Cosmari e acqua in vendita?
Il patto dietro le dichiarazioni ufficiali:
i rubinetti ad Acea i rifiuti a Iren

I RETROSCENA - La battuta del presidente dell'azienda smaltimento rifiuti Massimo Rogante svela una trattativa che si sta conducendo da mesi. Ci sono già stati abboccamenti per cedere i servizi idrici alla multiutility romana. Gli incroci societari e i conti consentono di leggere le intenzioni in trasparenza. Appare evidente che Apm tra le società idriche della provincia è la più fragile. Allo stesso tempo anche sul fronte rifiuti ci sono difficoltà crescenti

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Il presidente Cosmari Massimo Rogante con il vice e storico dirigente Giuseppe Giampaoli

di redazione Cronache Maceratesi

E’ in programma per oggi pomeriggio l’assemblea dei soci del Cosmari per l’approvazione del bilancio. Nei giorni scorsi il neopresidente Massimo Rogante, voluto dal sindaco di Civitanova  Fabrizio Ciarapica, ha fatto due ammissioni in un colpo solo: il Cosmari non ce la fa da solo, stiamo pensando di aprire ai privati. C’è anche il nome pronto: è l’Iren, mega multiutility presente a Osimo con un suo biodigestore – e forse per questo quello annunciato dal Cosmari non parte mai – che unisce i destini dei rifiuti a quelli dell’acqua. E’ una partita doppia molto politica che vede contrapposti innanzitutto Lega (pronta a vendere tutto) e Fratelli d’Italia con in testa Francesco Acquaroli – presidente della Regione – che non vorrebbero privatizzare l’acqua e con il Pd che alleandosi alla Lega vuole fare il regista dell’affare complessivo.

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Come ha scritto Luca Patrassi su Cronache Maceratesi siamo entrati in “zona Parcaroli” quel limbo di indecisione che si protrae per far sì che l’emergenza faccia premio sulla conoscenza e si possa procedere a nomine e scelte non concordate. Il punto è che il Cda del Cosmari in scadenza lascia un’eredità pesante sia per l’indebitamento, sia per l’insoddisfazione dei cittadini per il servizio, sia soprattutto per un aumento della Tari (tassa rifiuti) conseguente all’inazione della Provincia a guida Sandro Parcaroli nella scelta del sito dove aprire la nuova discarica.

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Brigitte Pellei, dg del Cosmari

E’ fuor di discussione che sul Cosmari andrebbe avviata una riflessione. Non bastasse il rinvio a giudizio dell’ingegner Giuseppe Giampaoli – disposto dal giudice due anni fa a seguito di un’inchiesta della Procura sugli appalti spezzatino caso che fu sollevato ottimamente dall’avvocato Giuseppe Bommarito proprio su Cm – ora c’è il caso della sorella della direttrice Brigitte Pellei incaricata come psicologa dal Consorzio stesso (leggi l’articolo).

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Giuseppe Pezzanesi, ex sindaco di Tolentino ed ex presidente del Cosmari

Pende ancora un giudizio per risarcimento danni per centinai di miglia di euro intentato da Roberto Pierantoni, vincitore del primo concorso per direttore annullato da Giampaoli che è stato il massimo dirigente per un trentennio, poi è diventato presidente facente funzioni dopo lo strano caso di Giuseppe Pezzanesi – presidente incompatibile – e ora resta in un comitato scientifico di cui poco si sa e ancor meno si sa che fa. A fronte di tutto questo il presidente Rogante dice: forse dovremmo aprire ai privati. Eppure la riflessione dell’ingegner Rogante, suo malgrado, apre lo scenario che ci fa capire come si sta vendendo anche l‘acqua al migliore offerente.

