di Luca Patrassi
Francesco Adornato si avvia a chiudere il quinto anno da rettore. Quali sono le immagini salienti del suo percorso alla guida di Unimc?
«Tra le tante, all’inaugurazione del mio primo anno accademico, quella della giudice della Corte Suprema, Sonia Sotomayor, davanti alla quale ha giurato la vice presidente degli Stati Uniti, Kamala Harris. Aggiungo l’emozionante presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per i 730 anni del nostro ateneo. Ad uno sguardo immediato verrebbero subito in mente il terremoto, l’orrore emerso dall’omicidio di Pamela e il successivo raid di stampo razzista e, più in generale, il Covid-19. Tuttavia, l’ateneo, pur davanti a queste circostanze, non ha mai smarrito l’ostinata fiducia nel futuro e, ancora oggi, preferisco ricordare i segni più positivi e significativi del nostro percorso».
La nomina di Giovanni Legnini a commissario per la ricostruzione ha fatto finalmente prima partire e poi decollare la ricostruzione post sisma. Quali gli effetti per l’ateneo?
«Una nomina provvidenziale per il territorio colpito dal sisma, specialmente rispetto al precedente immobilismo. Penso soprattutto, e non solo, alle ordinanze in deroga che hanno velocizzato le procedure di ricostruzione. Il presidente Legnini è persona molto competente, equilibrata e colta, con uno sguardo complessivo e di sistema. L’Ateneo di Macerata potrà portare a conclusivo compimento il ripristino di edifici di straordinario significato materiale e simbolico al tempo stesso, come l’aula magna e l’antica biblioteca e l’intero Dipartimento di Giurisprudenza. Alla fine, consegneremo agli studenti e alla città ambienti di studio e di lavoro all’altezza dei livelli delle migliori università europee, intervenendo anche nella qualità e nella bellezza degli spazi. Investiremo in strutture sportive adeguate, costruendo una “cittadella dello sport” a cui dovrebbe corrispondere l’avvio di una nuova governance in materia sportiva».
Il rettore Francesco Adornato alla mensa degli studenti
Ha preso un ateneo che era tornato a crescere ed ora l’accelerazione è costante, nonostante la pandemia. Quali le motivazioni, secondo lei?
«Una visione del futuro che mi ha sempre accompagnato e verso la quale, ribadisco, ho un’ostinata fiducia. Nulla è più necessario di un’idea strategica che guidi il percorso di un ateneo. Si possono avere tutte le risorse finanziarie, gli alloggi possibili e quant’altro, ma, senza una visione, un ateneo sarebbe, parafrasando le Scritture, “un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna”. Alla visione del futuro, inoltre, abbiamo sempre accompagnato la cura degli studenti, che rappresentano per me i protagonisti principali dell’Università e verso i quali c’è un impegno totale, sia formativo che amministrativo, un’attenzione ribadita anche nei nostri incontri a mensa, che creano un ambiente ancora più colloquiale».
Ha avuto scontri anche aspri con le sigle sindacali interne. È un problema di difesa di privilegi e c’è anche qualche problema con il personale?
«Tutta la mia storia personale e politica testimonia la mia vicinanza alle forze sindacali. In ateneo, è emersa, in alcune circostanze del confronto, l’esigenza di riposizionare i rispettivi ruoli: meno automatici e più rispettosi delle reciproche responsabilità».
Studenti in primo piano, didattica ed anche iniziative legate al tempo libero. C’è un’azione della quale va orgoglioso?
«”Non c’è nessun vanto nel seguire la propria natura”, ricordava il preside di quand’ero studente al liceo. In tutti questi decenni maceratesi ho messo impegno e passione, senso del dovere e attaccamento all’Ateneo e a Macerata. Segnalerei gli antesignani percorsi di internazionalizzazione da quand’ero preside della Facoltà di Scienze Politiche».
Dopo anni di contrasto con la vecchia giunta comunale, ora sembra tornato il sereno. Rapporti cordiali solo dialettici o qualche progetto rimasto in sospeso sta arrivando a definizione?
