I banchi della giunta al Consiglio di ieri
«L’Apm lo dico da uno che esaminava i bilanci per concedere i fidi e che ha insegnato economia aziendale per anni ha margini di bilancio fallimentari». Il capogruppo di Fratelli d’Italia Pierfrancesco Castiglioni riversa questo giudizio in un’aula di consiglio comunale mai così elettrica. Si capisce che morde il freno, si capisce che vorrebbe in tutti i modi mandare a casa il presidente prorogato dell’Apm Gianluca Micucci Cecchi che forse un errore lo ha fatto: prima di questa assemblea cittadina si è lasciato andare in giudizi non troppo lusinghieri verso i politici.
Pierfrancesco Castiglioni
E Castiglioni glielo ricorda: «E’ inaccettabile chi dice che la nostra è una piccola politica ed è sicuro che un confronto sulla governance dell’azienda lo avremo. Nell’ordine del giorno della consigliera De Padova ci sono spunti condivisibili insieme ad alcune castronerie». La frattura nella maggioranza sull’Apm è solo rimandata, meglio: è solo tacitata. Sandro Parcaroli il sindaco a cui spetta la nomina del presidente dell’Apm che è la prima e più importante azienda pubblica cittadina non c’è. Non viene in Consiglio ad affrontare un tema molto spinoso eppure a lui Gianluca Micucci Cecchi ha detto «sono a disposizione per andare avanti» facendo sapere peraltro che il primo cittadino gli ha confermato il rinnovo per un altro triennio.
Sabrina De Padova
Ufficialmente ieri sera Sandro Parcaroli era ad Ancona per un non meglio precisato impego istituzionale. Qualcuno ha notato che nei banchi della giunta era assente anche l’assessora alla cultura: una mera coincidenza. Sta di fatto che la seduta è cominciata con l’approvazione della delibera che consente al segretario generale Francesco Massi Gentiloni Silverj di lavorare a tempo parziale anche per il Comune di Corridonia. Poi si è passati a quello che era atteso come lo malopasso della giunta: l’ordine del giorno presentato dalla consigliera del gruppo misto (ex lista Parcaroli) Sabrina De Padova sul bilancio dell’Apm ed in particolare sul risultato economico insoddisfacente – a dire della consigliera – della gestione delle farmacie comunali. Ed è stato lì che si è capito. Parcaroli non c’era perché probabilmente non voleva rispondere. Sarebbe il caso che la sua assessora alla cultura gli leggesse qualche riga dei Promessi Sposi quelle in cui Alessandro Manzoni sentenzia: “il signor curato è un uomo che sa il viver del mondo; e noi siam galantuomini, che non vogliam fargli del male, purché abbia giudizio… Il coraggio se uno non ce l’ha mica se lo può dare.” Per la verità il donabbondismo ieri in consiglio comunale pareva aver contagiato molti.
E’ necessario però tornare agli antefatti per capire come è andato il dibattito. Tre giorni fa all’annuncio che Parcaroli voleva prorogare la presidenza Micucci Cecchi tre partiti della maggioranza (ma la scena si ripete anche sullo spostamento della chirurgia della tiroide a Civitanova) minacciano di non andare in consiglio provocando la crisi di giunta. Siamo alla viglia del pellegrinaggio Macerata-Loreto e Sandro Parcaroli chiede – chi ha assistito alla scena giura che il sindaco comme d’habitude abbia versato anche qualche lacrima – il miracolo a (san) Francesco Acquaroli: fermali, altrimenti viene giù anche la regione. Il presidente chiama i suoi e ordina: state buoni. Loro provano a spiegare che si rischia che l’Apm vada verso la privatizzazione dell’acqua, che i conti sono insoddisfacenti, che Parcaroli vuole fare dell’assessora alla cultura la plenipotenziaria dello Sferisterio e che la Lega fa l’asso pigliatutto. Ma evidentemente più dell’onor potè il digiuno. Contrordine compagni e tutti allineati.
