Il pescatore in lotta coi delfini:
«Mangiano i pesci dalle nostre reti,
siamo in grande difficoltà»

CIVITANOVA - Massimo Canuti, licenza per la piccola pesca, quella entro le tre miglia, è uno dei pochi "artigiani" rimasti in attività nel porto e ogni giorno deve affrontare il problema di ritrovarsi con metà del pescato: «I piccoli hanno imparato dai vecchi così il numero di questi cetacei che mangiano nelle reti cresce a dismisura. E' diventata una lotta proprio impari»

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Massimo-Canuti

Massimo Canuti

 

di Franco De Marco

Tutte le mattina all’alba, quando getta le reti in mare, Massimo Canuti, 50 anni, appassionato pescatore civitanovese, da 30 anni in mare, ha un nemico da combattere: i delfini. Spesso vincono loro e lo lasciano solo con tre quattro sogliole e qualche seppia. Qualche altra volta però è lui che esce vincitore di questa quotidiana lotta tra l’uomo e il mare. I delfini sono diventati un grosso problema per chi con la pesca, la piccola pesca in particolare, lavora, fatica e vive. Se nell’epica de “Il vecchio e il mare”, il celebre racconto di Ernest Hemingway, dove un vecchio pescatore riesce a pescare il pesce più grande della sua vita, un gigantesco marlin, ma gli squali glielo spolpano tutto prima tanto che rientra a terra solo con un’enorme lisca, a Massimo Caputi, e agli altri pescatori come lui, capita di tornare a terra con un pugno di pesci che non consentono neppure lontanamente di rientrare dei costi. Tutta colpa dei delfini diventati grandi predatori di fauna marina di piccolo taglio.

Massimo Canuti, licenza per la piccola pesca, quella entro le tre miglia, è uno dei pochi pescatori “artigiani” rimasti in attività nel porto di Civitanova. Lo trovi tutte le mattine presto sulla banchina del molo nord a pulire e a mettere a posto le reti della sua barca dopo aver preparato il pesce per la vendita. Una vita di duro lavoro e di sacrifici alla quale gli anziani pescatori hanno rinunciato da tempo. Lavoro che spesso però viene vanificato dai signori delfini i quali, anche se giocherelloni e simpatici soprattutto ai bambini, rompono le reti e si mangiano il pesce destinato alla vendita.

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Delfini a Civitanova

La presenza dei delfini negli ultimi anni si è enormemente intensificata anche nel mare civitanovese. Infatti non è raro vederli, anche durante l’estate appena trascorsa, a pochi metri dalla riva vicinissimi a chi fa il bagno. Uno spettacolo emozionante osservarli. Ma a Massimo Canuti, e a tutti coloro che vivono di piccola pesca, i delfini stanno sullo stomaco.

«I delfini anche nel nostro mare – spiega Massimo Canuti a Cronache Maceratesi – ci sono sempre stati. Ma negli ultimi 10 anni la loro presenza è notevolmente aumentata probabilmente per effetto del riscaldamento delle acque. Loro cercano il cibo ed hanno imparato, col passare del tempo, che è molto più facile mangiare i pesci che finiscono nella rete piuttosto che andare a catturarli in mare aperto. E i piccoli delfini imparano dai vecchi così il numero di questi cetacei che mangiano nelle reti cresce a dismisura. In questo senso si sono evoluti».

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Un altro delfino immortalato dal molo di Civitanova

«Ormai – continua Massimo Canuti – è diventata una lotta impari. Io li vedo, i delfini, nuotare sotto la mia barca, li filmo pure, ma poi, quando vado a tirar su la rete mi rendo conto che si sono mangiati gran parte del pesce frutto del mio lavoro. E’ una perdita gravissima. Siamo in grande difficoltà. Sì, è diventata una lotta proprio impari». Gli operatori della piccola pesca hanno anche scoperto che ci sono giornate in cui i delfini sono più voraci e in altre meno.

«Soprattutto nel fine settimana, venerdì, sabato e domenica, è meglio che in mare non ci andiamo. – racconta amareggiato Massimo Canuti – Perché? Ringraziando Iddio quando in mare ci sono i pescherecci di più grande dimensione, che fanno un tipo di pesca diverso dal nostro, i delfini li seguono e nella loro scia trovano da mangiare. Così lasciano perdere le imbarcazioni della piccola pesca che non possono superare le tre miglia. Ma quando i pescherecci stanno fermi, appunto nel fine settimana, ecco che concentrano la loro attenzione sulle nostre piccole barche». Ma quanto mangiano questi delfini?

«Se senza la loro presenza – è sempre Massimo Canuti a raccontare -, faccio un esempio, potremmo prendere dieci chili di sogliole, con loro in azione ne rimangono anche quattro o cinque. Capito? A Civitanova, di barche che si dedicano alla piccola pesca, sono rimaste poche, cinque o sei». Questo tipo di pesca, dunque, anche per colpa dei delfini, oltre che del depauperamento della fauna ittica, dell’alto costo del carburante e di un mancato ricambio generazionale, rischia di finire. Eppure il pesce immesso sul mercato da queste imbarcazioni è quello più fresco, letteralmente vivo, buono, di piccola taglia, tipico dell’Adriatico, e meriterebbe la protezione dell’Unesco. È il “nostro” pesce. Ma i delfini bulimici se lo stanno portando via tutto. Massimo Canuti, persona appassionata del suo lavoro («Ho imparato da mio padre»), di recente era balzato agli onori della cronaca perché, durante una battura di pesca, pensate un po’, s’era accorto che in acqua era finito un cerbiatto in grande difficoltà. Lui, con gesto di encomiabile generosità, invece l’ha portato in salvo e restituito alla terraferma. Delfini e cerbiatti, il mare di una volta non c’è più.

Bagno in mare con i delfini (Video)

In sup col…delfino

Il salto del delfino (Video)

A pesca di…delfini (FOTO)

Un cerbiatto in mezzo al mare (Video)

Si affaccia dalla finestra e vede un delfino spiaggiato sull’arenile



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