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Massimo Rogante è stato fortemente voluto da Fabrizio Ciarapica, sindaco di Civitanova

Anzi a Civitanova pensano che aprire il Cosmari a Iren sia l’unico modo per evitare che tutto il servizio idrico dell’Aato3 finisca in mano ad Acea. La vicenda rifiuti-acquedotto è infatti saldamente legata. Parte da un’altra azienda in crisi, l’Apm di Macerata. Molti si sono chiesti perché Sandro Parcaroli abbia scaricato il suo fedele avvocato Gianluca Micucci Cecchi per sostituirlo con Luca Mira – presidente dell’Ordine dei commercialisti di Macerata – che già aveva svolto incarichi per conto del sindaco Pd Romano Carancini. Anche su Apm ci sarebbe molto da ragionare – ad esempio perché lucra sui soldi dei residenti del centro storico per garantire parcheggi che non ci sono con il Comune che incassa sugli stessi spazi l’occupazione di suolo pubblico? – ma a parlare sono i conti.

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Narciso Ricotta e Gianluca Micucci Cecchi

Il capogruppo del Pd avvocato Narciso Ricotta nella seduta del Consiglio comunale del 10 giugno scorso incalzò l’assente primo cittadino chiedendo: “Micucci Cecchi – il presidente prorogato dell’ Apm ora sostituito da Mira – parla di pacta sunt servanda? Quali sono questi patti?” Per la verità il primo esponente di minoranza chiese anche un Consiglio comunale aperto sull’Apm, ma nulla se n’è fatto. Pure il capogruppo di Fratelli d’Italia Pierfrancesco Castiglioni disse in quell’occasione che se lui, come ha fatto per tanti anni quando operava in banca, si fosse trovato di fronte un’azienda con i conti di Apm non avrebbe concesso alcun fido perché – testuale – “i margini di bilancio sono fallimentari.” Ora c’è da chiedersi se quei pacta di cui parlava Micucci Cecchi ci sono davvero.

Il sindaco di Macerata e presidente della Provincia è convinto che l’unico modo per uscire dall’impasse degli acquedotti e per salvare i conti dell’Apm sia vendere ai privati. Su questa faccenda Sandro Parcaroli ha assunto un profilo peronista: se guarda a destra vuol dire che svolta a sinistra. Lo dimostra lo stallo della trattativa in seno all’Aato3 tra la sua proposta e quella del sindaco di Civitanova Ciarapica. Ci sono però i conti a parlare.

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I bilanci dell’Apm a confronto

Sotto la gestione di Micucci Cecchi l’Apm ha visto aggravarsi la situazione di bilancio (tabella qui sopra) al punto di arrivare a un utile netto risibile. La parte più cospicua di fatturato e anche di utilità deriva proprio dal servizio idrico. Come si sa Micucci Cecchi ha invocato per giustificare il drastico deperimento degli utili l’aumento dei costi derivanti dall’energia e dai tassi d’interesse. Basta confrontare i conti Apm con quelli di aziende consimili per scoprire che questa giustificazione non regge.

Sandro Parcaroli che giura e spergiura di volere tenere in mano pubblica il servizio idrico ha elaborato da presidente della Provincia un piano che prevede il confluire in un’unica società di tutte le municipalizzate più tutti i Comuni che gestirà il servizio idrico e che sarà partecipata dai soci in relazione al peso del conferimento. Parcaroli ha imposto questa soluzione all’assemblea del’Aato 3 che, contro il parere del presidente Alessandro Gentilucci , l’ha approvata. Si chiamano società di secondo livello. A questa proposta si contrappone quella partita da Civitanova – il Comune più popoloso e grande – e firmata dal sindaco Fabrizio Ciarapica e dal presidente della Atac (la società multiservizi di quell’area) Massimo Belvederesi che è anche coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia per la creazione di un gestore unico sostanzialmente di primo livello: cioè tutti dentro. Proposta non troppo difforme da quella presentata da Alessandro Gentilucci. Alla proposta di Civitanova si obietta: ci vogliono almeno due anni. Alla proposta Parcaroli si obietta: l’Astea, la società di Osimo, ha un socio privato e portarlo dentro la società di secondo livello fa si che questa si qualifichi non come società interamente pubblica e perciò scatta la gara.

