L’ex deputata Irene Manzi
L’idea di un patto generazionale per il Pd Marche, proposta ieri dall’ex rettore Unicam Fulvio Esposito, trova l’approvazione della deputata dem Irene Manzi. «“La politica delle idee ha una forza mite e sorridente “. Leggendo le parole di Fulvio Esposito – scrive – mi viene in mente questa bella frase di David Sassoli letta pochi giorni fa. Perché la forza delle idee non ha bisogno di atteggiamenti muscolari per farsi largo ed affermarsi, ma di uno stile e di contenuti efficaci e profondi. Qualunque sia la mozione congressuale nazionale a cui aderiamo, le sollecitazioni poste da Fulvio – con cui ho avuto l’onore e l’opportunità di condividere la scorsa campagna elettorale e che, iscrivendosi nei mesi scorsi, ha voluto aderire al progetto politico del Pd – individuano i temi su cui il Partito Democratico sta provando ad interrogarsi e su cui si confronterà anche il prossimo sabato nel corso dell’assemblea nazionale. La via che vuole intraprendere, il programma che vuole attuare, le idee che devono caratterizzarlo in modo chiaro ed efficace. Senza subalternità rispetto al tema delle alleanze, ma puntando a mettere a fuoco il proprio progetto».
Manzi sottolinea in particolare la situazione del partito nelle Marche: «Un tema che vale ancora di più rispetto al difficile percorso che sta attraversando il partito regionale delle Marche. Una vicenda che mi ha riguardata anche personalmente nei mesi scorsi, ma rispetto alla quale abbiamo assistito in questi giorni a dichiarazioni fondate su una contrapposizione impostata sul “nuovismo” che caratterizza da tempo il nostro partito. Una ricerca del nuovo che, negli anni, non ha prodotto sorti felici per il nostro partito». La deputata fa riferimento a quando, a marzo, indicata dal partito, si era fatta da parte per la segreteria del Pd Marche, dopo la candidatura per lo stesso ruolo di Manuela Bora.
«Penso – continua – come ricorda lo stesso Fulvio, che in questo momento sia proprio un “patto generazionale” quello che deve caratterizzare il percorso che ci apprestiamo ad intraprendere. Un patto che coinvolga chi ha incarichi istituzionali e chi non li ha, le generazioni più mature e quelle più giovani che – nelle scorse settimane – hanno generosamente e orgogliosamente offerto uno spunto di confronto interessante e costruttivo su cui dibattere. In cui chi ha più esperienza, non solo politica ma anche civile e sociale, provi a metterla a disposizione per far crescere una nuova classe dirigente per il Partito Democratico. Un percorso, aperto a tutti, che punti a costruire. Attento alla vita dei circoli e pronto ad avviare una profonda riorganizzazione degli stessi, capace di parlare con le comunità locali, in grado di renderle protagoniste della vita politica. Un partito che faccia tesoro degli errori fatti ma che superi le contrapposizioni che trasciniamo dalle elezioni regionali del 2020, che smetta di guardare al proprio futuro con l’occhio rivolto solo al passato. Dobbiamo aprirci ad un progetto inclusivo e di costruzione di una prospettiva di centro sinistra per il futuro della regione Marche. Non è questione di giovani o meno giovani. Si tratta di fidarsi gli uni degli altri, come il messaggio di Fulvio prova a suggerirci. Solo se il congresso regionale sarà ispirato da un patto reciproco tra generazioni e non da una semplice conta tra gruppi dirigenti saremo finalmente in grado di costruire consapevolmente un nuovo Pd per le Marche».
(redazione CM)
Dobbiamo partire dai contenuti delle mozioni NO dai nominati. Questo modo di gestire un partito sta distruggendo il partito, bisogna non dimenticare i danni creati da Renzi. Le primarie solo per gli iscritti
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Fidarsi gli uni degli altri… Così facendo, la politica a che servirebbe? Certo varrebbe la pena solo per non rivedere un altro Renzi, ma sapere che ancora c’è questo e in più ci metterei il grande politico civitanovese, no, non il sindaco che quello spera sempre ci sia bonaccia che tanto bravo come nuotatore forse poverino neanche lo sarà, ma quell’altro, fine pensatore, che sparisce e poi ricompare, un ectoplasma al servizio oramai di chiunque avendo perso la fede sostituita con un anello di fidanzamento che porta orgogliosamente al naso.