Il nuovo direttore Marco Ricci al lavoro all’Ast Macerata
di Luca Patrassi
Da ieri, il lombardo Marco Ricci, ultima sede di lavoro l’azienda sanitaria Rhodense dove occupava il ruolo di direttore amministrativo, è all’opera a Piediripa nel ruolo di direttore generale della Ast Macerata.
Il primo impatto con la città che la ospita quale è stato? Cosa l’ha colpita di più? «Il Maceratese è uno dei territori più belli che ho frequentato. Lo conoscevo per motivi turistici e ora che lo vivo quotidianamente lo trovo ancora più affascinante e voglio ringraziare i marchigiani per l’ospitalità con cui mi hanno accolto. Credo che la bellezza paesaggistica unita alla ricchezza storica e culturale di questi luoghi non può lasciare indifferenti: per me è stato un privilegio poter venire qui a lavorare». Il primo impatto con l’azienda che ora guida? «Ho accettato con entusiasmo la sfida di guidare l’Ast di Macerata e ringrazio per la fiducia che hanno riposto in me il presidente Acquaroli, l’assessore Saltamartini e la giunta regionale. L’Ast di Macerata è certamente una delle realtà sanitarie più importanti della Regione non solo numericamente: per citare qualche dato è composta da circa 3500 dipendenti, quattro ospedali e tre Distretti, ma anche professionalmente, poiché è formata da eccellenze che ogni giorno operano, con abnegazione e competenza, nell’assistenza ai cittadini».
Viene da una azienda sanitaria lombarda, alcune criticità sono nazionali (carenza di medici e fuga nel privato), altre forse sono tipiche di questo territorio come la moltiplicazione di servizi in strutture ospedaliere vicine. C’è un modello operativo che pensa di portare alla Ast maceratese? «Intendiamo rafforzare la prossimità dell’assistenza sanitaria erogata attraverso i nostri presidi ospedalieri e territoriali, specializzando le nostre strutture al fine di garantire una più efficace offerta sanitaria ai cittadini». Questo in generale, nel dettaglio quali sono le linee guida? «La sfida dei prossimi anni è certamente rappresentata dalla valorizzazione della Medicina territoriale. Attraverso la stratificazione della popolazione da parte dei Distretti, verrà garantito un arruolamento proattivo ed un’efficace presa in carico. Solo così saremo in grado di offrire cure più efficienti. Attraverso le Centrali operative territoriali gestiremo i setting assistenziali più appropriati per la cura delle patologie dei nostri utenti, evitando acuzie e alleggerendo quindi il carico dei Pronti Soccorso, che potranno così operare sulle emergenze. La realizzazione delle Case di Comunità, punto di primo accesso sanitario dei cittadini e degli Ospedali comunità, consentiranno ai cittadini risposte più immediate ed adeguate. Infine, grazie alle strutture territoriali e alla telemedicina, saremo in grado di offrire cure più eque per tutti, garantendo lo stesso livello di assistenza a chi sta vicino ai grandi ospedali e a chi vive in territori più isolati dell’entroterra». Si dice che i medici siano ostaggio della burocrazia, alla Ast mancano diverse figure apicali mediche. «Per quanto riguarda la squadra di governo, ho confermato il dottor Milco Coacci nel ruolo di direttore amministrativo e in giornata uscirà nell’ Albo pretorio aziendale l’atto di nomina del direttore sanitario, la dottoressa Daniela Corsi».
La foto con la chitarra utilizzata su Whtsapp
La foto su un suo profilo social la ritrae in azione con la chitarra in mano, una passione amatoriale o qualcosa di più? «Credo che la musica sia un mezzo di comunicazione molto potente anche in sanità. La foto di cui parla mi ritrae mentre suono con alcuni utenti del Centro psico-sociale (CPS) di Rho durante un concerto di beneficenza».
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Già la nomina appena fatta la dice lunga su quello che conta. Già non bastava Saltamartini che una coda era assolutamente necessaria. Servirà se ben robusta a mantenere l’equilibri tra la riforma sulla applicazione della chiamatela come vi pare nuova riforma sanitaria ad alta genialità uscita dalla Regione e il nulla di fatto con l’effettiva necessità dei marchigiani che della sanità pubblica hanno bisogno.Leggo di sfide per i prossimi anni, spero che a farle saranno persone che sanno di che parlano, che l’abbiano vissute in prima persona e soprattutto che non siano manager ad occuparsene tenendo conto che tutto serve adesso e subito e non ad ogni morte di Papa.