«Mia figlia e i suoi amici minacciati
con un coltello in corso Umberto I»

CIVITANOVA - La ragazza era in gruppo a mangiare un panino su una panchina, quando si sono avvicinati due coetanei che cercavano una sigaretta. Il gruppetto è stato costretto a scappare e ha allertato il 112. Lo sfogo della mamma della giovane: «E' questa la città in cui vogliamo vivere? Dopo questa estate di follia e morte, credo sia ora di fare qualcosa»

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Corso Umberto I

 

«Una tranquilla domenica di fine agosto potrebbe trasformarsi per chiunque in una domenica drammatica, una domenica di dolore, te ne rendi conto quando tua figlia al suo risveglio ti racconta, che con il suo gruppo di amici è stata minacciata da due coetanei muniti di un lungo coltello ed è dovuta scappare per porsi in salvo». E’ il racconto di Arianna Marcucci, che denuncia quanto successo stanotte a Civitanova a sua figlia. La ragazza, 21 anni, era con altri cinque amici su una panchina di corso Umberto I. Erano circa le tre e stavano mangiando un kebab. All’improvviso si sono avvicinati due ragazzi, verosimilmente coetanei, che hanno chiesto al gruppo una sigaretta. Nessuno del gruppo però l’aveva. Uno si è anche offerto di trovargliela, e c’è riuscito. I due però non erano comunque contenti e all’improvviso hanno tirato fuori un coltellaccio minacciando le ragazze e i ragazzi presenti. Il gruppetto a quel punto non ha potuto far altro che scappare verso le auto e chiamare il 112. Alle forze dell’ordine è stata fornita una descrizione sia di quanto accaduto, sia dei due. Gli accertamenti sono in corso.

Ovviamente stamattina la ragazza ha raccontato ogni cosa alla madre. «Al racconto – prosegue Marcucci – ti si palesano davanti, tutti i possibili scenari alternativi a quello reale, ti arrabbi, vorresti reagire, ti assicuri che sia stata sporta una regolare denuncia, ti scoraggi, ma alla fine ti domandi perché, perché un tale disagio, perché debbo vivere in una città insicura; violenta. Forse qualcuno potrà obiettare dicendo che, se “te la cerchi” o se vai in posti strani, alla fine qualche rischio lo corri, niente di tutto questo: una nottata tranquilla in pieno centro lungo corso Umberto, tra amici che volevano mangiare solo un panino. Ora mi domando: è questa la città in cui vogliamo vivere? La città in cui vogliamo crescere i nostri figli? Giro per Civitanova e ho la percezione di non essere più sicura, di non vivere più nei miei luoghi».

«Dopo questa estate di follia e morte, credo sia ora di fare qualcosa – aggiunge la donna, facendo riferimento ai due omicidi che hanno sconvolto la città quest’estate – Tutti, genitori, amministratori, forze dell’ordine, parrocchie, scuole ognuno insomma, uniti per riprenderci i nostri spazi e limitare il dilagare della malvivenza. Pretendere una città sicura con un’alta qualità della vita non è un sogno, non è impossibile, bisogna fare tutti qualcosa, collaborare, senza chiudere gli occhi davanti ai fiumi di droga, davanti alle orde di ragazzi che si azzuffano, davanti alle fragilità dei nostri figli, davanti ai tanti crescenti comportamenti antisociali. Credo sia di tutti il desiderio di finire alla ribalta della cronaca nazionale per fatti piacevoli e non per fatti di cronaca nera. Credo sia il momento di riflettere, di agire, di migliorare la nostra città».

(Redazione Cm)



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