I banchi della maggioranza
Come ringraziamento Sandro Parcaroli non si è presentato in consiglio dove Sabrina De Padova illustra il suo ordine del giorno sottolineando come i conti dell’Apm non tornano, come le farmacie dovrebbero essere o privatizzate o cedute all’Ircer o dovrebbero almeno garantire un «dividendo sociale se non distribuiscono quello economico» attraverso prestazioni mirate. Insiste sul fatto che a portare utili sono solo i servizi a retribuzione diretta: bollette dell’acqua e parcheggi pagati sull’unghia dai cittadini, perché là dove deve erogare un servizio l’Apm è inefficiente. Poi la giusta rimostranza. Nella replica che Micucci Cecchi ha affidato a Cm in cui parla della “piccola politica” apostrofa la De Padova come signora e lei ribatte: «Visto che per lui non sono una consigliera che rappresenta i cittadini allora lo chiamerò signore». Si passa alla replica affidata in tutta fretta all’assessora al bilancio (sodale di partito del sindaco) Oriana Piccioni che ha in mano una lunga relazione. In sostanza dice: «Consigliera lei dà conti sballati. I cittadini hanno il diritto di essere correttamente informati. Sui bus non c’è stato alcuni contributo straordinario, non c’è nessuna farmacia pubblica che faccia meglio di quelle dell’Apm, a gravare sul bilancio che è ottimo grazie all’utile di otre 600mila euro (lo scorso anno era più del doppio ndr ) sono i tassi d’interesse e i costi dell’energia». Solo che la Piccioni un po’ s’incarta sulle cifre un po’ la fa troppo lunga e il presidente del Consiglio Francesco Luciani (Lega pure lui) la riprende più e più volte e i toni si alzano. Lei sbuffa e conclude: «Respingiamo l’ordine del giorno». Poi si accascia sulla sedia scurissima in volto. L’espressione è della serie: ma te guarda che mi tocca fare
Alberto Cicarè
Cominciano gli interventi. Alberto Cicaré di Strada Comune a cui l’odg della De Padova sembra confuso sostiene: «Non è possibile che l’Apm sia uno strumento di lotta politica». Poi sottolinea che le farmacie devono restare pubbliche, ma soprattutto pone un tema: «Si abbia la garanzia che l’Apm lavora per mantenere l’acqua pubblica». Ma è Roberto Cherubini, 5Stelle, ad aprire il fuoco: «Al di là delle cifre sottolineate dalla consigliera De Padova se ci si intende di bilanci si vede che l’Apm ha un margine operativo netto passato da 8 a 4,9 milioni, ma soprattutto un margine di tesoreria che ammonta oggi a 58 mila euro. Non è in grado di fare fronte ai debiti a breve». La smentita alle affermazioni dell’assessora Piccioni plana clamorosa sul consiglio. Prova a calmare le acque Aldo Alessandrini (Lega) sostenendo che va tutto bene all’Apm e che la De Padova non ne ha azzeccata una. Stefania Monteverde (Macerata bene comune) ringrazia la De Padova per aver portato questo argomento in Consiglio insiste perché le farmacie svolgano servizio pubblico, ma vadano anche monitorate nella loro efficienza di gestione e rincara l’allarme: «Si ha l’impressione che l’Apm non stia lavorando per assicurare il servizio di acqua pubblica. Vorrei sapere e voglio parlarne qui cosa intende Micucci Cecchi quando dice che l’Apm rappresenta un terzo di una futura azienda che gestisce l’acqua. Ora sappiamo qual è la posta in gioco: l’acqua pubblica non garantita. E anche sul servizio di trasporto che viene ridotto: chiedete ai cittadini di Piediripa che protestano. Dopo quasi 4 anni di questa giunta non c’è alcun progetto coerente».
Aldo Alessandrini
E’ a quel punto che Pierfrancesco Castiglioni non si tiene più. Ha subito lo stop dai vertici del suo partito, ma in scienza e coscienza il capogruppo di Fratelli d’Italia apre i rubinetti. Sa perfettamente che la Lega in provincia di Macerata ha preso un quarto dei voti di Fratelli d’Italia, sa anche che il segretario provinciale della Lega, vicepresidente della Provincia sodale di Sandro Parcaroli, Luca Buldorini è stata travolto nella sua corsa a sindaco di Appignano da una valanga di preferenze arrivate al suo avversario Calamita e non ce la fa a tenersi. «Volevo non intervenire – sbotta – ma le osservazioni del consigliere Cherubini sono puntuali: servirò un confronto sul futuro dell’Apm e lo faremo, ma non posso fare a meno di commentare gli indici di bilancio. E quelli che sottolinea Cherubini sono fallimentari. Non si può dire va tutto bene. Vorrei sapere dal presidente dell’Apm che – secondo quanto prescrive la legge Madia – scrive: l’elevato rapporto tra indebitamento e capitale di rischio richiedono interventi di carattere strutturale cosa significa? Noi chiederemo di invertire la rotta nella gestione dell’ Apm sui tavoli competenti».
