Emanuele Rossi guida il Pronto Soccorso:
«Oltre 100 accessi quotidiani ma il reparto
ha un organico coperto solo al 50%»

MACERATA - Il direttore al comando dal 2017: «Risultati eccellenti ottenuti grazie alla squadra. Come risolvere l'emergenza? Dando a chi lavora in Medicina di Urgenza gli stessi soldi dei medici delle coop»

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Emanuele Rossi, primario del Pronto soccorso dell’ospedale di Macerata

di Luca Patrassi

Anconetano di origine e di formazione universitaria e professionale, il dottor Emanuele Rossi è il direttore del Pronto Soccorso dell’ospedale di Macerata dal gennaio 2017.

Gli anni passano, alcuni problemi sono stati affrontati e risolti mentre altri si sono acuiti come la carenza di medici nei Pronto Soccorso, nota dolente su scala nazionale. «In Italia mancano 4500 medici di Pronto Soccorso e diecimila infermieri. Secondo la pianta organica teorica il Pronto Soccorso di Macerata dovrebbe avere 21 medici e il primario, in realtà ci sono 12 medici e il primario per rispondere alle attività che si svolgono negli ambulatori, nella medicina d’urgenza e nell’Obi, osservazione breve intensiva. Obbligato il ricorso ai medici gettonisti delle cooperative per il turno notturno che coprono 30 turni di 12 ore al mese. Ogni notte in servizio ci sono un medico dipendente Ast e uno delle cooperative». 

Carenza di organico e bandi di concorso che vanno quasi sempre deserti.

«La direzione generale della Ast ha attivato tutte le procedure ordinarie per colmare i vuoti in organico ma i risultati dei concorsi non hanno dato gli esiti sperati e per questo motivo anche per il futuro è prevedibile il ricorso ai medici gettonisti, medici che peraltro si sono mostrati all’altezza delle funzioni richieste».

pronto-soccorso-macerata-rossiI Pronto Soccorso non sono attrattivi, i concorsi vanno appunto quasi sempre deserti. Come se ne esce?

«Le regole del reclutamento le fa il mercato e a queste bisognerebbe attenersi. Oggi lo stipendio di un medico è molto basso in considerazione del livello di rischio, dello stress e dei carichi di lavoro. Un giovane medico del Pronto Soccorso guadagna circa 2600 euro mensili a fronte delle 8 notti e di 3 domeniche lavorate su 4 (si parla di qualcosa meno di 20 euro netti all’ora, ndr) e non ha possibilità di fare la libera professione. La soluzione nazionale che vedo è il superamento degli attuali contratti di lavoro, previsti dal Ccnl, per i medici di Pronto Soccorso e il ricorso alla contrattazione individuale parificando le retribuzioni orarie del medico dipendente a quelle del medico gettonista, diversamente la situazione di carenza di organico non si sbloccherà mai come conferma il dato delle borse di studio di specializzazione per la Medicina di Urgenza, borse non assegnate per il 50% per mancanza di richieste».

Tanti problemi, ma i risultati comunque ci sono.

«Il Pronto Soccorso di Macerata, nonostante tutti i disagi, supportato dalla dirigenza Ast che lavora di concerto con gli organismi regionali, è riuscito a superare sempre le difficoltà quotidiane, compresa la pandemia da Covid e lo ha fatto garantendo un eccellente livello assistenziale grazie al lavoro di squadra, di medici, infermieri e oss che quotidianamente, con sacrificio e senso del dovere, tutelano la salute dei cittadini. Una grande squadra, cito per tutti la mia vice che è la dottoressa Alessandra D’Alessandro, la coordinatrice Luigina Mastronardi e la vicecoordinatrice Eleonora Belelli. Un motivo di orgoglio è l’avere attivato un ambulatorio ortopedico all’interno del Pronto Soccorso, unico ospedale in tutta la regione ad avere un servizio del genere».

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Il pronto soccorso dell’ospedale di Macerata

I numeri?

«Gli accessi quotidiani oscillano tra i cento e i centodieci, il totale annuo è di circa quarantamila pazienti, siamo tornati ai livelli pre-Covid. In attesa della realizzazione del nuovo ospedale, i lavori di ristrutturazione del reparto hanno consentito di avere un ambiente più confortevole per i degenti rimanendo pur sempre un reparto ospedaliero».

Numeri importanti che portano anche a problemi di gestione, di tempi di attesa. Occorre dire che in questi ultimi anni sono diminuite di molto le voci di protesta.

«Il problema del boarding, dello stazionamento dei pazienti. Nonostante tutti gli sforzi, qualche volta l’attesa si prolunga oltre il dovuto e di questo ci scusiamo: è dovuto alla scarsità dei posti letto di area medica che è una conseguenza dell’errata programmazione dei decenni scorsi e al mancato adeguamento del dato legato all’invecchiamento della popolazione. Ora abbiamo tre posti letto per mille abitanti, andrebbero portati a cinque, almeno per avvicinarci allo standard europeo. Quanto agli accessi al Pronto Soccorso penso che i codici bianchi e verdi potrebbero essere gestiti bene nel territorio dal medico di base o dal medico di continuità assistenziale mentre ora finiscono con l’intasare i Pronto Soccorso. Il fatto infine che da qualche anno, da quando sono arrivato, si sia registrato un calo di segnalazioni all’Urp e in genere di proteste è un indicatore dell’apprezzamento della cittadinanza».

Il futuro?

«Vedere realizzato e pienamente operativo il nuovo ospedale di Macerata prima del mio pensionamento (maggio 2041). Un ospedale che possa dare la migliore sanità possibile in un mondo in continua evoluzione e con mutate esigenze legate all’invecchiamento della popolazione».

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