Menghi: «Macerata fuori dall’immobilismo,
Parcaroli ha fatto tanto per la città.
Mi ricandido? Valuterò ogni proposta»

INTERVISTA - La consigliera regionale maceratese della Lega tocca anche la questione delle provinciali («Pippa? Non la considero una sconfitta») e dei cambi di casacca di diversi consiglieri («è una questione di mancanza di rispetto ai cittadini»). Su Acquaroli: «Ha avuto un grande coraggio ad avviare il cambiamento sulla sanità, il Pd agisce come se non volesse riconoscere la legittimità del centrodestra a governare». Sul sindaco: «Il suo percorso è stato tutto in salita avendo ereditato decenni di malgoverno. I tanti cantieri attivi sono il segno tangibile di un lavoro intenso»

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Anna Menghi a Pontida tra le consigliere comunali leghiste Paola Pippa (a sinistra) e Laura Orazi (a destra)

di Luca Patrassi 

Un lungo percorso di vita e di politica che l’ha portata ad essere la prima donna sindaco a Macerata ed ora consigiiera regionale per la Lega. Anna Menghi, di lei si dicono tante cose ed è allora il caso di ascoltare l’interessata.

biblioteca_villa_potenza-2-325x244Sia in Comune che in Regione si registra un discreto movimento di consiglieri di maggioranza che passano da un gruppo all’altro. È il segnale che le elezioni si avvicinano e c’è chi cerca di riposizionarsi?

«Non ho mai ritenuto corretto che una persona eletta in un partito decidesse di cambiare casacca durante una legislatura. Credo sia una questione di rispetto nei confronti dei cittadini che hanno votato per quella lista, per quella persona e per quel progetto politico. E questo vale a tutti i livelli istituzionali, dal Comune, alla Regione, al Parlamento. Se un rappresentante non si riconosce più nel partito in cui è stato eletto dovrebbe dimettersi e accettare un nuovo giudizio degli elettori, dando così la possibilità ad un altro di portare avanti il mandato. Ritengo che sia fondamentale garantire una certa coerenza politica e per questo auspico che si introducano al più presto norme che impediscano questi “movimenti”, per dirla alla sua maniera. Quanto accaduto in Comune e in Regione non è esclusivamente legato all’avvicinarsi delle elezioni. Alcuni fenomeni migratori sono iniziati ben prima che si tornasse a parlare di nuove elezioni ed indicano la necessità di una riflessione interna ai partiti stessi. Quando un partito perde i propri membri deve farsi qualche domanda e affrontare con responsabilità quanto sta accadendo. Certo ogni situazione è unica e va vista nella sua specificità, ma mi lasci condividere un pensiero. La leadership è una cosa seria e va trattata con estrema cura. La leadership non si esaurisce nel ruolo che si ricopre, è una formula complessa. Essere leader significa coltivare quotidianamente la fiducia, costruire consenso e lavorare costantemente per mantenere l’unità e la motivazione nel gruppo. L’errore più grande che si fa è pensare che la leadership sia solo comando mentre invece, soprattutto nei partiti, è l’arte di far crescere una comunità politica, accompagnandola verso il raggiungimento di obiettivi comuni. Solo attraverso il dialogo, il confronto e una capacità di guida equilibrata si può ottenere il rispetto e il sostegno di chi ti segue».

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Anna Menghi vicino al sindaco Sandro Parcaroli a una delle prime della scorsa estate allo Sferisterio

È con la Lega di Salvini da parecchi anni. Ci sarà anche al prossimo giro? Cosa pensa di tutto questo fiorire, spesso con appassimento post-elettorale, di civiche?

«Io ho avuto un percorso inverso. Provengo proprio da una civica. Come espressione di una civica ho fatto politica per tanti anni a Macerata. L’approdo al partito di Matteo Salvini è recente e si lega al tema della disabilità, che mi sta primariamente a cuore e del quale la Lega si occupa come nessun altro partito in Italia ha mai fatto. Ci sarò anche al prossimo giro? Se intende politicamente, si. Non smetterò mai di occuparmi degli interessi della gente e la politica è un modo di esprimersi a prescindere dall’appartenenza ad un partito. Se però intende con questa domanda se sarò candidata per i prossimi appuntamenti elettorali con la Lega, beh…questo non dipende da me, ma dal partito stesso. Quando nell’aprile scorso Matteo Salvini mi chiamò per chiedermi di candidarmi alle Europee di giugno, accettai con spirito di servizio al partito. In futuro valuterò ogni proposta che arriverà, nella consapevolezza che tutto quanto deciderò di fare sarà per compiere un disegno che è morale, prima ancora che politico. Rimango aperta a tutte le possibilità, a condizione però che non mi si chieda di rinunciare a quello che è il valore più importante che da sempre guida il mio impegno politico: fare il bene delle persone. Del resto chi mi conosce sa che la politica non è mai stata una mia ambizione personale, bensì uno strumento per servire la comunità alla quale appartengo».