I banchi dell’opposizione
Prende la parola il capogruppo Pd Narciso Ricotta che per la prima volta dopo molti mesi, forse anni, fa un intervento duro e appassionato. «Il signor sindaco non c’è e lei assessore Piccioni su cosa ci risponde? Lei non ha la potestà di nominare il presidente dell’Apm, di cosa parla? Micucci Cecchi ha scritto pacta sunt servanda. Di quali patti parla? Quali sono gli obblighi che ha assunto o sono stai assunti verso di lui? Vogliamo saperlo qui, in Consiglio. Ma il sindaco è latitante e mostra tutta la sua inadeguatezza, è un danno per la città. Chiedo: è succube di quei patti? Sono i patti per mettere le mani sul servizio idrico? Ringrazio il consigliere Pierfrancesco Castiglioni per la sua onestà intellettuale quando ci dice che lui a un’azienda con i conti dell’Apm non avrebbe concesso alcun fido. L’Apm ha dimezzato gli utili basta questo per mandare a casa il presidente. Io chiedo un consiglio comunale aperto su Apm e servizio idrico perché la città deve sapere».
Barbara Antolini
Interviene Barbara Antolini per dire che Forza Italia non vota l’odg della De Padova ma che sta svolgendo uno scrupoloso esame dei bilanci delle farmacie. David Miliozzi di Macerata Insieme ringrazia la consigliera De Padova e annota: «Il sindaco appena c’è qualcosa che non va non c’è. Credo che sull’Apm si debba parlare di politica, ma il sindaco si sottrae al confronto come sono convinto che per gestire al meglio un’azienda importante come l’Apm ci sia bisogno di serenità. Ma attorno al nome di Micucci Cecchi non c’è questa serenità. E’ un errore che già fu fatto con Pinamonti allo Sferisterio. Si sente parlare di patti, qui si tratta di avere delle informazioni, ma nessuno può rispondere perché il sindaco non c’è». Alessandro Bini (lista Parcaroli) fa sapere che vota contro l’odg. Nella sua breve replica la consigliera Sabrina De Padova diventa tagliente: «State per dare lo spettacolo di chi sta solo attaccato alla poltrona». Si vota: l’odg non passa 10 astenuti, un voto favorevole e 17 contrari, ma la frattura dentro la maggioranza è evidente.
A giudicare da questo primo argomento che ha occupato gran parte della seduta del Consiglio la maggioranza ha indici pre-fallimentari al suo interno.
(c. c.)
(foto Falcioni)
Viene fuori il parkarolino che ha in sé...
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Se la matematica non è un’opinione e non lo è signori si prenda atto del fatto che se i conti non tornano qualcuno ne dovrebbe rispondere. Poi da un’imprenditore che fa politica certe cose lasciano perplessi se così vogliamo dire.
Sta De Padova, sempre più Don Chisciotte, con quell’aria dolce da maestra ma così impavida a me piace tantissimo.
Invece vedere assessori e capigruppo, grandi e grossi, imbarazzati nel cercare di giustificare il fatto che sono contrari ad un ordine del giorno che di fatto hanno suggerito loro, perchè babbo non vuole e mamma nemmeno, mi fa tristezza.
Il nostro bastone/pavone, gran coniglio, primo cittadino in fuga non merita commenti.
A lasciare i Piccioni a fare la parte del pavone non si fa mai bella figura.
La mia Don Chisciotte ha detto bene quale è lo spettacolo che danno ormai da tempo.
Esiste una patologia che si chiama “amnesia glutea” detta anche sindrome del sedere morto, se fossi in loro starei attenti.
