La facoltà di corso Garibaldi occupata
«Oggi usciamo dalle aule forti di aver mostrato alla comunità studentesca e alla cittadinanza che è possibile e necessario infrangere le regole. Ci auspichiamo che altre reali pratiche di lotta vengano messe in campo dagli studenti e le studentesse nelle università italiane, assicuriamo inoltre che la nostra mobilitazione a fianco della resistenza palestinese non finisce qua».
Sono gli studenti del collettivo studentesco Depangher di Unimc, che oggi hanno chiuso la due giorni di occupazione della facoltà di Filosofia. Un’iniziativa iniziata con il corteo in centro di giovedì e finita appunto con l’occupazione delle aule. Al centro della protesta il conflitto in Palestina, più precisamente gli studenti chiedono all’università di interrompere qualsiasi rapporto con un ateneo israeliano.
«Prima di prenderci il tempo per trovare le giuste parole ed i giusti modi per analizzare e raccontare questa due giorni di occupazione e mobilitazione, ci sembra doveroso dire alcune cose – dicono gli studenti – Continuiamo a chiedere la cessazione di ogni rapporto tra l’Unimc e l’istituto israeliano Ono Academic College, richiesta che l’università continua ad ignorare, in un imbarazzante silenzio, nonostante la più grande mobilitazione che gli studenti e le studentesse di questa città hanno messo in campo negli ultimi 10 anni. Rivendichiamo con forza la determinazione con cui si è deciso di occupare la facoltà di Filosofia in solidarietà alla resistenza Palestinese, di fronte al genocidio messo in atto dallo stato Israeliano interrompere la vita accademica della nostra università ci sembrava il minimo da fare. La nostra è stata un’occupazione reale che ha visto gli studenti e le studentesse gestire l’università per due giorni e due notti, un’occupazione legittimata esclusivamente dall’autorganizzazione dal basso. Un’occupazione radicale che si è mossa fuori dalla sterile e facile retorica pacifista. Al nostro ingresso in università abbiamo dichiarato che ci saremmo presi la facoltà di Filosofia per 2 giorni e così è stato».
(foto di Fabio Falcioni)
Il rettore John McCourt nella facoltà occupata
Di fronte al nulla, l'Università non può che rispondere con il silenzio.
Marco Corsi Per capire il nulla sarebbe...
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Ma che c’entra l’università con la guerra? La cultura è sovranazionale e ideale per giungere alla pace. Che fine hanno fatto i pacifisti di ieri?
Una cosa l’avete certamente dimostrata che come in passato una forte protesta può partire dalle università.
sono Gloria, ho lasciato la patente sul tavolo accanto alla frutta
L’ITALIA è uno dei Paesi Occidentali dove è possibile manifestare anche contro i suoi valori ed ambiguamente tacendo a favore di tanti altri paesi dove non solo non esiste tale libertà ma si viene incarcerati ed uccisi come in IRAN ed altre teocrazie islamiche oltre alla CINA COMUNISTA. Ma la libertà di manifestare di una minoranza non può oltrepassare i limiti legali e ledere i diritti di altri studenti come avvenuto con l’occupazione per due giorni della facoltà universitaria: non esiste alcuna autolegittimazione.
…e questi saranno i nuovi laureati, dirigenti, professori e quant’altro di domani!!? Occupate, laureandi, occupate, qualcosa rimarrà…appunto, qualcosa!!! gv
Per il sig. Castellucci. Manifestare è lecito, impedire che le lezioni abbiano corso no, anzi è interruzione di pubblico servizio e pertanto gli occupanti dovrebbero essere fatti uscire con la forza pubblica.
Deficienti…. speriamo proprio che non sia questi la classe dirigente futura dell’Italia
Per il sig. Schiaffi. Invece saranno proprio loro, figli di papà. Coloro che nel ’68 facevano i fricchettoni o i figli dei fiori o o gli extraparlamentari di sinistra dopo la laurea sono entrati in banca o altrove come dirigenti.
“Invece in Occidente i governanti considerano i cittadini un peso, una fonte di problemi e di anidride carbonica di cui si potrebbe fare a meno.”