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Code per tanti anni al passaggio a livello di via Roma dove sono in corso i lavori per il sottopasso

Lato Comune. Cosa va e cosa non va? Consiglierebbe a Parcaroli di ricandidarsi?

«Non credo che Sandro Parcaroli abbia bisogno dei miei consigli, ma posso dire che il suo percorso è stato tutto in salita, avendo ereditato decenni di malgoverno della città. Ha fatto quello che poteva con ciò che aveva a disposizione e ha fatto tanto. Basti pensare ai tanti cantieri attivi, segno tangibile di un lavoro intenso sul fronte della rinascita infrastrutturale della città. Immagino che ai cittadini non sia sfuggito che dopo anni e anni di promesse fatte da tutti indistintamente in campagna elettorale, questa amministrazione ha finalmente attuato una delle opere più faraoniche per Macerata, il sottopasso di Collevario. I maceratesi attendevano quest’opera da 40 anni e Parcaroli l’ha realizzata. Questo è un fatto. In via della Pace la ricostruzione dei palazzi danneggiati dal terremoto è in atto grazie al lavoro fatto di concerto da Comune e Commissario straordinario per la ricostruzione. Voglio dire che a 7 anni anni dal terremoto (il terremoto c’è stato nel 2016 e Parcaroli si è insediato nel settembre 2020) la questione non si è sbloccata per magia, ma perché la politica ha fatto la sua parte, come in questa città non accadeva da tanti anni. Cosa non va? Forse talvolta sono state commesse ingenuità politiche, ma ci stanno quando si è alla prima esperienza di governo. Ciò che conta, me lo lasci dire, è aver fatto tanto con il poco a disposizione. Chi governa una città deve fare scelte e non è possibile accontentare tutti. Ma questo si sa. L’importante è non stare fermi. Che di immobilismo Macerata è malata da troppi anni».

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Anna Menghi con il governatore Francesco Acquaroli

Lato Regione. Cosa va e cosa non va?

«Francesco Acquaroli ha già annunciato che si candiderà per il secondo mandato. Questi anni di amministrazione sono stati intensi e fondamentali. Le Marche per la prima volta hanno avuto il centrodestra alla guida della Regione. Lo dico perché scardinare roccaforti di potere che stanno in piedi da decenni è un’opera enorme, per la quale, oltre a doversi fronteggiare con un modus operandi consolidato, c’è la resistenza di chi non vuole cambiare veramente le cose. Prendiamo la sanità. Si tratta di una materia vastissima. Cambiare l’assetto organizzativo della sanità in una regione è una questione di una complessità infinita. Il fatto che questa amministrazione abbia scelto di intraprendere la strada del cambiamento nell’arco del primo mandato dimostra non solo un grande coraggio, ma anche un forte senso di responsabilità. I più avrebbero aspettato di farla durante il secondo mandato amministrativo, così da evitare di perdere consenso scontentando qualcuno. Invece questa amministrazione ha avuto il coraggio di agire subito, rispettando fino in fondo il volere dei cittadini che l’avevano votata proprio perché la attuasse, visto che era nel programma elettorale. È andato tutto in modo impeccabile? Sarebbe irrealistico pretendere che una tale rivoluzione avvenga senza sbavature. Fa parte della natura delle cose che cambiano adattarle alla realtà strada facendo. Un cambiamento di questa natura richiede tempo, ma sono contenta che i dati ci stiano dando ragione. Sono tutti positivi. Ora occorre avere pazienza e dare a questa riforma la possibilità di realizzarsi compiutamente. Mi auguro che venga data a Francesco Acquaroli e al centrodestra la possibilità di portare a compimento i progetti avviati. Il secondo mandato è sempre necessario per portare a termine i lavori avviati. Si sa».

 

Il suo giudizio sulla vicenda del Consiglio comunale aperto, poi chiuso, sulla sanità

«Guardi, quanto avvenuto è figlio di una errata comunicazione tra enti. Comprendo che a livello mediatico si sia ampliato il senso di molte cose, ma a volte non c’è nulla di politico dietro le cose politiche, scusi il gioco di parole. A volte c’è che si commettono errori di valutazione nella gestione formale di questioni senza che però questo impatti sulla sostanza e la portata delle stesse. Direi che in questo caso si sia trattato di un vizio di forma, ma non gli darei troppa importanza».

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Fa politica, come si dice, da una vita. C’è qualcosa che comunque l’ha sorpresa in questa legislatura?

«Quello che mi ha colpito maggiormente in questa legislatura è stato l’atteggiamento dell’opposizione, che fin da subito ha agito come se non volesse riconoscere la legittimità del centrodestra a governare. Sembrava quasi che la nostra vittoria elettorale fosse da considerarsi un errore della Storia e questo ha portato la stessa, con il Pd in primis, a schierarsi contro ogni proposta, senza neppure che ci fosse la minima volontà di valutarla. Era contro a prescindere, senza apertura alla possibilità di un confronto costruttivo e determinata a delegittimare la maggioranza. Non è un bel modo di fare opposizione, il cui ruolo è invece fondamentale e per questo, si spera, praticata con onestà intellettuale. Non solo per vigilare sull’operato di chi governa, ma anche per collaborare, quando necessario, in nome del bene comune. Ci sono momenti in cui votare insieme alla maggioranza significa mettere gli interessi dei cittadini al primo posto. Purtroppo in Italia si osserva spesso una logica differente. Ma questo è un modo improduttivo di fare politica. Anche perché, diciamocelo, non è che tutto è sempre sbagliato. Su certe questioni deve prevalere il buon senso».

