Chiusura punto nascite, ricorsi bocciati
anche dal Consiglio di Stato
«Una sconfitta di tutti»

SAN SEVERINO - Dopo il Tar è arrivata la sentenza definitiva sul procedimento avviato da Comune e Comitato. Il sindaco Piermattei: «Questa pronuncia dei giudici mina un diritto fondamentale che viene riconosciuto dalla nostra Costituzione: il diritto alla salute»

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Gli avvocati Marco Massei e Stefano Filippetti con il sindaco Rosa Piermattei

La terza sezione del Consiglio di Stato, presieduta dal giudice Stefania Santoleri, ha definitivamente respinto, dopo averli riuniti e aver compensato le spese di lite, i ricorsi presentati dal Comune di San Severino e dal Comitato per la difesa e la tutela dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio” contro la chiusura del Punto nascite. A rappresentare in aula l’ente è stato l’avvocato Marco Massei, per il Comitato è intervenuto invece l’avvocato Stefano Filippetti. La sentenza, pubblicata in data 25 maggio, è stata pronunciata dai giudici dopo la riunione del 18 maggio scorso che ha visto davanti ai magistrati amministrativi, come controparti, l’Asur Marche, rappresentata dagli avvocati Marisa Barattini e Massimo Colarizi, e la Regione Marche, rappresentata dall’avvocato Laura Simoncini. Tra le controparti chiamate in causa dal Comune anche il ministero della Salute.

Come riportato nella sentenza a supporto della domanda di annullamento le parti ricorrenti hanno posto questioni in merito all’eccezione di incompetenza dell’Asur all’adozione dei provvedimenti di chiusura del Punto nascite, hanno osservato che la chiusura della struttura non è stata bilanciata dall’attivazione dei sistemi di trasporto neonatale e di trasporto materno così come non sia stata prevista l’istituzione di una guardia medica ginecologica e pediatrica e denunciato la violazione della disciplina statutaria in merito alla competenza del Consiglio Regionale ad adottare piani e programmi di settore, la violazione delle norme costituzionali a tutela del diritto alla salute, l’eccesso di potere per carenza di motivazione e di istruttoria, la mancata tutela dei territori di montagna, la mancata partecipazione delle collettività di riferimento, la violazione della legge regionale 22/1998 in materia di tutela della donna gestante, l’illogicità della scelta in riferimento ai dati statistici considerati (numero di parti), alla collocazione geografica della struttura soppressa (sita in zona montana e molto distante dal più vicino ospedale di Macerata), alle condizioni viarie poste a suo servizio (il collegamento capoluogo frazioni è costituito da strade impervie di montagna). Elementi di cui i giudici non hanno tenuto conto respingendo i due distinti ricorsi. Con sentenza 330 del 2022 anche il Tar aveva respinto altri due ricorsi presentati da Comune e Comitato. L’appello al Consiglio di Stato ha segnato l’ultimo grado di giurisdizione sulla vicenda.

«Auspicavamo una decisione completamente diversa – commenta il sindaco Piermattei– Si tratta di una sconfitta di tutti perché questa pronuncia dei giudici mina un diritto fondamentale che viene riconosciuto dalla nostra Costituzione: il diritto alla salute. Il rammarico è che una decisione di un organo di legittimità come il Consiglio di Stato, peraltro intervenuta dopo sette anni, si sia basata essenzialmente su una constatazione, a posteriori, da cui risulta che tutto sommato la organizzazione ha retto e non è accaduto nulla di grave anche durante il Covid. Il Consiglio di Stato, invece, avrebbe dovuto decidere sulla illegittimità dell’atto di allora, del 2016, e non verificare la situazione attuale che, dopo sette anni, ha modificato i vizi originari».

 

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