«Intanto, non è poco dialogare con un sindaco gentile e non aggressivo, attento e non ostile. Finora abbiamo trovato sempre ascolto e autentica consapevolezza del ruolo dell’ateneo in città».
Manca solo un anno alla scadenza del suo mandato e all’elezione del nuovo. Si notano già alcuni riposizionamenti all’interno dei Dipartimenti storici. Ha sentore di qualcosa, aspettative? Le piacerebbe che il suo testimone venga raccolto da qualcuno della sua squadra di governo?
«Quasi un anno e mezzo. Resterò, infatti, in carica fino al 31 ottobre 2022. Non spetta a me decidere sulla prossima figura apicale dell’Università di Macerata, ma certo non sfuggono, date le dimensioni dell’Ateneo stesso e della città, abboccamenti, primi approcci. Naturale, certo, purché non propongano percorsi e figure che vadano all’indietro all’indietro».
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso ottobre a Unimc per l’inaugurazione dell’anno accademico
A proposito di governo e di vertici delle istituzioni, il Presidente della Repubblica, a Macerata per la scorsa inaugurazione dell’anno accademico, l’ha nominata Grande Ufficiale, riconoscimento che le sarà consegnato domani 2 giugno allo Sferisterio. Un riconoscimento all’uomo, al rettore, ad un percorso?
«L’articolo 1 della Costituzione recita significativamente: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ebbene, anche i miei genitori, un contadino e una raccoglitrice di olive, hanno contribuito con il loro lavoro a rafforzarne ulteriormente le fondamenta. L’articolo 34, poi, ribadisce che “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Se così è avvenuto per me, si tratta di un percorso lungo di fatica e sacrifici in coerenza con questo principio e che trova oggi, con l’onorificenza, il suo riconoscimento».
È rettore da cinque anni, professore di Unimc da decenni, conosce la città e il suo territorio negli aspetti più nascosti. C’è un luogo o un personaggio, anche storico, che più secondo lei la simboleggia?
«Nei tre decenni di vita maceratese, a lungo solitaria, ho molto riflettuto sulla città, spesso osservandola come la piccola fiammiferaia della favola di Andersen. I luoghi che più la simboleggiano sono innanzitutto l’Università e lo Sferisterio, ovvero la dimensione globale pur stando infissi nel territorio. Dei personaggi, come non sottolineare la figura da secoli antesignana dell’interculturalità, Padre Matteo Ricci? Dei contemporanei, vorrei ricordare in particolare Remo Pagnanelli e Stefano Scodanibbio, due facce dello stesso “genius loci”».
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Adornato, l’Università che sarà: “Piedi per terra guardando al futuro”
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Da laureata unimc e da maceratese ho posto l’ ateneo sempre in un posto nel cuore. Vederlo crescere e affermarsi come punto fermo anche in tempi bui come quelli che stiamo attraversando è stato rassicurante. Per il prof. Adornato un riconoscimento che merita e che fa bene alla comunità. Come dice lui, speriamo si vada sempre avanti e non si arretra mai nella visione strategica del futuro; ma, come sottolinea, il suo mandato durerà ancora del tempo e immagino porterà ulteriori frutti. Congratulazioni Professore.
Leggo che anche in questo caso il buon Carancini e i suoi accoliti hanno lasciato un segno indelebile.
Congratulazioni al sig. Adornato per la nomina di Grande Ufficiale
ἡ ἀτιμία φιλοσοφίᾳ διὰ ταῦτα προσπέπτωκεν, ὃ καὶ πρότερον εἴπομεν, ὅτι οὐ κατ’ ἀξίαν αὐτῆς ἅπτονται· οὐ γὰρ νόθους ἔδει ἅπτεσθαι, ἀλλὰ γνησίους.
Complimenti, prof. Adornato, un riconoscimento più che meritato, non solo per il continuo rafforzamento dell’ateneo ma anche per l’aiuto dato alla città nell’ultimo decennio, nonostante la costante e ottusa ostilità delle ultime amministrazioni di centrosinistra.