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Anna Menghi con – tra gli altri – Paola Pippa, al recente raduno leghista di Pontida

Passando alle recenti elezioni provinciali, la “sua” candidata Paola Pippa non è stata eletta, sono stati i franchi tiratori o paga il fatto che la Lega Macerata ha perso qualche contatto in questi ultimi tempi?

«Innanzitutto va considerato il meccanismo che regola le elezioni provinciali. Un meccanismo di voto molto diverso da quello di altre istituzioni, in cui ad eleggere i candidati sono i cittadini. Va da sé che chi viene “eletto”, in questo caso, riceva mandato da sindaci e consiglieri comunali il cui giudizio risente fortemente delle logiche interne ai partiti. Per questo, e forse perché ho sempre dato più valore al voto della gente, non reputo quella di Paola una sconfitta, bensì un’occasione per fare una riflessione interna e per comprendere meglio certe dinamiche di coalizione. Paola Pippa è una persona di grande valore, sia dal punto di vista umano che politico: ho sostenuto con convinzione la sua candidatura perché ritengo che, dopo anni di impegno serio e costante per il territorio, meritasse un riconoscimento. Ciò che è accaduto non cambia la mia idea, anzi la rafforza. Paola ha tutte le qualità per avere una brillante carriera politica, quanto avvenuto fa parte del naturale corso delle cose e lo accetto. Non credo nella logica dei franchi tiratori, che appaiono piuttosto come quelle creature mitologiche di cui tutti parlano ma che nessuno ha mai visto. Preferisco pensare che si sia trattato di un aggiustamento interno e che faccia parte del gioco politico».

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Anna Menghi con Alessandra Locatelli, ministro per le disabilità

A proposito di Paola Pippa, viene in mente la sua battaglia per Sforzacosta.

«Le battaglie fatte per Sforzacosta sono tante. E Paola Pippa è stata instancabile nel difenderne i diritti. Ricordo, su tutti, la questione della scuola. Qualche giorno fa abbiamo festeggiato il nuovo edificio realizzato con il contributo prezioso della Fondazione Andrea Bocelli, ma va spiegato ai cittadini che se quella inaugurazione c’è stata è stato soprattutto grazie al lavoro che di concerto è stato fatto dal Comune di Macerata, dalla Regione Marche e dal Commissario straordinario per la ricostruzione Guido Castelli per gestire una situazione che, agli albori dell’insediamento di questa amministrazione era piuttosto complessa. La giunta Parcaroli aveva ereditato dalla precedente guidata dal centrosinistra una serie di criticità. La scuola di Sforzacosta, stando a quello che i predecessori avevano politicamente non fatto, rischiava di chiudere. Il 24 giugno 2022, in seguito alla decisione dell’Ufficio Scolastico Regionale di sopprimere la prima classe della scuola e accorpare il plesso a quello della vicina Casette Verdini, nel comune di Pollenza, scrissi per mezzo di questo giornale una lettera all’allora direttore Ugo Filisetti, chiedendogli come mai avesse bocciato il tentativo di salvare la classe da parte della preside Catia Scattolini. Ne scaturì una battaglia politica che mi vide in prima fila per tutelare il diritto della frazione di Sforzacosta ad avere la sua scuola. Paola Pippa e il gruppo Lega hanno lavorato tenacemente per salvare quella struttura, convinti che fosse una questione di primaria importanza tutelare il diritto della stessa ad esistere. A distanza di due anni, grazie alle tante azioni politiche messe in campo dal sindaco Parcaroli, dalla Regione Marche e dal Governo, attraverso l’azione decisa del Commissario Straordinario, sono state create le condizioni politiche affinché il plesso fosse salvato. L’incontro con la Fondazione Bocelli ha infine permesso al sogno di Sforzacosta di realizzarsi compiutamente. Voglio dire che dalla chiusura paventata ad inizio mandato, siamo qui a raccontare una storia nuova e felice proprio perché persone come Paola non si sono mai arrese. Credo che i cittadini questo debbano saperlo, a prescindere da tutto il resto».

Un merito che si attribuisce in questi anni da consigliere regionale?

«Che ci creda o meno, tra i meriti che mi riconosco c’è quello di aver sempre lavorato per favorire l’unità e la compattezza del mio gruppo politico. Non sempre questo è stato compreso o pienamente apprezzato, tuttavia sono certa di aver sempre operato con lealtà per costruire una visione e una prospettiva capaci di essere efficaci non solo nel presente. Il mio sforzo è stato volto a creare una coalizione che fosse in grado di governare i nostri territori anche nei prossimi decenni».

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