Il famoso socio privato di Astea – è la società multiservizi di Osimo, Loreto, Recanati e altri Comuni dell’hinterland nord-orientale della provincia – non è un socio qualunque, ma il Consorzio GPO che ha il 21,32 % della società ed è a sua volta interamente posseduto da Iren di Reggio Emilia che è una delle 4 sorelle delle multiutility italiane: Hera, A2A, Acea e Iren che ha un fatturato di 7,8 miliardi, utile di 226 milioni e un dividendo di 0,11 euro per azione (dati 2022). Domanda: si può fare una società di secondo livello che tiene dentro un socio con queste caratteristiche o la società di secondo livello finisce inevitabilmente per essere attratta in un’orbita più grande? Tanto per avere delle proporzioni: l’affare idrico dell’Aato 3 vale un fatturato da 60 milioni l’anno che è lo 0,76% del fatturato di Iren. Intanto vediamo altri numeri.

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Bilanci a confronto in milioni di euro (dati 2023)

Paragonando i conti di Astea, di Atac Civitanova e Apm Macerata (tabella qui sopra) si vede che la sola che potrebbe guadagnarci da una fusione a secco è Apm che ha l’utile di gran lunga inferiore, il valore della produzione in assoluto più basso e l’indebitamento largamente maggiore. A queste condizioni è difficile perseguire la strada Parcaroli a meno che non ci sia trippa per tutti.

Ecco una voce che arriva da Roma, da ambienti della Lega, partito a cui appartiene Sandro Parcaroli, che spiegano come ci sia già una trattativa con Acea. E’ la società multiservizi detenuta al 51% dal Comune di Roma che ha un fatturato di 4,6 miliardi, un dividendo di 88 centesimi per azione, ma che ha investito oltre un miliardo lo scorso anno sulle reti idriche. Amministratore delegato di Acea è Fabrizio Palermo manager di alto profilo che viene da Cdp con ottime relazioni sia in Lega che in Fratelli d’Italia. Ma anche la presidente di Acea Barbara Marinali – altissimo profilo professionale, allieva di Fabio Gobbo uno dei vertici della triade Prodi-Draghi-Gobbo – ha ottime entrature nel governo.

L’affare di Macerata ha scarso valore economico, ma alto valore strategico nel conseguimento della leadership nelle reti idriche del Centro-Italia. Possibile però che Iren lasci spazio così facilmente a una sua concorrente? Possibile a una condizione che a Iren vadano i rifiuti e l’energia. Del resto Astea ha già un’ampia esperienza nella cogenerazione, nell’ energie alternative, nella gestione a profitto dei rifiuti. I Comuni che fanno capo ad Astea – al netto di Osimo che non è della partita immondizia – se si uniscono in patto di sindacato hanno in mano il 20,6% del capitale di Cosmari (2,38 milioni di euro). Per avere un’idea dei pesi Macerata ha il 14,49, Civitanova l’11,98%. Sono cioè capaci di orientare le scelte del Cosmari e a Iren potrebbe non dispiacere intestarsi la gestione dei rifiuti a fine energetici del maceratese dando via libera ad Acea sull’acqua. Tutto questo si sta muovendo dietro il paravento delle dichiarazioni ufficiali. E che sia così lo rende esplicito il fatto che Alessandro Gentilucci – presidente dell’Aato 3, ma anche riconfermato sindaco di Pieve Torina- già durissimo contro Sandro Parcaroli spera il 4 agosto di varare la società di primo livello e chiudere il capitolo acqua. Magari consentendo ad Iren di accomodarsi al Cosmari, mollando la presa su Astea, e a Fratelli d’Italia di respingere le lusinghe di Acea. Chissà se i patti paventati dall’avvocato Narciso Ricotta sono quelli scritti sull’acqua.

 

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