«Parcaroli un uomo solo
con l’illusione del comando.
Nel centrodestra è l’ora della resa dei conti»

L'INTERVENTO di Gianluca Puliti, ex dirigente comunale a Macerata, sulla situazione di crisi della maggioranza, anche alla luce dell'intervista rilasciata dal sindaco a Cronache Maceratesi: «Ha capito che rischia seriamente di non essere candidato per il secondo mandato. L’unica sua speranza, giunti a questo punto, è di essere utile alle strategie del governatore Acquaroli, che, a sua volta, deve tener conto delle logiche di coalizione»

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Gianluca Puliti

di Gianluca Puliti*

Né il sindaco né la giunta di Macerata hanno ritenuto di fare la conferenza stampa di fine anno. Con ogni probabilità il Comune si limiterà a pubblicare i report delle attività di ogni singolo assessorato (i resoconti degli assessori sono già iniziati ad arrivare dall’ufficio stampa del Comune, ndr). Può sembrare un dettaglio, ma in politica spesso la forma è sostanza. Questa scelta comunicativa evidenzia il ruolo e il protagonismo degli assessori e, di converso, penalizza e mette in ombra il sindaco il quale si nega una proficua esposizione mediatica e perde l’occasione di cointestarsi quanto di buono è stato prodotto negli scorsi dodici mesi.

In secondo luogo, si trasmette la sensazione che gli assessori non trovano utile veicolare un messaggio di unità e coesione della giunta e nemmeno di apparire a fianco del sindaco, che, sempre più spesso, appare come un uomo politicamente solo, non già al comando, ma con l’illusione del comando. La sensazione di un progressivo isolamento del sindaco si rafforza se guardiamo agli esiti della recente intervista rilasciata da Parcaroli a Cronache Maceratesi. Alla prevedibile reazione delle opposizioni non è corrisposta alcuna controreplica da parte delle forze di maggioranza. Da queste ultime non è venuta nessuna presa di posizione in difesa di Parcaroli, non un solo commento di sostegno. Nessuno di loro si è sentito in dovere di rintuzzare gli attacchi della minoranza, neppure per difendere il loro operato e quello dei loro assessori da quando sono al governo della città.

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Sandro Parcaroli

Come si è detto, il rapporto del sindaco con i suoi assessori non è il massimo. A parte la fedele Katuscia Cassetta, più influente che mai se si guarda al peso che ha avuto nella scelta di due dei quattro componenti del cda dello Sferisterio e nella indicazione di Lucia Chiatti quale sovrintendente del Macerata Opera Festival, tutti gli altri sono in libera uscita da tempo, non essendo per niente sicuri di una loro eventuale riconferma per un secondo mandato. I segnali in tal senso sono reiterati e convergenti e lasciano supporre che essi non facciano grande assegnamento su Parcaroli, di cui conoscono sin troppo bene (essendosene serviti a più riprese) l’intrinseca debolezza politica e la sua tendenza, quando la situazione si fa incresciosa, a defilarsi riparando al sicuro, in silente attesa che tutto passi. Se così non fosse il sindaco avrebbe saputo resistere alle pressioni dei vertici regionali e far svolgere il Consiglio comunale aperto sulla sanità (da lui stesso richiesto) alla data programmata. Invece egli ha contribuito a mettere in scena un balletto inverecondo e autolesionistico che ha screditato quanti vi hanno concorso, primo tra tutti il presidente del Consiglio Comunale Francesco Luciani, e che ha regalato alle opposizioni tre mesi d’insperata ribalta e di grancassa mediatica.

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La giunta Parcaroli

Se il sindaco avesse avuto il piglio del leader non avrebbe tollerato le continue fughe in avanti da parte di assessori e gruppi consiliari e avrebbe dato qualche segnale risolutivo in tal senso. E invece ha ritenuto di non assumere provvedimenti e, men che meno, di fare avvicendamenti in giunta, ma, inspiegabilmente, ha capitolato di fronte alla richiesta di non riconfermare alla presidenza di Apm Gianluca Micucci Cecchi, ovvero la persona di riferimento del gruppo consiliare espressione della sua lista civica, con il risultato che quel gruppo non risponde più al primo cittadino e si è persino smarcato dalla maggioranza consiliare, che ora è in crisi di numeri. Parcaroli ha capito che rischia seriamente di non essere candidato per il secondo mandato. In quella intervista a Cronache Maceratesi lo dice chiaramente e, comunque, non si è levata alcuna voce che lo abbia smentito o rassicurato.

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Sandro Parcaroli e Francesco Acquaroli

L’unica sua speranza, giunti a questo punto, è di essere utile alle strategie del governatore Acquaroli, che, a sua volta, deve tener conto delle logiche di coalizione. Acquaroli, tra l’altro, sembra che lo ritenga essenziale in quella posizione perché così potrebbe congelare lo status quo e dare all’alleanza di centrodestra un po’ di stabilità politica, senza la quale potrebbe aprirsi, ingovernabile, il vaso di Pandora delle tante aspirazioni personali. E’ tutto da dimostrare che tale impostazione possa essere sufficiente a garantire uno svolgimento ordinato dell’ultima parte della consiliatura anche alla luce dei mutati rapporti di forza in consiglio comunale, ma, soprattutto, che questa strategia possa essere compresa e condivisa dall’elettorato di riferimento. C’è da giurarci che siamo solo all’inizio di una partita decisiva per il centrodestra maceratese, stretto tra la ragion di Stato (o, meglio, di Regione) e la legittima aspirazione, dopo cinque anni di governo cittadino, di esprimere una leadership politicamente più solida e convincente, meno ingenua ed estemporanea, che possibilmente sia in grado di fare tesoro delle esperienze maturale valorizzando l’impegno, le competenze e la consapevolezza delle sue donne e dei suoi uomini migliori.

*Dirigente in pensione del Comune di Macerata

 

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