al Lauro Rossi

L'Arte della Commedia - Felice Avella

La Commedia dell'Arte al Lauro Rossi



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