Leggendo e non entrando nel merito mi viene in mente il testo che all’esame di Stato ci fu consegnato per tradure dal latino. Era un testo difficile di Aulo Gellio. Ebbene, nel mentre (dum) leggevo avevo intenzione di prelevare un pezzetto da applicare a questo articolo, pino di calore e colore. Ma, passando tanti anni, mi accorgo che, il testo di riferimento per questo articolo è non Aulo Gellio, ma Cornelio Nepote,grande storico e biografo, autore di “De viris illustribus” ricordato dallo stesso Gellio, nella sezione, l’unica che ci è giunta relativa ai grandi condottieri (“De ex excellentibus ducibus”). Il passo che mi sembra appropriato per commentare l’oggetto del la seduta è questa icastica frase, riflettendo sul fatto che la lingua latina è semplice e frontale:” Verum est quod nemo dubitat”. Più tardi tale fase divenne un lucuzione che ben si adatta oggi:” Non ignoro quod nemo dubitat”. Traduco: non ignoro ciò cui nessuno può dubitare. Pensa un po’.
Per il sig. Garufi. In realtà la frase è:
“Si verum est, quod nemo dubitat, ut populus Romanus omnes gentes virtute superarit, non est infitiandum Hannibalem tanto praestitisse ceteros imperatores …”.
(Se è vero, cosa che nessuno dubita, che il popolo romano superava in virtù tutte le genti, si deve ammettere che Annibale superò tanto gli altri generali…). Come si vede, nella frase l’espressione “Quod nemo dubitat” è un inciso.
Cornelio Nepote parla di Annibale e del suo odio per Roma.
Grazie Internet!
Più che a Cornelio Nepote la memoria nuota a Georges Weah: “è tutto un magna magna…”. Come può una farmacia essere passiva?
La Congregazione delle cause dei santi, ha annunciato che presto inizieranno le verifiche sui motivi per cui dal volto del Parcaroli scendono copiose le lacrime. Prodigio o mistificazione. Qualcuno vorrebbe dare un motivo più terreno classificandole come valvole di sfogo ogni volta che si sente stretto nella mostra del ragno. Si dice così, punto e basta. Chi invece invoca al miracolo è perché crede che solo una smisurato amore verso la congregazione a cui partecipa e da cui spesso viene completamente estraniato, provochino questo fluire di pianti apparentemente miracolosi con cui trova la forza di continuare il tortuoso percorso scelto accettando di fare il sindaco e così peccando, commettendo buona parte dei vizi capitali a cominciare dalla superbia. E poi i soliti blasfemi che non credono nella sua santità da quando ha firmato un patto di alleanza con il Supremo, quel Salvini che adesso siede alla destra del Vannacci e alla sinistra è meglio che stia attento. Probabilmente imbalsamato in uno dei suoi gessati, verrà portato a Roma per il tempo necessario per la verifica. Nessuno teme per la sua mancanza dal concistoro maceratese da cui non si capisce fino a che punto ne sia partecipe e soprattutto se ancora ha voce in capitolo specialmente in quelli in cui non riesce a mettere la parola fine, sempre osteggiato da qualche empio che non depone, a parte corone di fiori come la situazione richiederebbe, ma che come apre bocca lo farebbe piangere ma non miracolosamente. Beh, per il momento non ci resta che pregare che sia qui che a Civitanova dove c’è un altro stinco di santo, tutto vada per il peggio per loro e per il meglio per chi crede che ad di qua ci possa essere qualcosa di migliore.
… e dire che tante volte passo le ore indeciso sul da farsi, quando invece in consiglio comunale vanno in scena commedie (tragedie) strepitose, e per di più gratis!
Per Sauro Micucci:conosco bene l’intera frase e altrettanto la questione che riguarda Annibale, ne cito la fonte, infatti.Il prelievo che ne faccio, appare ovvio, riguarda invece la guerra consiliare. tanto che sono io a traslare “Non ignoro quod nemo dubitatat” che bene si adatta alla “teatralità” rappresentata argutamente nell’articolo. L’inciso è un pretesto per me. Per intenderci, :” Amicus Plato, sed magis magistra veritas”, anche da me ( traslato da ” Amicus Plato, sed magis amica veritas”.Ma gentile Micucci il nostro ricorrere ai latini ( sempre più raro) non serve. In Verità sarebbe stato meglio citare Pirandello: “Stasera si recita a soggetto”.
O il sommo Samuel Beckett: “gli stronzi si raffreddano prontamente”…